biblioteche, roma, libri, cd, dvd, prestito, consultazione, autori, editori, scuole, lettura, multicutura, multietnica, internet, wifi, biblioteche roma, biblioteche comune di roma

Lo stato sociale di Hitler : rapina, guerra razziale e nazionalsocialismo

Aly, Götz

Giulio Einaudi editore 2007

Valuta questo titolo

Il nazionalsocialismo fu una dittatura implacabile con le popolazioni sottomesse ma compassionevole e compiacente verso il popolo tedesco. La sua principale preoccupazione fu alimentare il consenso della nazione tedesca, con politiche che oggi definiremmo di welfare state. Programmi di sostegno ai più deboli, sovvenzioni per le famiglie dei combattenti, reti di sicurezza sociale. [...]
  • Lo trovi in
  • Scheda
  • Commenti
  • Chi ha letto questo ha letto anche...
  • Forse ti può interessare
Se vuoi inserire un commento a questo documento o indicare con un voto da 1 a 5 la tua preferenza inserisci il tuo codice utente e la tua password dal pulsante Accedi in alto a destra.
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
  • 7 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento

    Marco Ferri

    Cambia il tuo avatar
    27/01/2020
      

    Chi non vuol parlare dei vantaggi per i tedeschi farebbe meglio a tacere sull’olocausto.

    Götz Aly scolpisce questa frase lapidaria alla fine di questo libro importante, documentato, implacabile. "Chi non vuol parlare dei vantaggi che ne trassero milioni di semplici tedeschi farebbe meglio a tacere sul nazionalsocialismo e sull' olocausto". La tesi è chiara: l’imperialismo di rapina nazista teneva in salute l’economia tedesca, l’antisemitismo era un modo per depredare di ogni bene gli ebrei in Europa e finanziare la guerra. “Alla fine restano da fare due evidenti constatazioni: innanzi tutto almeno due terzi delle entrate belliche tedesche furono prelevate dalle risorse straniere e dalle “razze esterne”; in secondo luogo il terzo fu spartito in Germania in modo estremamente differenziato fra i ceti sociali, un terzo dei contribuenti sopportavano più di due terzi degli oneri di guerra che gravarono sui cittadini tedeschi, mentre la grande maggioranza si partì il resto.” (Cfr. pag.327). Dunque, il nazismo tutelava il tenore di vita dei tedeschi, a scapito di tutti gli altri popoli, sottomessi. E schiavizzati. “Nell’agosto del 1942, - direttamente - dopo una visita al quartier generale di Hitler, il commissario per l’Ucraina, Gualeiter Erich Koch, - cacciò in testa - ai suoi collaboratori : - Supponiamo che questo popolo (gli ucraini) lavori dieci ore al giorni. Ebbene, otto di queste ore dovrà lavorarle per noi. E bando a ogni considerazione sentimentale.” (Cfr. pag. 343). In queso libro, la descrizione dei meccanismi economici, finanziari, fiscali adottati dal Terzo Reich squarcia il velo della retorica. “La risposta che offro alla domanda ‘Come è potuto accadere?’ rifiuta la nazional-pedagogica riduzione dell’accaduto a pochi e semplicistici concetti antifascisti. [...] ”D'altra parte appare decisamente necessario guardare alla dominazione nazista per quello che di fatto fu, e cioè una forma di socialismo nazionale, anche per vanificare l'abitudine invalsa di proiettare le colpe - un fenomeno cui assistiamo di continuo - su poche, singole persone o su gruppi esattamente circoscritti: a volte bollati come principali responsabili il dittatore pazzo, addirittura malato, asseritamente carismatico, assieme ai suoi paladini." (Cfr. pag.34). Si tratta invece di una ideologia, una politica, una metodologia, un tecnica. “La tecnica adottata dalla Germania fin dal 1938 di finanziare la guerra mediante la trasformazione, imposta dallo stato, di patrimoni privati in prestiti di guerra è stata ignorata da coloro che si sono occupati dell’arianizzazione sotto il profilo giuridico, morale o storiografico. Così facendo hanno però i fatto assecondato la volontà della direzione politica tedesca di allora, la quale tentò di far passare sotto silenzio l’utilità materiale della rapina. Vietò che si parlasse della coatta trasformazione di valori patrimoniali ebraici in presiti di gurrra, mantenne il segreto su quanto ne ricavò, e mirò, con la propaganda, a far guardare alla persecuzione degli ebrei come una questione puramente ideologica.” (Cfr. pag. 317). Questo mio commento è stato scritto il 27 gennaio 2020, Giorno della Memoria. E mi sembra un modo per dire: non dimentichiamo le vittime, ma neppure i carnefici. Perché le ragioni degli uni e le logiche perverse degli altri sono ancora nel nostro presente.
    Hai trovato utile questo commento? SI NO   |   Segnala come inappropriato