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L'estate che perdemmo Dio

Postorino, Rosella

Giulio Einaudi editore 2009

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Salvatore Silvestro, il padre. Laura, la madre. Margherita, la figlia più piccola. E Caterina, la figlia maggiore. Nella mente di Caterina ormai dodicenne continua a risuonare l'urlo della zia, quella notte di tre anni fa giù a Nacamarina. L'urlo che annunciava il 'focu', la sciagura. Dopo quella notte, per salvarsi, la famiglia Silvestre è dovuta fuggire. In Altitalia. [...]
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  • 2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento

    Dario Snaidero

    10/02/2024   

    Il coraggio di fuggire

    Salvatore, Laura e le figlie, Caterina e Margherita sono i protagonisti di questo libro, fantasioso e irriverente. La famiglia è costretta a trasferirsi al Nord dalla Calabria. È una famiglia come tante altre, eppure è segnata da due omicidi. L’autrice usando una scrittura complessa, a tratti spigolosa, piena di subordinate, perfino con la principale a fine frase, come nel latino, si concentra, per prima, su Caterina, la figlia maggiore, bambina all’inizio e adolescente alla fine della storia. Poi su Laura, la madre, che costringe Salvatore ad abbandonare Nacamarina perché non vuole restare vedova e lasciare orfane le figlie. La domanda che pone l’autrice, con quel titolo provocatorio e graffiante, è: chi è la famiglia? Per Caterina è zio Saro e le figlie di Antonio, le sue cuginette. Per Salvatore è Antonio che ha sposato la sorella e gli ha dato un lavoro. Per Laura, invece, la famiglia sono loro quattro. L’autrice la descrive, la analizza, la viviseziona, perfino, con un linguaggio duro, crudele il più delle volte. Obbliga Caterina, che pretende, e a buon diritto, di essere felice, ad abbandonare i nonni, i cugini, le proprie radici. Ma, a un certo punto, Salvatore scende a Nacamarina, da Recanto, in Altitalia, per il funerale di Antonio, morto sparato nelle braccia della figlia. Salvatore, è convinto che la sua famiglia si trovi nel piccolo paese della Calabria, affacciato sul mare, salvo scoprire di essere stato l’unico coraggioso proprio perché è fuggito. Con commozione ho letto la scena del ritorno di Salvatore a Recanto. Appena lo vede scendere dal treno, Laura abbandona le figlie sulla banchina e gli corre incontro, e si baciano, si abbracciano, si stritolano quasi. Perché sono vivi. Il bambino, o la bambina, la terza, quindi, che alla fine del libro i genitori annunciano a Caterina e Margherita è il vero prezzo della loro fuga. L’autrice ha avuto il coraggio di usare una scrittura densa, costringendomi a una attenzione continua, a volte ho dovuto leggerla due volte. Eppure, è una scrittura essenziale, per niente barocca, priva di fronzoli. Non si legge tutta d’un fiato ma, girata l’ultima pagina e chiuso il libro, ho provato l’emozione di un lavoro ben fatto.
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  • 2 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento
    24/04/2021   

    Avevo letto della Postorino "Le assaggiatrici" e mi era molto piaciuta sia la storia che la qualità della scrittura. Questo nuovo libro non mi ha molto preso anche se come nel precedente la modalità letteraria è eccellente, le parole scelte con cura ... riproverò a leggerlo, vale sicuramente la pena.
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  • 2 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento
    08/04/2021
      

    Adoro questa scrittrice e il suo stile, scorrevole ma carico di significati e di importanza. Le parole sono scelte con cura per descrivere al meglio le emozioni e i sentimenti dei protagonisti. Bellissimo!
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  • 11 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento

    Daniela Bertoglio

    21/11/2020
      

    Ricominciare, altrove.

    Secondo romanzo Di Rosella Postorino, racconta le vicende di una famiglia (padre, madre e due bambine, Caterina e Margherita) che, a seguito di una non meglio precisata tragedia (poi si scoprirà che è l'inizio di una guerra di mafia, con l'uccisione del fratello di uno zio), lasciano precipitosamente il paesino del sud dove vivono per trasferirsi al nord. La famiglia cerca così di salvarsi da una parentela inquietante, un cognato del padre con legami malavitosi. Questo zio verrà ucciso, qualche tempo dopo, e il padre tornerà, da solo, al paese natìo, per il funerale. E' il fratello maggiore della vedova, deve occuparsi della sorella e dei nipoti. Il racconto è un continuo alternarsi tra il momento della partenza dei 4 e quello del ritorno del padre, tra i ricordi e l'immaginazione e rielaborazione delle bambine, in particolare Caterina, e le vicende dei genitori. La storia reale (perché sia stato arrestato ed ammazzato lo zio, quali le sue responsabilità nella guerra di mafia che lo ha visto coinvolto) non viene spiegata chiaramente, e sta al lettore ricostruire tutta la storia grazie ai piccoli indizi disseminati qua e là nel corso del racconto. Caterina, la maggiore delle bambine, ama scrivere e disegnare, cerca di ambientarsi nella nuova realtà, crearsi amicizie, ma non è facile. Si sente in colpa, essendo calabrese, per il rapimento di Cesare Casella, gli scrive lettere per tenerlo su di morale; si immedesima in Anna Frank, perché anche lei si sente prigioniera di vicende più grandi di lei. Un bellissimo libro, da non perdere.
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