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2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento13/11/2024
Una normale famiglia straordinaria
È irritante il piccolo libro di Natalia Ginsburg. Non appartiene, infatti, a nessun genere. Non a quello della Saga Familiare, oggi imperante. Non è nemmeno un Diario e tantomeno un Saggio. Che cos’è allora? Un Romanzo scrive la Ginsburg. Ma come può essere un Romanzo se racconta di persone reali e di fatti veri, vissuti. Sono dovuto arrivare quasi alla fine di questo straordinario libricino per capire la premessa dell’autrice. Là dove dice che lo scrittore ritorna al proprio mestiere e sceglie parole vere per raccontare la realtà. Accade, allora, che il periodo del fascismo non venga narrato con particolare angoscia nonostante il lungo confino di polizia in Abruzzo, il carcere, l’uccisione del marito. Mentre, al contrario, il mondo dopo la guerra, appaia inconoscibile e senza confini. E che tutti temano che i comunisti si impadroniscano dell’Italia. Eppure, quella dell’autrice, è una famiglia di antifascisti, e di ebrei, che paga duramente il suo essere contro Mussolini. Sembra, quasi, nel leggere il libro, che questo “anti” sia più una forma estetica senza un preciso contenuto. “Anti”, perché?, viene da chiedersi. Per costruire che cosa di alternativo? Anche l’attenzione del padre verso le sinistre, viene raccontata più come un certo modo di essere, di pensare; senza, quindi, una vera analisi del perché di questa attrazione. Attrazione, appunto, più che convinzione. Ben altri, in definitiva, sono gli argomenti che interessano la scrittrice e che lei ritiene di doverli descrivere. La città di Torino, in primo luogo, e le escursioni in montagna imposte dal padre, la figura predominante per buona parte del libretto. I membri della famiglia e le persone che la frequentano vengono misurati in base alla capacità di affrontare queste escursioni con mezzi a dir poco spartani. O il modo di “skiare”, verbo che l’autrice predilige rispetto al comune “sciare”. Ecco, in questa normale, eppure così straordinaria, famiglia borghese, i parametri di riferimento sono altri. Natalia Ginsburg racconta la quotidianità di queste persone straordinarie con ironia e tanta, tanta leggerezza. Ho avuto l’occasione di conoscere un violinista di fama mondiale che si è presentato negli stessi termini normali, semplici, prima del concerto. Concerto strepitoso, di una difficoltà inaudita anche fisicamente. Eppure, suonato con un linguaggio semplice. Famigliare, mi verrebbe da dire.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento22/02/2024
Una famiglia antifascista
Un caposaldo della letteratura italiana del secondo Novecento che, però, non coinvolge il lettore totalmente. La storia, raccontata dalla stessa scrittrice, ricorda vari aneddoti accaduti e presenta via via i vari personaggi che hanno frequentato la sua casa.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento26/02/2023
A casa sua
Direttamente in sala da pranzo, è qui che immagino Natalia Ginzburg raccontare della sua famiglia e dei suoi amici , davanti ad una fumante tazza di tè , in un freddo pomeriggio invernale. Siamo a Torino, tra gli anni Trenta e Cinquanta. Il romanzo è scritto in prima persona da Natalia che si accinge a raccontarci i diversi personaggi attraverso i loro comportamenti , i dialoghi e le espressioni più frequenti. È come se si assistesse ad una rappresentazione teatrale, nel corso della quale i protagonisti entrano in scena e si raccontano man mano. Il ritratto più chiaro è più caratterizzato tra tutti è quello del padre, Giuseppe Levi , professore, medico e maestro dei tre premi Nobel Rita Levi-Montalcini, Renato Dulbecco e Salvador Luria. Il suo autoritarismo e la sua tendenza a giudicare e a decidere per sé e la sua famiglia mi hanno molto colpita, anche se in effetti poi la moglie e i figli decidono indipendentemente da lui. Contrapposta a questa figura troviamo la madre , donna solare e amante della vita. Adora occuparsi dei suoi figli e dei nipoti, circondata dalle sue domestiche e sarte di fiducia. Il fascismo è lo spettro che minaccia la vita di questa famiglia. I Levi sono tutti antifascisti, infatti sia il padre che i fratelli di Natalia verranno più volte arrestati perché considerati "cospiratori ". Le emozioni intime dei diversi personaggi non sono narrate, proprio come se , trattandosi di una rappresentazione teatrale, dovessero essere intuite dallo spettatore. A me questa narrazione è piaciuta molto. Ho apprezzato la capacità della scrittrice di raccontare modo sincero della sua famiglia. Al termine del romanzo mi è sembrato quasi di averli conosciuti tutti questi personaggi. Non sapevo dell'amicizia tra la Ginzburg e Pavese. Il ritratto del poeta che ci viene delineato mi pare molto intimo e sincero. Lessico familiare sì, perché ogni famiglia ha un suo lessico , un gergo che le appartiene. La Ginzburg scrive " Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero. Ma basta fra noi una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetuto infinite volte, nel tempo della nostra infanzia per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia è giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi a quelle parole ". Ogni persona, oggetto, sentimento, esperienza viene definito in modo particolare e differente. È possibile che nascano neologismi. E tutto questo ci riporta alle nostre famiglie, alle nostre radici. Un romanzo che ha segnato la nostra storia letteraria, ma che penso abbia ancora molto da dire poiché ci ha permesso di riflettere su questa caratteristica della famiglia. Lessico familiare perché ogni famiglia crea un proprio universo linguistico, incomprensibile per altri. Un viaggio in una famiglia attraverso le parole. Un viaggio affascinante. Un racconto colloquiale ed intimo. Una buona compagnia. Buona lettura Simona StefanelliHai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento30/04/2019
Cronaca della memoria - e la Ginzburg si rifece a Bassani
Sono tanti i personaggi, famosi o sconosciuti, dell'età dell'infanzia e della giovinezza di Natalia Levi (1916-1991) non ancora sposata Ginzburg. Essa li osserva in una prospettiva ridotta e ravvicinata, quella delle abitudini quotidiane, tra cui il linguaggio. Uno stile monotonale, definito "lagna" dal critico Geno Pampaloni, contraddistingue questo romanzo-ricordo della sua famiglia, ebrea e antifascista, ritratta fra gli anni Trenta e Cinquanta. Il risultato è un ininterrotto flusso autobiografico, che non sembra lontano dalle suggestioni proustiane che la Ginzburg aveva studiato traducendo, negli anni Quaranta, "Un amore di Swann", il primo volume de "La Recherche", e scrivendo il saggio "Marcel Proust poeta della memoria" (1956). Il suo "Lessico famigliare" fu pubblicato nel 1963 e nello stesso anno vinse il Premio Strega. Pur non condividendo il severo giudizio di Pampaloni, questo libro confesso di non averlo amato, ma ritengo utile conoscerlo come testimonianza dell'epoca. Una curiosità: l'idea del lessico di famiglia le venne dal cd. "finzi continico", la parlata in codice in uso tra Micol e Alberto Finzi Contini, creata nel romanzo di Giorgio Bassani. Buona lettura.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento19/04/2019
Lessico Famigliare - solo per adolescenti
Cosa dire: questo romanzo è una pietra miliare nel panorama letterario ma a me non è piaciuto affatto! Lento, scolastico, ridondante, personaggi piatti, storia che si perde dietro a questi voler insistere sui ricordi e abitudini lessicali dei personaggi descritti. Credo che vada letto in un contesto scolastico e non per il piacere di leggere. Mi ha deluso molto e dunque non mi sento di consigliarlo.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato