Dettaglio del documento
- Lo trovi in
- Scheda
- Commenti
Se vuoi inserire un commento a questo documento o indicare con un voto da 1 a 5 la tua preferenza inserisci il tuo codice utente e la tua password dal pulsante Accedi in alto a destra.
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
-
3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento25/01/2024Storia di una profonda amicizia. Bruno è il pino cembro del libro: è forte per crescere dove nasce e debole se trapiantato altrove. Pietro è le otto montagne e gli otto mari descritti nella leggenda nepalese: gira per il mondo senza trovare radici. Del libro altro protagonista sono le montagne che l'autore descrive con tantissime parole diverse e significative di tanto amore.Hai trovato utile questo commento?
SI NO | Segnala come inappropriato -
5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento01/02/2023
Storia di amicizia e di amore (per la montagna)
Pietro è nato e vive a Milano, i suoi genitori sono veneti, e sono appassionati di montagna, così in estate affittano una baita in val d'Ayas, in una frazione di Brusson. Lì Pietro fa amicizia con Bruno, un ragazzino indigeno poco più grande di lui, che bada al pascolo delle mucche. Tra Pietro e suo padre c'è un legame forte, l'uomo trasmette al figlio la passione per le camminate, le scarpinate in quota, anche se il ragazzino soffre di mal di montagna. Bruno invece ha un padre assente, che lavora all'estero, e torna poco in paese. Dopo la terza media, Bruno deve lasciare gli studi, inizia a lavorare come muratore, mentre Pietro frequanta il liceo, poi si iscrive a matematica, ma presto lascia l'università, si trasferisce a Torino, litiga con il padre, e si allontana dalla famiglia. Il padre muore per un infarto, e lascia a Pietro, in eredità, un rudere a 3000 metri di quota, acquistato con l'aiuto di Bruno, con cui è rimasto in contatto, a differenza del figlio. Ma il desiderio di restaurare questa baita abbandonata fa riavvicinare i due amici, che durante un'estate la rimettono a posto. Poi Pietro, che fa il documentarista, inizia a viaggiare, a filmare per il Nepal e le montagne himalayane, mentre Bruno resta in valle, e dà vita ad un allevamento di mucche, con una ragazza che in passato era stata la ragazza di Pietro, e dalla quale ha una figlia. Ma gli affari non vanno bene, l'azienda fallisce, e Pietro torna per dare una mano a Bruno, ma senza risultati. Questa la storia, che non finisce bene (ma non rivelo altro). Lo stile di scrittura è semplice, lineare, gradevole, le descrizioni dei paesaggi e delle atmosfere della montagna trasmettono la passione dell'autore, anche se in alcuni punti cadono un po' nella retorica. E' una storia molto maschile, le donne sono personaggi secondari, stanno sullo sfondo, non arrivano mai al centro del racconto. Il romanzo si basa sulla contrapposizione tra l'homo selvaticus, Bruno, il montanaro che non sa sciare (cosa che faccio fatica a credere, avendo frequentato in passato Brusson), che è uscito dalla sua comfort zone solo due volte, una per andare a Milano, fermarsi in periferia, bere nel primo bar incontrato una birra, e poi tornare a casa, e una per andare a Genova, vedere il mare e fare nuovamente dietro front, e Pietro, il giramondo, che vive in Nepal, campa facendo documentari, ma questi due mondi apparentemente opposti condividono la stessa passione.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato