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Le nostre anime di notte

Haruf, Kent

NNE Enne Enne 2017

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Un uomo e una donna si innamorano in età avanzata e riescono a condividere vita, sogni, speranze. Addie Moore fa visita a un vicino di casa, Louis Waters. Suo marito è morto anni prima, come anche la moglie di Louis e i due si conoscono a vicenda da decenni. [...]
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  • 5 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento

    Alberto Luzzi

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    24/02/2023
      

    Non credo di volere...

    ...tornare o andare a Holt. Il senso delle cose è dato anche da come non solo nascono, si evolvono ma da come riescono o meno ad andare avanti. Si. Certo. Addie e Louis si trovano. E non è, lo sappiamo, affatto scontato. La gentilezza, la sensibilità, la forza di quelle emozioni è notevole. Lei, c'è sempre una Lei forte e sicura di se, che fa il primo passo. Divertentissima la descrizione, asciutta come del resto tutto il libro, della prima notte insieme. La forza della coppia. Nasce e cresce e si difende abilmente dalle prime insidie. Dalle seconde, da quelle che non ti aspetti, da parte di chi conosci bene e sai bene chi è, no. Non ci riesci. Mi hanno stupito i due atteggiamenti. Così fragile quello di lei e così accondiscendente di lui. Accondiscendente ? Forse no. Quando non ti vuole più, un uomo deve fare un passo indietro. Niente altro da fare.
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento
    08/12/2022
      

    "Parlare di notte, al buio.."

    Le nostre anime di notte. Kent Haruf (1943-2014) Molto bello. Semplice ma intenso. Protagonisti Addie Moore e Louis Waters, due vedovi in la' con gli anni, che vivono soli. Un giorno Addie fa visita a Louis che abita a pochi metri da casa sua e gli chiede se fosse disposto a venire a dormire da lei, solo per tenersi per mano e per parlare con qualcuno e raccontarsi le loro vite, i loro problemi. Una proposta audace che cozza con la mentalita' puritana e retrograda degli abitanti della cittadina di Holt (citta' inventata dall'autore e dove sono ambientati anche i romanzi della Trilogia della Pianura), che non vedono di buon grado la relazione tra i due protagonisti. "...Non parlo di sesso...sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starcene al caldo nel letto, come buoni amici...Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?...Una persona carina, un senso di intimita'. Parlare di notte, al buio. Rimase in attesa. Cosa ne pensi?"... Un romanzo dolce, delicato, sul tema della vecchiaia, della solitudine da cui nasce in Addie la "voglia di qualcuno con cui parlare di notte". Alla fine una bella storia di amicizia/amore narrata con una semplicita' disarmante ma che emoziona forse proprio per questo. Fiorella Guglielmi - Circolo Lettori Biblioteca Pasolini
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  • 10 / 10 utenti hanno trovato utile questo commento

    Daniela Carletti

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    26/10/2022
      

    A dispetto della solitudine

    Penso che quando uno scrittore riesce a trovare un tema come quello che il titolo di questo romanzo suggerisce, si può sentire appagato già solo per questo. Immagino allora che le anime di Haruf sognando altri scenari, si parlino nella notte, pur condividendo la costrizione in un corpo non più giovane. Due anziani si avviano verso la fine della propria esistenza, con tutto ciò che questo comporta in termini di gestione quotidiana, di malattie, di strazio per le persone che ci lasciamo alle spalle, di angoscia per la presunta imminenza della fine che sembra appressarsi ogni giorno. E nell’impossibilità di evitare tutto ciò, cosa c’è di meglio se non prendere la mano di qualcuno per condividere insieme il resto dei giorni, il senso della precarietà, l’orribile sensazione di non essere più padroni di un corpo che, in altre stagioni ci aveva suggerito di essere invincibile e onnipotente. Sarebbe ciò che mi sarei aspettata di leggere in questo libro. Haruf invece, la vede in tutt’altro modo. Forse per quel suo carattere schivo dei riflettori e della pubblicità, come ci fa capire nel romanzo in questione quando chiaramente parlando di sé (lo testimonia la sua biografia), dice “È come se non avessi risposto a una chiamata a essere qualcosa di più di un mediocre insegnante di inglese in una cittadina polverosa.” pag.43. “Le nostre anime di notte” non entra nel vivo di quel coacervo di dolori che, se di fatto cerchiamo di evitare a tutti i costi nella vita, almeno possiamo permetterci di percepire tradotti in letteratura. Haruf crea la scena, prepara gli attori, tutto è pronto, ma sul più bello giunge l’insensatezza umana, la famosa stupidità di cui tanto si parla, che sottrae l’epilogo alla storia, lasciando i protagonisti vittime di un ricatto a cui si piegano senza opporre resistenza. Nella visione di Haruf perciò, le anime del titolo s’incontrano di notte perché è l’unico momento in cui si può almeno cercare di evitare la stoltezza degli uomini; si incontrano di notte perché essa rappresenta la fine dell’esistenza, e perché è di notte, quando tutto si cheta e il silenzio lascia spazio ai pensieri più profondi, che le cose appaiono da un’altra angolazione. Allora si può ascoltare l’enorme disagio della vita che sa di dover lasciare il posto ad un’altra protagonista, purché tuttavia, ciò non avvenga in solitudine. Nella 4.a di copertina si legge “Questo libro è per chi è stato a Holt e non vede l’ora di tornarci, ma è soprattutto per chi, a Holt, non c’è ancora mai stato.” Il luogo è di pura invenzione, ma suggerisce l’augurio che ognuno, nel tramonto della sua esistenza, possa trovare un posto in cui poter vivere in compagnia e perciò relativamente sereno, l’attesa della fine, ossia il momento nel quale nessuno dovrebbe, per quanto possibile, essere solo.
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  • 11 / 12 utenti hanno trovato utile questo commento

    Morena Ciocioni

    23/10/2022
      

    Benvenuti (o bentornati) a Holt

    Quanto della nostra vita viviamo per noi stessi? Quanto le convenzioni sociali influenzano l’essenza della nostra vita? Quanto il senso del dovere impatta sulla realizzazione dei nostri desideri? Ma, soprattutto, quando si può iniziare a vivere mettendo sé stessi al centro? Ecco, la lettura di questo libro mi ha lasciato questa serie di riflessioni. Probabilmente la prosa asciutta ed essenziale, minimalista nella forma ma non nella sostanza, stimola nel lettore tutta una serie di emozioni che sfociano poi in tali considerazioni. Haruf ci riporta (o ci introduce, a seconda se si è “neofiti” o meno dell’autore) a Holt, luogo immaginario del Colorado, con una storia semplice, ma, appunto, capace di intense emozioni. Apre con un incipit che trovo stupendo perché da l’impressione di continuità, come se ci trovassimo già dentro la storia: “E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio”. Addie Moore è una piacente vedova sulla settantina, con un figlio a Denver, in crisi con la moglie. Louis Waters, ex professore e vicino di casa, è anche lui vedovo con una figlia che vive lontana da Holt. La solitudine è una forte “presenza” nella vita di Addie, soprattutto di notte, ma ha un insistente bisogno di affrancarsi da questo vuoto, tanto da indurla a chiedere al vicino di condividere insieme le notti, semplicemente per parlare, per “attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto come due buoni amici”. Ma perché proprio Louis? Perché lo ritiene “una brava persona, Una persona gentile.” Lui, solo come lei, accetta l’insolita proposta, e da qui si sviluppa un rapporto che, da iniziale incontro di due solitudini da colmare, progressivamente diventa una delicata storia d’amore, affettuosa, intima. Le notti non sono più fatte di solitudine, ma di tenerezza, di parole sussurrate che ripercorrono vite trascorse, di abbracci, di sonni mano nella mano. Insieme trovano lo spazio per accogliere altre solitudini di cui si farsi carico, da abbracciare e tentare di salvare: Ruth, una vicina di casa di là con gli anni da supportare e assistere; Jamie, il nipote di Addie, che soffre una situazione di temporanea separazione dei genitori. Ma Holt non è un posto adatto per questo tipo rapporto; come si dice in gergo, il paese è piccolo, la gente mormora e, quindi, i due vedovi devono fare i conti con i pregiudizi e il falso perbenismo, ma loro sono tenaci e non rinunciano a vivere questo rapporto diventato vitale. Addie ha deciso che non vuole più badare a quello che la gente dice o pensa. Lo ha fatto per tutta la vita e adesso è l’ora di non vivere più così. Purtroppo ci sono altri colpi che Addie si trova costretta a dover fronteggiare suo malgrado, ben più importanti e laceranti. Colpi bassi, quelli che fanno male di brutto, che provengono da persone amate, a cui Addie non ha la forza di opporsi. C’è un cuore di nonna che pulsa e prevale al di là di ogni altro sentimento! Mi fermo qui per evitare spoiler. Non ci sono solo vuoti da colmare in questa storia, ma c’è anche un’urgenza di vivere “prima che sia troppo tardi”, ma non solo quella dei protagonisti, anche dell’autore vive l'urgenza di chi ha la contezza di essere ormai agli sgoccioli della propria esistenza. Originale il capitolo 34 dove c’è “un’intromissione”dell’autore che, citando un episodio della trilogia libri, dovrebbe essere in “Benedizione” se non erro, confuta la veridicità del fatto stesso. Quindi l’autore mette in discussione sé stesso. Geniale! Se ci fosse una colonna sonora per questa lettura, secondo me sarebbe “Attraverso te” di Marco Mengoni, per attraversare le notti di Addie e Louis. Ricordo anche il film (2017) “Le nostre anime di notte” interpretato da J. Fonda e R. Redford.
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  • 16 / 17 utenti hanno trovato utile questo commento

    Daniela Bertoglio

    21/10/2022
      

    Attraversare la notte insieme

    Una storia di amicizia, complicità e sì, anche di amore delicata, raccontata "in punta di piedi", con leggerezza e tantissimo pudore. Una storia per certi versi anomala, trattandosi di due settantenni, vedovi, soli, che decidono di unire le due solitudini, e di incontrarsi di notte, per condividere una intimità che non è fisica, ma emozionale. E' Addie Moore a fare la proposta a Louis Waters, gli chiede di andare a dormire con lei, per parlare e dividere con un'altra persona il suo letto: ha deciso di vivere per se stessa, non per il giudizio degli altri. Ha scelto Louis perché pensa sia una brava persona, e di avere tanto in comune. Ovviamente Holt è un paese piccolo, la gente mormora, e i figli di entrambi hanno da ridire su questa relazione così originale, e alla fine Gene, il figlio di Addie, costringerà sua madre a porre fine al rapporto con Louis, e Addie non riuscirà ad avere quel guizzo di coraggio indispensabile per impedirglielo. Tutto il romanzo è permeato dal senso di ineluttabilità della fine, forse perché è l'ultimo romanzo di Haruf, scritto quando aveva l'età dei protagonisti del libro, e pubblicato postumo, nel 2015. Una curiosità: ad un certo punto vengono citati i romanzi della Trilogia di Holt, e i due protagonisti trovano poco realistiche le storie raccontate nella Trilogia!
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  • 8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento

    Laura Bazzoni

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    25/01/2022
      

    Il peso delle convenzioni sociali

    "Dormiresti qualche notte da me? Per parlare." Questa è la curiosa proposta che Louis si sente fare dalla sua vicina Addie. Sono due vedovi sulla settantina, che vivono in una cittadina della provincia americana. Da questo incipit si svolge una storia d'amore dolce e amara, in cui i protagonisti si raccontano il loro passato, i matrimoni imperfetti e l'imperfetto rapporto con i figli. Hanno entrambi sete di vita, dopo anni di solitudine affettiva. Uno dei motivi che attraversa il romanzo è sicuramente il carpe Diem, "cogli l'attimo prima che sia troppo tardi". Un semplice desiderio di felicità si scontra con il perbenismo (o l'invidia travestita) dei concittadini, che alla loro età non vede di buon occhio la loro relazione. A pesare di più è però l'egoismo del figlio di Addie, che sfrutta la scusa delle convenzioni sociali per manipolare la situazione a suo favore, nel totale disinteresse dei sentimenti altrui. L'accoppiata chiacchiericcio di paese/parenti serpenti è letale a tutte le latitudini. Nella sublime arte del non farsi gli affari propri, e della diffamazione a mezza bocca, ogni piccola comunità del mondo è ben allenata ed ha i suoi campioni. Sono cresciuta in un paese, le dinamiche legate al costante giudizio altrui le conosco bene, per questo il finale del libro mi ha ferito come un'ingiustizia.
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  • 5 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento
    05/09/2021
      

    Mi ha sorpreso la deilcatezza e sobrietà con cui descrive la situazione, poche parole, quelle giuste. Sicuramente leggerò gli altri libri dello scrittore anche se credo che l'emozione inattesa di questo primo incontro resterà nel tempo
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  • 2 / 15 utenti hanno trovato utile questo commento
    10/08/2021
      

    un altro capitolo della storia di Holt

    torniamo a Holt in compagnia di due personaggi che non avevamo mai visto negli episodi precedenti. Due allegri vecchietti che decidono di passare del tempo insieme, sfidando i pregiudizi del piccolo paese.
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    Benedetto Morgera

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    24/02/2021
      

    una storia di intimità, amicizia e amore

    Non ero mai stato ad Holt ma ne avevo sentito parlare come di un posto che non si poteva continuare ad ignorare a lungo. È stata una visita breve ma molto interessante, conoscere Addie e Louis un vero piacere. Hanuf racconta di sé parlando di questa coppia di anziani, entrambi vedovi, che decidono di dormire insieme, per parlare, di notte, tenendosi per mano. La richiesta di Addie, considerata la loro età, esclude un coinvolgimento fisico ma non per questo appare a Louis meno stramba. Superati i primi reciproci imbarazzi, questa "strana cosa" inizia a funzionare con sempre più complicità e piacere. La storia che Haruf racconta è commovente ma senza patetismi, e sembra volerci dire che occorre molto coraggio per decidere di affrontare nella vita tutte le opportunità che ci si presentano e che occorre ancora più coraggio ed intelligenza per coglierle comprendendone la portata. La vita è breve e tutto acquista un nuovo senso all’ombra di questa innegabile verità. Questo libro di Kent Haruf [Our souls at night. 2015] è stato pubblicato quando ormai l’autore [1943-2014] era già uscito di scena. La sua prosa, fra Hemingway e Carver, è asciutta, è il risultato di una sottrazione continua e penso che il mood generale non possa non essere stato influenzato dalla sua condizione di morente. Si nota una certa fretta nel voler finire di raccontare la storia, c’è poco tempo ancora, nella sua vita come nelle vite di Addie e Louis, prima di lasciare per sempre le pianure del Colorado orientale e i panorami fittizi di Holt. Dalla storia è stato tratto l’omonimo film, con Robert Redford e Jane Fonda, in Italia –ahimé- non distribuito nelle sale cinamatografiche.
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  • 5 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento

    Barbara Peti

    25/06/2020
      

    molto introspettivo, difficilmente 2 persone di un'eta' cosi' avanzata mettono da parte le convenzioni sociali ed chiacchiericcio della gente per fare una cosa in liberta'. Questo libro evidenzia come non siamo mai liberi soprattutto dal giudizio degli altri. Un libro anche di estremo coraggio, la presa di coscienza di non voler stare da soli.
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