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3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento10/03/2023
Breve ma intenso
Un romanzo breve ma intenso, ricco di significati, in cui l’autrice, ormai adulta e orfana di entrambi i genitori, scava tra i ricordi di famiglia e del suo passato. Ora che la verità a lungo tenuta nascosta è stata svelata scrive una lettera alla figlia nata e morta prima di lei, che per lei non è mai stata una “sorella” bensí solo un metro di paragone, un modello irraggiungibile e pertanto detestato, perché i morti, si sa, sono sempre migliori dei vivi, per prendere commiato e riappacificarsi svelando l’amara verità di essere nata ed essere viva solo perché lei è morta.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento15/10/2022Posso dire che il mio primo incontro con la Ernaux è stato esaltante. Mi ha catturato il suo stile di scrittura: semplice, scarno, diretto, che tocca le corde profonde della sensibilità, mai stucchevole. E’ una lettera alla sorella che non ha mai conosciuto, morta di difterite all’età di 6 anni, due prima della nascita dell’autrice, la quale, in un certo senso, le deve la propria vita. Infatti, i genitori erano determinati ad avere un solo figlio (cit. “non potremmo fare per due ciò che facciamo per una”), quindi l’esistenza di Annie è stata subordinata alla scomparsa della sorella. La protagonista scopre solo a 10 anni, in modo del tutto casuale, il tragico evento, di cui era stata tenuta all’oscuro. Ne viene a conoscenza ascoltando, non vista, una conversazione della madre con una conoscente. La scrittrice, pur non ricordando esattamente la data, la colloca in una domenica di Agosto (era estate), immaginando che possa essere il 27, giorno del suicidio di Pavese. Nel breve racconto, o meglio lettera, ripercorre la sua infanzia, cerca dei punti di contatto, sei anni di vissuto asincrono comune (cit. "Ho avuto sei anni, poi sette, poi dieci, ti avevo superato. Per loro non c'erano più paragoni da fare"). Riattraversa, senza retorica, i sensi di colpa, le gelosie represse, il peso del confronto, i privilegi di quanto la vita le ha concesso, l'amore che ha ricevuto e ha vissuto. Attraverso il racconto sembra fare i conti con tutto questo, saldando così il suo debito a una esistenza dovuta a una perdita (cit. "Forse ho voluto saldare un debito immaginario dandoti a mia volta l'esistenza che la tua morte mi ha dato.") Concludo con questa citazione che ritengo rappresenti la perfetta sintesi: “Io non scrivo perché tu sei morta. Tu sei morta perché io possa scrivere, fa una grande differenza”. Seguirò a leggere altri libri dell’autrice, perché se tanto mi da tanto, non rimarrò delusa.Hai trovato utile questo commento?
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5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento06/01/2022
La seconda figlia
Libro molto bello e fluido nella scrittura. Lettera alla sorella mai conosciuta e deceduta per malattia prima della nascita dell’autrice. È descritto il difficile rapporto con i genitori che senza mai rivelarsi effettuano paragoni tra le due figlie e vivono nel terrore di una seconda perdita. È descritto anche il peso morale dell’autrice che si ritrova come sopravvissuta e superstite ad una tragedia famigliare, inadeguata alle aspettative dei genitori, ma forse solo per propria convinzione.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
7 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento19/08/2019
un altro piccolo capolavoro
Di Annie Ernaux non mi stanco mai. Un libro più bello dell'altro. Sempre intimista, ancora incentrato sulla sua famiglia, sul difficile rapporto con la madre, in questo piccolo libro Ernaux scrive una lettera postuma alla sorella mai conosciuta perchè morta prima di lei di difterite. Alla fine della lettera l'autrice non sembra aver superato il dolore di non essere stata l'Unica, una frase alla fine lo rivela "Per essere, ti ho dovuta negare." Molto bello.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento27/07/2019
Segreti di famiglia
Una lunga lettera alla sorella maggiore mai conosciuta, morta a soli sei anni prima della nascita di Annie, che scopre solo per caso, all'età di dieci anni, della sua esistenza. Non troverà mai il coraggio di rivelare ai genitori la sua scoperta. Profondo e intimo, una bella lettura.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento09/04/2019Quando ho scelto di leggere questo libro, pensavo "romanticamente" ai sentimenti che la protagonista ha provato di fronte alla scoperta, di cui tratta il libro, di aver avuto una sorella nata e morta prima che lei nascesse. Dico "romanticamente" perchè pensavo che una tale scoperta inducesse alla riflessione su temi quali la complicità tra sorelle, la crescita, insieme, e la condivisione dell'infanzia e dell'adolescenza, tutte cose che possono mancare a chi è figlio unico. E invece questo libro mi ha trasmesso tutt'altro; la protagonista appare pervasa da sentimenti contrastanti, si confronta e si sente vittima di confronti - fino a prima della scoperta a lei sconosciuti - e ne avverte tutto il peso. Sente di essere arrivata dopo, che sarà sempre "seconda" e, perciò, imperfetta. Anche tra fratelli e sorelle, forse, in certi momenti emergono competizioni e confronti, ma confrontarsi con chi non c'è più e peraltro non si è mai conosciuto, è senz'altro dura, se non si affronta il tutto con serenità. Un libro che fa riflettere.Hai trovato utile questo commento?
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13 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento16/02/2019
una lettera alla sorella mai conosciuta
L'altra figlia è un libro scritto come una lunga lettera indirizzata alla sorella dell'autrice, morta prima della sua nascita. Il racconto raccoglie i brevissimi e labili indizi della vita della sorella mai conosciuta per dare un senso all'infanzia stessa di Annie Ernaux. Ma è possibile riuscire a dare un senso al fatto di non essere "la figlia", "una figlia unica", ma "l'altra figlia", la seconda, quella che ha preso il posto della prima e che non ci sarebbe stata se la prima non fosse morta due anni prima della nascita di lei. Dare un senso alle foto trovate per casa, nei cassetti o tra qualche libro, in cui una bimba (ma sono io? sembro io, forse sono io eppure non mi riconosco") guarda l'obiettivo o gioca o tiene per mano il suo papà (il loro papà). Ancora una volta una vicenda personalissima diventa universale dialogo con il passato, con l'infanzia, con i propri genitori che non sono solo "i tuoi genitori". E per me, che bambina sognavo, terrorizzata e affascinata, di essere figlia adottiva, di non essere "come gli altri fratelli", di essere così "diversa", quasi una terapia. Un percorso di ritorno all'infanzia alle mancanze di senso che ci sono sempre in quegli anni, alle assolutezze che devastano il cuore di dolore (non mi amano come amavano "lei", non potrò mai essere perfetta come "lei").Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato