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L'Agnese va a morire

Viganò, Renata <1900-1976>

Romanzo storico Giulio Einaudi editore 1994

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  • 07/11/2023
      

    Intreccio di storia ed emozioni

    La storia si snoda intorno ad Agnese, personaggio realmente esistito, durante il periodo dell’occupazione tedesca ed ambientato nelle Valli di Comacchio, e l’autrice Renata Viganò è stata una partigiana che ha conosciuto Agnese. La protagonista inizia a collaborare con la Resistenza, dopo che il marito è stato portato via durante un rastrellamento e quando un tedesco uccide la sua gatta, per gioco, dalla sua reazione inizia la sua clandestinità che finirà con la sua uccisione, molto più tardi. La realtà che racconta il libro è la storia di uno scorcio temporale. è una visione altamente ed eticamente onesta, secondo me: i partigiani sono rappresentati come uomini e donne normali, stanno svolgendo la loro missione, possono morire in qualsiasi momento, non hanno paura, ma non sono eroi, decidono sulla loro pelle e sulla pelle dei compagni, ognuno di loro ha una responsabilità’ enorme, ogni loro azione può salvare vite o può non riuscire. E la protagonista Agnese è forte, non sa di esserlo, ma è una roccia, non parla molto, ascolta, ha la saggezza di chi sta dalla parte della giustizia, obbedisce, quando obbedire non è abbassare la testa ma è essere coerente ed appartenere, resiste a tutto, non si fa troppe domande, il tempo della guerra non permette grandi discorsi, si fa quello che ognuno ritiene di dover fare. Nel libro è ben presente la distinzione tra chi sta dalla parte giusta e chi invece fa del male, anche tra i contadini italiani, non si fanno sconti a nessuno. La scrittura è di una semplicità e di una bellezza difficile da spiegare, arriva dritta al cuore, ci sono sentimenti e senso di appartenenza, dolori e fatiche tali che l’autrice riesce a rendere così vivi senza dover spiegare nulla. La vita di queste donne e di questi uomini raccontata è di per sé un atto di scrittura lirica, e' un rendere omaggio, e' un ringraziamento a chi non chiedera' mai di essere ringraziato, e' un atto dovuto e la Vigano' riesce nell'intento. Da leggere con grande attenzione e da consigliare come lettura nelle scuole.
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento

    Maria Luisa Campana

    20/02/2022   

    Pur raccontando un periodo storico ben preciso, il romanzo non è didascalico, è ricco di vita. Agnese è la protagonista di ogni pagina, è una figura ingombrante, non solo per le sue dimensioni fisiche, ma per il suo modo di porsi, il suo modo di affrontare la vita. Non è un'eroina, e nessuno dei personaggi raccontati è un eroe. Tra le pagine ci sono le persone di tutti i giorni, gente comune che ha scelto di dire di no all'oppressione, al maltrattamento fisico e psicologico, al terrore, anche se è consapevole di poter morire soffrendo per questa scelta. Il racconto è lucido, non fa sconti, non abbellisce gli esseri umani che il lettore incontra, uomini e donne stretti nella paura e spinti da essa. Ci fa riflettere su ciò che c'è di oscuro dentro di noi e che viene messo a nudo nelle situazioni estreme, nel confronto fra oppressi ed oppressori, e che ci fa costruire gabbie in cui poi ci rinchiudiamo. Un libro da leggere, per non dimenticare la nostra storia e quanta fatica, dolore e morte è costata. E Agnese è veramente una bellissima creatura.
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento
    05/12/2021   

    La resistenza italiana

    Il libro uscì subito dopo la guerra ed è in parte autobiografico, poiché la protagonista fu una vera staffetta partigiana conosciuta dall’autrice, anch’ella partigiana. Romanzo quindi, ma anche affresco storico, nudo, crudo, senza fronzoli, al contempo vivido e drammatico, da cui fu tratto anche un film del 1976 molto ben curato. Negli anni 70 questo libro era testo di lettura per le scuole medie e ciò è sintomatico dell’allora differente impostazione educativa e civica e del degrado scolastico contemporaneo. Oggi un testo del genere, seppur semplice, sarebbe indigesto per la maggior parte degli studenti medi. Romanzo da leggere, perché racconta un periodo storico drammatico che val la pena rimanga scolpito nella memoria.
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