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L'acqua del lago non è mai dolce

Caminito, Giulia

narrativa Bompiani <casa editrice> 2021

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Odore di alghe, sabbia e piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d'acqua, quello che delimita le rive del lago di Bracciano. Vi approda, in fuga dall'indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, una madre coraggiosa con marito disabile e quattro figli. [...]
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento
    30/09/2024
      

    Nulla è dolce qui, nemmeno l'acqua del lago

    Non esistono sconti, non esistono riscatti. L'emergenza continua in cui vive la famiglia di Gaia, costituita da lei, dai suoi tre fratelli, dalla madre Antonia e dal padre rimasto disabile, non conosce dolcezza che possa lenire, un pupazzo rosa, un Natale come si deve... Antonia è operosa, onestissima e sempre presente ma lo fa senza parvenza d'amore, come se l'amore glielo avesse mangiato il bisogno. È tutta forza, grida e decisioni; genera rivoluzione e ruvidezza nei figli maggiori, Gaia e Mariano, che cercano la loro via ma incrociano il buio, l'acqua sporca e la violenza. Non ho amato i personaggi di questo romanzo ma ho amato la loro verità indigesta.
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  • 1 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento
    02/10/2023   

    "il non avere è il mio avamposto"

    In attesa della disponibilità del libro dalla biblioteca, ho letto altri romanzi della giovane scrittrice, 35 anni, e ho scoperto che mi piace il suo stile narrativo e che ha una profonda conoscenza letteraria. Nel romanzo in questione, l'autrice ci propone una storia molto ruvida e tosta di una ragazzina pre adolescente con una famiglia appartenente ai livelli più bassi e disagiati della popolazione romana. La famiglia composta da genitori e 4 figli, lotta per la sopravvivenza spicciola quotidiana, è in attesa dell'assegnazione di un alloggio da parte del comune. L'anima della famiglia è la madre Antonia che con ostinazione e tenacia impone durissimi sacrifici e importanti privazioni per garantire la sopravvivenza, è una donna coraggiosa e determinata, ma non elargisce affetto, non ha il tempo né lo ritiene necessario. Il padre, rimasto vittima di un grave incidente sul lavoro, un lavoro in nero con assenza completa delle misure di sicurezza, è immobilizzato su una sedie a rotelle e assiste senza poter agire alla furia vitale della moglie Antonia. Se la ragazzina, Gaia, è la protagonista che racconta la sua storia in prima persona, Antonia è una figura molto ingombrante che decide tutto su tutti e che conduce battaglie affinché i suoi diritti le vengano riconosciuti. Antonia incute timore, nella vita e negli affetti si muove come un elefante in una cristalleria. Impone le sue idee e regole morali ai figli, obbligandoli ad una infanzia e giovinezza dove l'essenziale è il massimo che si può avere anche da un punto di vista emotivo e affettivo. Tiene molto alla loro istruzione e farà di tutto affinché Gaia, possa avere una cultura che dovrebbe permetterle una vita migliore, riscattarla dal degrado morale e urbano nel quale vive e affinché il figlio Mariano abbandoni le sue idee politiche anarchiche che lo porteranno all'allontanamento dalla famigli per opera di Antonia che lo fa andare a vivere a casa della nonna materna. Questa conduzione familiare ruvida e anaffettiva senza una minima presenza di qualcosa di piacevole e gradevole porterà i due ragazzi ad affrontare il mondo esterno con molta fatica per Gaia e con la ribellione per Mariano. La ragazza ha timore delle reazioni della madre e si difende con intelligenza e astuzia per ottenere quel minimo che le permette di vivere amicizie femminili e esplorare il mondo dei maschi. Gaia esprime molta durezza che l'aiuta a crescere e affrontare difficoltà e delusioni, afferma "il non avere è il mio avamposto", il non avere e non possedere simboli dell'infanzia prima e dell'adolescenza dopo la renderanno guerriera ma anche perdente. Gaia si ritroverà senza aver raggiunto alcun riscatto sociale e con il cuore pieno di esperienze anche drammatiche.
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  • 3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento

    Dario Snaidero

    25/09/2023   

    Dissonanze e disarmonie

    Non è stato facile districarmi nella scrittura spigolosa dell’autrice. Il tuffo di Gaia nel lago di Bracciano, insieme a Iris, morta di cancro, che chiude il romanzo, amaro e duro, mi ha colto impreparato. Non sembra esservi possibilità di riscatto nella vita di Gaia, così piena di rabbia e di violenza. Eppure, mi sono detto, questa acqua che sale e travolge tutto, obbliga la protagonista, e il lettore con lei, a rimanere a galla, se non vuole venire spazzato via per sempre. Non si può, infatti, negare che Gaia si senta tradita da una scuola che gli ha fatto credere che con le parole avrebbe cambiato la propria vita. Non è un caso se all’affermazione: non ci farai niente con la laurea in filosofia, Gaia distrugga il dizionario, il contenitore, cioè, di quelle parole sulle quali aveva riposto la propria speranza di riscatto. Gaia, inoltre, si sente tradita dalle proprie amiche che l'hanno lasciata sola. Carlotta, prima, che si è suicidata con una busta di plastica attorno la testa, e, infine, Iris, per essere morta di cancro senza mai volerla incontrare. È vero, la madre, Antonia, combatte tutti i giorni per riavere la propria abitazione e per conquistare una vita dignitosa. Lo stesso Mariano, pur cacciato di casa dalla madre, la sostiene in questo progetto. Ma non è la vita di Gaia. Non sono i progetti di Gaia. L’autrice non fornisce alcuna risposta in merito, lasciando sconcertato il lettore. Eppure, la scrittura dell'autrice, paratattica e definitiva, obbliga il lettore a prendere di continuo posizione verso i comportamenti a dir poco violenti di Gaia. Verrebbe, quasi, da dire che la figura di Gaia sia così esasperata, così dissonante e stridula, da sembrare irreale. Io, al contrario, ho apprezzato la verità dei personaggi che popolano un mondo disarmonico, non ancora raccontato con tale amara ruvidezza.
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  • 1 / 9 utenti hanno trovato utile questo commento
    07/09/2023
      

    L'acqua del lago non è mai dolce

    I problemi dell'adolescenza, il riscatto sociale, la non omologazione. A tutto questo fa da sfondo il lago, quello di Bracciano, che cela ed accoglie. Romanzo scorrevole.
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento
    06/04/2023
      

    "Io sono diventata la figlia a carico che non produce, non moltiplica, non incassa, non cucina e non ha tesori o dispense, la figlia mai cacciata e mai tornata, la statua di sale che a tutti tocca vedere all’ora di cena, eppure vorrei interrogare mia madre, chiederle cosa dovrei fare, perché lei ha sempre trovato soluzioni sul da farsi, sul mettersi in moto e risolvere, mentre io ho solo preso armi e carrarmati e ho attaccato altrui barricate, il suo agire è progetto, il mio agire è guerra, nel primo caso l’obiettivo è noto, nel secondo ciò che si sa è solo che conviene distruggere prima che siano gli altri a pensarci." Primo romanzo che leggo di Caminito e sono rimasta completamente rapita durante tutta la sua durata. Questo è uno stile di scrittura che prediligo, molte descrizione, molte metafore e un lirismo "soffocante" che esprime pienamente la storia del non riscatto di Gaia. La protagonista, e io narrante, infatti non compie quel miracolo che la porta ad accettare come una benedizione la sua condizione di povertà in una famiglia distrutta. No, Gaia vive la povertà, si fa attraversare, è comandata dalla madre, picchia se i bambini le danno contro, è disincantata, non la salvano i suoi amori, e non riesce a salvarla lo studio. È un personaggio sgradevole e proprio per questo ben riuscito. Un bel romanzo di formazione. Leggerò altro di Caminito.
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  • 8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento

    Martina Indraccolo

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    22/03/2023
      

    Un libro che mi ha lasciato tanto, una storia che mi ha tolto altrettanto

    Non mi sarei mai aspettata di leggerlo e di venire completamente risucchiata da questa storia. Questo tipo di narrativa non è proprio il mio genere, ma la penna di Giulia Caminito ha saputo attrarmi e conquistarmi (se non dalle prime righe) proprio quando meno me lo aspettavo. La vita di Gaia non è mai dolce. Viene da una famiglia povera della periferia romana e vive in uno spazio ristretto di cinque metri per quattro insieme ai suoi genitori, a suo fratello maggiore Mariano e ai due gemelli piccoli. Il padre, Massimo, è costretto sulla sedia a rotelle dopo una caduta nel cantiere in cui lavorava in nero. A mantenere in piedi la famiglia è Antonia, che fa di tutto per sottrarre i figli al degrado di quell’esistenza, pulendo le case dei ricchi e insegnando loro l’arte del riuso e il senso di giustizia, mentre trasmette alla sua unica figlia l’idea dello studio come sinonimo di riscatto e di emancipazione sociale. Quando la famiglia approda sulle sponde di Anguillara, iniziano per Gaia gli anni del liceo in una scuola frequentata da ragazzi benestanti. Tra l’instaurarsi di nuove amicizie, i pomeriggi trascorsi in riva al lago, i primi amori estivi, l’adolescenza arriva a folle corsa e il senso di inadeguatezza, di vergogna e di impotenza che Gaia prova per colpa del suo status sociale diventano il mezzo principale del suo agire – spesso spietato: al compagno di classe che rompe la sua racchetta di tennis risponde prendendolo a calci; con l’amica che le ruba il ragazzo si vendica tentando di affogarla nelle acque del lago. Crescere significa quindi fare i conti con delusioni, tradimenti, bugie, dolori e con l’incertezza di un futuro verso il quale Gaia, che nella sua vita ha conosciuto solo l’atto meccanico dello studio, reagisce con rabbia e violenza, perché non ha altre armi se non quelle della distruzione. Una storia tutta al femminile, sullo sfondo del lago di Bracciano, dove si intrecciano le vite di una madre forte, dominante, e di sua figlia, che fatica a trovare la propria identità e vive nella routine che Antonia ha creato per lei. La voce della protagonista si fa strada in una narrazione fitta, un torrente di azioni, un susseguirsi di pensieri, dal ritmo incalzante e lineare e dove i dialoghi sono travolti da un unico fluire narrativo che li amalgama nel discorso. Lo stile dell’autrice emerge attraverso commenti serrati e giudizi affilati, che impongono al lettore la sua visione del mondo, mentre lo sguardo di Gaia restituisce un presente trasformato, dove alla fine ciò che resta non è altro che un futuro negato. “L’acqua del lago non è mai dolce” non è un romanzo di formazione, piuttosto di distruzione. È la storia di un riscatto fallito, un concentrato di crudo realismo, il racconto doloroso di una vita amara, fatta di scarti altrui e vissuta nella completa incapacità di riscattarsi, perché «chi non saprà rimanere a galla verrà portato via». E allora ecco che Gaia viene portata via dalle correnti, e il lettore andrà con lei.
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  • 7 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento
    08/03/2023   

    un libro dolce e salato come l'acqua del lago

    E’ un libro duro e sincero, scorre bene nel suo stile narrativo. La famiglia di Antonia è composta dal marito (disabile a seguito di un incidente sul lavoro), i figli Gaia e Mariano e due piccoli gemelli gli ultimogeniti ; la famiglia vive in una condizione di profonda indigenza sociale ed economica. Antonia è una donna forte, onesta che non scende a compromessi di alcun genere. Combatte ogni giorno da sola per mantenere la sua famiglia, portare i soldi a casa, insegnare ai suoi figli l’onestà e la tenacia. E Gaia impara a non lamentarsi, impara che non può chiedere nulla, impara che quello che hanno i suoi compagni lei non potrà mai averlo . Libro consigliato
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    02/10/2022
      

    Tormentata.

    La giovane autrice con una scrittura a volte un po' contorta racconta la storia di una famiglia romana attraverso gli occhi della figlia adolescente con un animo tormentato. Nella narrazione, come uno sproloquio di pensieri, si avvicendano situazioni pesanti che segnano la vita di una ragazza semplice che per la sua condizione economica cerca il riscatto nella società e tra i suoi coetanei. Si circonda a volte di amicizie particolari e lei stessa ha dei comportamenti e reazioni violente di fronte a situazioni che non sa affrontare. Ha una madre che non sa relazionarsi con lei se non attraverso ordini ed un padre malato succube della situazione. Una figura importante rappresenta il fratello che lascerà la casa di famiglia molto presto per andare a vivere lontano con la nonna e che per lei rappresenta un punto di riferimento molto importante, mentre i due fratelli gemelli, molto più piccoli di lei, resteranno sempre al margine della storia. Sarà circondata anche da amiche che inizialmente penserà sincere ma che a modo loro la faranno soffrire ed anche amori che la tradiranno. Tutto questo non farà altro che indurire il suo carattere ed i suoi sentimenti. Diversi lutti segneranno la sua adolescenza ed il suo carattere non la aiuterà a superare il dolore. Il lago di Bracciano, che l'ha fatta tanto soffrire, resterà per lei il luogo dove ha vissuto più intensamente. Malgrado il suo impegno nello studio e il raggiungimento di importanti traguardi Il futuro che l'aspetta non sembra quello che lei ha sognato e che per lei la mamma ha sperato.
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  • 5 / 23 utenti hanno trovato utile questo commento
    31/08/2022
      

    Una vita

    La vita nella miseria e la difficoltà di avere una madre come la sua: saranno proprio questi i motivi che faranno emergere la protagonosta da un destino segnato. Un racconto che avvince ed incuriosisce fino all'ultima pagina.
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  • 17 / 18 utenti hanno trovato utile questo commento
    11/07/2022
      

    Acqua dolce e salata

    La storia vede protagonista Gaia (il cui nome si rivelerà solo alla fine) e il suo nucleo familiare: Antonia, la madre, il vero capofamiglia; Massimo, il padre; Mariano, il fratello; i gemelli Maicol e Roberto. Da una periferia difficile in cui Antonia “conquista” alla dignità una misera abitazione si sposteranno al centro della città, nei quartieri bene, a Roma (con la R maiuscola), vicino a Villa Ada e al Piper: un alloggio del Comune in cui resteranno per poco, “emarginati” dai vicini e costretti in qualche modo a scegliersi un altro posto dove stare. Antonia “fa a cambio” con una donna, la signora Mirella: la casa di Roma centro in cambio di una casa sul Lago, ad Anguillara Sabazia, anch’essa del Comune di Roma. Qui si ricomincia a vivere, ma anche a perdersi. La protagonista cresce e sente quel luogo distante: va in una scuola a Roma e comincia farsi delle amiche, Agata e Carlotta; inizia a rivelarsi, ad "acchiappare occhiate", a prendere baci. Da Agata e Carlotta si allontanerà in modo diverso (in particolare quest'ultima, “inadatta alla vita”, sceglie una sera di andarsene quando già la protagonista l’ha cancellata dalla sua di vita perché si è resa colpevole di averla tradita con il suo ragazzo), conoscerà Iris e Cristiano, diventerà violenta, vendicativa (donna di sangue si definisce), cercherà sicurezza, ritroverà Andrea, e perderà Iris… A poco a poco quel Lago diventerà suo, proprio nel momento in cui non avrà più la casa sull'acqua e ritornerà a Roma. Riuscirà a ritrovare Mariano, cacciato di casa anni prima da Antonia. Sarà in grado di riscoprire il Lago, ritroverà in qualche modo Iris che se ne è andata consumata da una malattia (la protagonista vorrebbe vederla, parlarle, ma può farlo solo dopo la sua scomparsa attraverso una lettera in cui dichiara di essere stata una pessima amica e in cui scrive, finalmente, il suo nome) e anche il suo posto nel mondo. La famiglia, l’amicizia e la delusione che porta con sé, la fatica di crescere e il dolore della vita, la perdita, il tradimento e la vendetta: in queste pagine trascorrono vite. L’acqua del lago accompagna la narrazione, è la protagonista stessa, è Gaia, è il sapore che la vita di volta in volta le propone: è l'acqua in cui si nasconde il presepe di cui tutti parlano, di cui a volte sembra vedersi un luccichio, che Gaia non riesce proprio a vedere, che è nascosto tra le alghe limacciose e che probabilmente non c’è, è solo una leggenda, o forse sì, esiste, è proprio lì.
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