Non un libro di filosofia né di storia, ma un'"antologia di esistenze", vite di poche righe, di molte avventure e sventure, tutte riunite in un pugno di parole. Era questo il progetto a cui Michel Foucault pensava riesumando, dagli archivi delle prigioni e dei manicomi parigini, i documenti di internamento degli "uomini infami".
[...]
Il lavoro rimase incompiuto, ma Foucault fece in tempo a scriverne l'introduzione. Poche pagine dunque, che bastano tuttavia a dare voce e luce a individui ignobili e sconosciuti, miserabili e giustamente opachi, la cui vita infima riceve per un istante visibilità dall'incontro con il potere, dal lampo della decisione che li annichilisce.
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