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5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento26/01/2024
Empatie
Ho trovato questa storia poetica. Nelle difficoltà ci si riconosce e ci si allea. E spesso si divide il poco che si ha. Piccolo bimbo, senza radici che trova affetto da chi ne ha ricevuto poco nella sua vita. I poveri aiutano i poveri, i ricchi non lo so. Ma certi sentimenti non si possono comprare. Certe volte nascono in salita, ma sanno amare anche senza legami di sangue.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
9 / 9 utenti hanno trovato utile questo commento10/12/2023
Una bella storia in falsetto
"La vita davanti a sé", firmato con lo pseudonimo di Emile Ajar da Romain Gary, ha vinto il prestigioso premio Goncourt nel 1975. Il romanzo si svolge nell'atmosfera postbellica del quartiere multietnico di Belleville a Parigi, e segue la storia di Momò, un quattordicenne di origine araba, e di Madame Rosa, un'ex prostituta ebrea settantenne. Madame Rosa, reduce dalla deportazione in Germania, ha creato un rifugio per i figli delle prostitute, vulnerabili alla perdita della patria potestà a causa della prostituzione illecita. Momò, il cui vero nome è Mohammed, non conosce nulla di sé stesso: è l’unico a cui la madre non ha mai fatto visita. Non sa neanche di essere musulmano fino a quando a scuola non viene apostrofato come “sporco arabo”. Nonostante un inizio turbolento, il legame tra Momò e Madame Rosa si trasforma in una profonda amicizia, sfidando convenzioni sociali, barriere culturali e divari generazionali. La donna rappresenta l’unico riferimento genitoriale per il ragazzo, e, come tale, diventa il suo figlio d’anima, come direbbe la mai troppo compianta Michela Murgia. Il tema non è tanto “la vita davanti a sé” del giovane Momò, quanto quella residua di Rosa, la dignità che è dovuta a quel morso di esistenza che le resta, afflitta dagli anni e dalle malattie, figlie delle miserie di chi ha vissuto gli orrori dell’olocausto e poi ai margini della società. Momò non si arrende a chi vuole far prevalere le logiche prive di umanità, a chi nega la compassione in nome della civiltà di un Paese; nella sua semplicità di animo, comprende che Rosa, l’unica “cosa” che ha amato, come ogni essere umano, deve poter esercitare il sacro diritto dei popoli a disporre di sé stessa, della vita che ancora ha davanti a sé “E se lei vuole farsi abortire, è suo diritto”. Gary, seguendo la crescita del protagonista, esplora temi importanti come l'amore, la diversità culturale, la dignità umana, il diritto alla morte dignitosa, l’eutanasia. Purtroppo lo fa utilizzando un linguaggio che non ho apprezzato; molto semplice, oserei dire basico, coerente con quello proprio di un ragazzino quale è Momo, ma che, rispetto alla complessità delle tematiche trattate, risulta dissonante. La storia è indiscutibilmente bella, ma lo stile in “falsetto” rende l’effetto posticcio, innaturale, privandola di quella profondità che le tematiche meritano.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento28/04/2022
I bambini sono adulti
Un romanzo del cuore. Letto 16 anni fa, ho ritrovato le stesse emozioni della prima lettura. Antesignano delle storie del ciclo Malaussène di Daniel Pennac , anch’esse ambientate nel quartiere multietnico di Belleville. Roman Gary descrive personaggi caratterizzati da umanità, sensibilità, rispetto verso gli altri pur vivendo in condizioni border line. Il bambino Momò diventa grande e saggio appena piccolo, per poter sopravvivere in una realtà cruda. Penso all’infanzia usata, sfruttata e abusata di cui sono piene le nostre cronache. Bambini abbandonati, rimasti da soli nei viaggi di migrazione, bambini con genitori violenti. Madame Rosa ci insegna che l’amore materno non sempre deriva da un legame di sangue. Il rapporto tra Momò e Madame Rosa è magico. Le pagine più belle sono quelle che raccontano come Madame Rosa protegge Momò dal padre che torna per riprendersi il figlio e non lo riconosce. Una bellissima lezione sulla tolleranzaHai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento22/01/2022
E' possibile vivere senza amore?
È la domanda che il piccolo Momò pone al saggio Hamil, che se ne intende perché ha girato tutta la Francia, vendendo tappeti, e ne ha viste di cotte e di crude. È possibile, risponde Hamil. Risposta consolatoria, all’apparenza, eppure, al contempo, così amara. Momò, la voce narrante del libro, decide, allora, di regalare il suo cane Super, al quale si sta affezionando, per non obbligarlo alla sua vita di “merda” (sic!). È un profondo gesto d’amore il suo che non può essere sostituito con il pagliaccio azzurro o con l’ombrello Arthur. Perché il ragazzino è, al contrario, alla continua ricerca di una persona da amare. Madame Rosa, per esempio, non ama Momò gratis, come era convinto, ma a pagamento. Nonostante questa scoperta, Mohammed, questo il suo vero nome, se ne prenderà cura fino alla fine. Oltre la morte della donna, a dire il vero. Fino a quando, cioè, il puzzo della carne decomposta sarà insopportabile e dovrà fare entrare persone estranee nella cantina. Anche Madame Rosa, una vecchia prostituta ebrea sopravvissuta ad Auschwitz, ama Momò, a modo suo. Lo dimostrerà nel momento in cui il padre del ragazzo, scontata la pena per l’uccisione della madre, prostituta, vuole riprenderselo. Madame Rosa, giocando sulle affinità, che sono molte, e sulla differenze, poche, tra ebrei e mussulmani, in un modo esilarante e surreale, lo caccia via. A mio avviso l’autore, in questo colloquio, costruito sulla logica dell’amore di una madre verso il figlio, gioca sugli equivoci e riesce a scombinare gli stereotipi sulla razza e sulla religione volendo quasi creare un manifesto politico sulla possibilità di una convivenza tra ebrei e mussulmani, anzi: di tutti gli uomini. È il punto centrale del libro. Da lì in poi Mohammed scopre di avere quattordici anni e di non essere più un bambino. È un uomo, adesso. Ora è lui a prendersi cura di Madame Rosa che non vuole morire “vegetativa” ma con la dignità di una persona, Nella cantina del palazzo dove abita, ultimo rifugio, in caso di pericolo. Ed è lì che Mohammed la porterà, accudendola in attesa della morte, coprendola di profumo dopo la morte, in un gesto di amore straziante, fino a che, appunto, non sarà più possibile eliminare l’odore della carne putrefatta. Sicuro di aver restituito a Madame Rosa tutto l’amore ricevuto, Mohammed entrerà nella nuova famiglia di Nadine. Non è per nulla idilliaco il mondo raccontato dalla lingua tagliente di Momò. L’autore, attraverso gli occhi di un ragazzino, lo descrive con un linguaggio crudo, a tratti brutale, ricolmo, tuttavia, di una profonda pietas ironica. Prostitute, prosseneti, trans, drogati abitano il quartiere di Belleville: ognuno di loro ha un nome, però. Una storia. Una vita. Romain Gary, ebreo a propria volta, non giudica mai. Racconta con affetto, e, in definitiva, quasi con nostalgia, la vita di questo ragazzino che affronta la vita da uomo. L’autore, invece, si sparerà in testa.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
0 / 9 utenti hanno trovato utile questo commento30/03/2021
*dopo il film... peggio il libro*
Di solito si dice il contrario, invece il libro non è riuscito a prendermi, mentre il film era carino, sono sensazioni ma alla fine se continuamente mentre leggi torni al film e le cose non ti quadrano non ci stai.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
7 / 9 utenti hanno trovato utile questo commento04/08/2020
Sensazioni contrastanti
La storia è molto bella, ma si sente continuamente la presenza dello scrittore adulto che cerca di farsi passare per un ragazzino e il risultato è abbastanza artificiale. Il inguaggio semplice applicato a pensieri complessi crea un effetto stridente che mi ha infastidito. Libro per menti romantiche, poco adatto ai cinici.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento06/05/2019Commovente e surreale, la storia dei bassifondi di Parigi vissuta e raccontata dal piccolo Momo. Leggendolo ci si affeziona a ogni personaggio, si ride e si piange, e senza rendersene conto si arriva (con dispiacere) alla fine.Hai trovato utile questo commento?
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8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento07/01/2019Una scoperta. Coinvolgente, commovente. Un punto di vista diverso, schietto e obiettivo su una società in cui "i figli di puttana" che le madri riuscivano a tenere nascosti non sembrano avere radici nè futuro. Un linguaggio superbo, che merita i riconoscimenti avuti. nel suo lungo racconto Momò ci fa commuovere, sorridere e riflettere narrando episodi e descrivendo personaggi indimenticabili. Lo consiglio vivamente.Hai trovato utile questo commento?
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21 / 22 utenti hanno trovato utile questo commento05/08/2013
Per non smettere mai di credere di poter essere felici
Un romanzo che non si dimentica. La Vita Davanti a Sé sei tu, è il Lettore. Il piccolo protagonista è tutti noi e la sua storia, in apparenza disastrosa, difficile, in balia del secondo dopoguerra in una Parigi slabbrata e irriconoscibile, è l'emblema stesso della forza della vita e della ricerca della felicità. Da non perdere.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato