"Ero solo, in una casetta in Bretagna, davanti al computer", ha raccontato una volta l'A. "e a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre più terrorizzato".
[...]
All'inizio, infatti, il piccolo Nicolas ha tutta l'aria d'un bambino normale anche se allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca ci arriva in macchina, portato dal padre e non in pullman insieme ai compagni e poi rispetto a loro appare più chiuso, fragile, bisognoso di protezione. Presto si scopre che le sue notti sono abitate da incubi, e che, di nascosto dai genitori, lui legge un libro dal quale è morbosamente attratto dal titolo Storie spaventose. Con una sorta di compiacimento lui insegue anche altre storie, partorite dalla sua immaginazione: storie di assassini, rapimenti, orfanità. Si percepisce, con vaga e crescente angoscia, che su di lui incombe l'oscura minaccia che gli incubi possano improvvisamente assumere una forma reale, travolgendo ogni difesa e condannandolo a vivere per sempre nell'inferno di quei mostri infantili.