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La novità

Fournel, Paul

Voland 2017

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Quando una stagista porta a Robert Dubois, direttore dell’omonima casa editrice, un lettore di eBook, il mondo dell’anziano editore vacilla. Agli occhi di un uomo che ha passato la vita tra la carta stampata, quella diavoleria ha un’aria minacciosa, la sente fredda e ostile. [...]
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    21/08/2018
      

    Imperdibile riflessione sulla letteratura e sulla scrittura

    << Odio la campagna. Per questo ci vado tutti i weekend. Per leggere e avere uno dei miei infarti in territorio ostile, in un cupo e lugubre silenzio. Siccome da tempo ho rinunciato a godere di un vero sonno ristoratore, mi alzo nel buio pesto della natura e attacco immancabilmente il manoscritto più voluminoso del weekend. Mi accascio sul divano, mi avvolgo le gambe in un plaid e mi metto a leggere. Di solito la tecnica è semplice, tengo la pila di fogli sulla pancia e, ogni volta che ne ho letto uno, me lo lascio cadere sul petto. A poco a poco sento il peso del mio lavoro accumularcisi sopra. Leggo con attenzione le prime venti pagine, sforzandomi di procedere a ritmo lento, poi comincio gradualmente ad accelerare, lascio che prendano il sopravvento il mestiere, la conoscenza dell’autore, il soggetto, e che l’immaginazione faccia il resto. È una lettura quasi riposante, durante la quale mi abbandono completamente al testo. Entro in simbiosi con lui. È il momento perfetto per le opere dei vecchi autori della casa editrice, professionisti a cui bisogna solo dare qualche colpo di sprone. Ora per leggere ho questa cosa nuova. L’ho poggiata sulla pancia e la tengo con due mani. Sullo schermo la pagina è aperta. Ho adeguato la dimensione dei caratteri alla potenza dei miei occhiali. Lei è fredda al tatto. Ci vorrà un po’ prima che il calore delle mie mani la riscaldi. La lampada da lettura crea un riflesso fastidioso in un angolo dello schermo. La spengo. Adesso la luce viene solo dal testo. Ottimo. Se mi guardo allo specchio con questa cosa sotto il mento, sembro uno spettro. Sono il fantasma del lettore che fui. Con il dito giro le pagine, che si ribaltano senza finire da nessuna parte. Scompaiono in un luogo immaginario per me difficile da immaginare. Un senso di inquietudine mi serra il petto e da nessun indizio riesco a trarre informazioni sull’avanzamento della lettura. Il silenzio della casa è totale: nessun fruscio di carta. Sento la mancanza del colpo d’aria che mi arrivava sul collo ogni volta che cambiavo pagina. Ho caldo. I miei occhi sono come risucchiati dalla luce dello schermo. A un tratto non ricordo un personaggio e devo tornare indietro. Ho ancora l’inutile matita sull’orecchio (sono un lettore macellaio) e mi chiedo come farò con la caccia ai refusi. L’idea di far comparire una tastiera, come mi ha mostrato la stagista, e di intromettermi nel testo mi ripugna. Sono sempre stato l’uomo dei margini e del lapis. Voglio essere cancellabile. Mi poso quell’affare sul petto e chiudo gli occhi. Aspetto che lo schermo si spenga per scivolare ancora un quarto d’ora nel sonno, in attesa della luce del giorno. >> La “cosa nuova” (il libro è del 2012) irrompe nella vita professionale di Robert Dubois, vecchio editore di carta stampata, insieme a un drappello di giovani stagisti che finiranno per movimentare la vita professionale e personale di Dubois in uno scambio continuo e produttivo per ambo le parti. “Ultimo dei giocolieri oulipiani” (dal gruppo OuLiPo), Fournel gioca con la struttura, con la lunghezza dei capitoli, con le parole, ma quasi senza che il lettore se ne accorga se non alla fine quando l’autore rivela le sue intenzioni, o meglio i limiti entro i quali ha deciso di muoversi. “La novità” è una divertente e malinconica riflessione sulla letteratura e sulla scrittura, una raccolta di rimandi colti e di giochi su forma e struttura del romanzo, che in meno di duecento pagine costituisce una delizia per bibliofili e non. Se potete leggetelo in lingua originale così da assaporare tutte le particolarità della costruzione dell’autore oppure leggete questa bella traduzione senza però lasciarvi irritare dalla scelta (ben motivata) della traduttrice di utilizzare “lettore di ebook” al posto di “tablet” (che è quello che in realtà è “La liseuse” in questione). Io ho cominciato a innervosirmi al primo apparire dell’aggeggio, ma poi ho perdonato tutto incantata dalla bellezza di questo libro.
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