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23/05/2020
E questo è stato solo l’inizio…
Spesso l’esordio di una scrittrice (o scrittore), specialmente se dotata di talento, è accompagnata da critiche sin troppo entusiastiche (ed interessate) da parte di colleghi bendisposti e testate giornalistiche «orientate». Per l’esordio di Karin Slaughter non è stato necessario alcuno sforzo: a distanza di circa diciotto anni dalla prima edizione, questo romanzo conserva intatto il proprio fascino e costituisce il biglietto da visita con cui questa (ormai affermata) scrittrice si presentò al pubblico. Meritatissimi i complimenti ricevuti, fra cui voglio citare quello, presente in copertina, di Val McDermid: “La sua prosa è matura, la suspense tesissima, il coinvolgimento del lettore assoluto”. Il linguaggio asciutto e duro (anche e soprattutto nel descrivere le circostanze più «forti») ma assolutamente scorrevole si associa ottimamente alla capacità di donare notevole spessore a tutti i personaggi, a cominciare dai principali protagonisti (Sara Linton in primis). Ottima anche la capacità di calare il lettore, senza la necessità di ridondanti riferimenti, nel contesto sociale e culturale di uno stato del sudest statunitense ancora pregno di pregiudizi difficili da estirpare.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato