Dettaglio del documento
- Lo trovi in
- Scheda
- Commenti
- Forse ti può interessare
Se vuoi inserire un commento a questo documento o indicare con un voto da 1 a 5 la tua preferenza inserisci il tuo codice utente e la tua password dal pulsante Accedi in alto a destra.
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
-
4 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento20/03/2024
Certamente da leggere
Credo che i temi di questo libro, così intimi e delicati, siano di interesse per chiunque. Certo si andrà maggiormente in “risonanza” su questo o su quel passaggio proposto dall’autore, ma di certo si troveranno comunque profondi motivi di riflessione. Ovviamente una lettura impegnativa, nel senso migliore del termine.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento28/11/2023
La luce che brilla ancora
Quando una stella muore noi continuiamo a vederne la luce prodotta dalla radiazione elettromagnetica, quindi la stella che noi vediamo è già morta da migliaia di anni, tuttavia noi terrestri ne percepiamo ancora la luce. Recalcati partendo da questo bellissimo paragone astrofisico indaga sulle sensazioni sperimentate, in modalità diverse da ciascuna persona, durante le fasi dell’elaborazione di un lutto. La stella morta rappresenta dunque la persona che ci ha lasciati fisicamente ma che in qualche modo ci trasmette ancora la propria energia attraverso la nostalgia cioè il nostro doloroso ritorno al passato fino ad arrivare, con il tempo, alla rinascita interiore. Ne consiglio la lettura.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
7 / 15 utenti hanno trovato utile questo commento26/06/2023
Indagine sulla morte
Questo saggio che indaga il comportamento umano verso la morte come esperienza luttuosa e traumatica, consta di 3 parti, la I.a delle quali viene introdotta da una breve analisi su cosa è la morte “La nostra vita inizia a morire già con il suo primo respiro” (pag. 21): qui l’autore si dissocia da Epicuro che invece asserisce “Quando ci sono io non c’è la morte e quando c’è la morte non ci sono io.” “La morte è un’imminenza sovrastante” (pag. 21): citando Heidegger, Recalcati (R) esplicita maggiormente il suo pensiero, il che porta a riflettere sulla visione greca degli esseri umani che, infatti, sono definiti “mortali”; il desiderio umano di voler conoscere per divenire consapevoli, deriva agli uomini dal racconto mitologico secondo cui Prometeo ruba il fuoco (cioè la conoscenza) agli dèi, e Platone sostiene che la filosofia nasce dalla consapevolezza umana della morte, per cui tutte le domande che ci poniamo sono finalizzate alla comprensione di questa realtà. Il presupposto dell’esposizione, e qui torna invece utile Epicuro, riguarda esclusivamente colui che subisce la perdita, riguarda cioè i vivi “Quando si muore si cade nelle mani degli altri” (pag. 40, citazione di Sartre tratta da “L’essere e il nulla”). Per questo R tratta nella 1.a parte, l'elaborazione o “lavoro del lutto” che, attraverso l’inevitabile sofferenza, porta il soggetto che lo soffre ad affrancarsi dal dolore che lo costringe. L’autore avverte però, che non è infrequente trovare modi diversi di vivere una perdita. Esiste infatti la “melanconia”, quello stato emozionale per cui si rimane psichicamente in stallo nel ricordo e nel culto del soggetto perduto. Anche l’atteggiamento “maniacale” è un diversivo al lavoro del lutto: mentre apparentemente il soggetto che lo vive sconfessa in varie forme fino alla negazione colui che non c’è più, dall’altra si genera una sorta di autodistruzione in quanto, negando il lutto, il soggetto stesso non è in grado di controllarne gli effetti che insorgono nella sua psiche. “Ricordare significa necessariamente anche soffrire.” (pag. 72): questo concetto è spiegato in maniera mirabile nel film “Una pura formalità” ('94) di G. Tornatore, con G. Depardieu e R. Polanski; se siete disposti ad affrontare l’argomento, consiglio di vederlo: si tratta di un capolavoro assoluto anche come film. In sostanza R ribadisce che, se da una parte il ricordo genera il trauma, dall’altro il trauma del ricordo è necessario per elaborare il lutto. E dissociandosi da Freud, aggiunge “La mia tesi è che questo compimento [l’elaborazione del lutto, ndr], non sia mai del tutto possibile: c’è sempre un resto dell’oggetto perduto che non si lascia dimenticare e la nostra stessa esistenza è fatta di questi resti dei resti dei nostri innumerevoli lutti (pag. 77)…Il lutto è interminabile…La ferita del lutto si è impressa in modo indelebile nel nostro animo, come una cicatrice.” (pp. 86 e 88). Nella II e III parte R considera la nostalgia in varie forme: in particolare la “nostalgia-gratitudine” è la risoluzione ad ogni conflitto interiore, non perché il dolore possa cessare, ma perché attraverso la gratitudine per quanto abbiamo ricevuto da coloro che non ci sono più, possiamo sublimare quel dolore apportando alla nostra esistenza quanto ci è stato donato. Così si spiega il titolo: non tutto ciò che vediamo è realtà, e la luce che è partita anni luce prima da una stella a noi ora visibile, nel momento in cui la vediamo potrebbe essere spenta: ma “Non è forse l’eredità in se stessa, la forma più alta della nostalgia intesa come gratitudine?” (pag. 129). E dunque la luce di quella stella, come il ricordo del defunto, “risplende nella sua assenza come una visitazione inattesa…che pur provenendo dal passato, irradia in modo sorprendente il nostro avvenire.” (pag. 106). Al di là della bellezza del libro, segnalo un'eccessiva quantità di ripetizioni, specie per un saggio. Molto bella invece, la conferenza di presentazione del libro su YouTube.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
14 / 14 utenti hanno trovato utile questo commento05/06/2023
Non siamo fatti per morire, ma per nascere.
Un saggio che al centro tratta il rapporto della vita con l’esperienza traumatica della morte e della necessità del lavoro del lutto, laddove per lutto non si intende soltanto la perdita fisica di una persona amata, ma anche l’abbandono di un amore, di un luogo, di un ideale. Sono tante le piccole morti di cui facciamo esperienza nella nostra vita. Attraverso questo testo Recalcati, con una scrittura chiara, lucida, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, riflette, o meglio, ci conduce a riflettere su come attraversare il dolore derivato dalla perdita e ritrovare il nostro posto nel mondo, organizzando il vuoto che si apre innoi quando si perde l’oggetto amato. E’ necessario intraprendere il lavoro del lutto, la sua elaborazione in senso “costruttivo”, che non è mai indolore né rapida, ma, con gli strumenti giusti e il tempo necessario, è possibile trovare il senso e “rinascere”: ce lo insegnano le stelle morte, corpi celesti che quando scompaiono non spariscono, bensì continuano a a vivere emanando tracce della loro presenza “traggo forza, energia, potenza da ciò che non è più e che non sarà mai più perché la sua luce - come quella delle stelle morte - ancora mi raggiunge e mi illumina.” Il libro sviluppa anche il tema della nostalgia come rimpianto e gratitudine. Anche la nostalgia richiede un lavoro di elaborazione, per trasformarla da rimpianto, che è rivolto solo al passato, in nostalgia-gratitudine, guarda al passato perduto in gratitudine per l’eredità che tutti gli innumerevoli morti hanno lasciato. Ho apprezzato questo libro e, pur se in larghi tratti risulta ripetitivo, per me i concetti espressi non erano scontati. Mi ha indotto delle riflessioni, dando corpo a rivedere criticamente il mio approccio al lavoro del lutto.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
5 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento26/04/2023
"Resta lucidi, Massimo"
La lucidità estrema è caratteristica prima di questo bel saggio: la luce delle stelle morte è quella che percepiamo guardando il cielo nella notte, luce bella per eccellenza, illuminante nonostante le stelle siano, da un bel pezzo, morte. Quindi, applicato alla vita di noi umani è la luce dei nostri morti che ci illumina invece di renderci malinconici dolenti depresse ossessionati dall'essere amato "scomparso", in realtà ricomparso nella nuova luce.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato