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23/02/2021
Leggere vuol dire far parlare
La lettura è il momento in cui si ricostruisce la relazione tra scrittura e linguaggio, maggiormente se fatta ad alta voce e, ulteriormente, davanti a un uditorio. In questo secondo caso, il testo "passa" nella voce e nei gesti del lettore attraverso un cerchio empatico che ricomprende scrittore e ascoltatore. L'autore Paolo Sessa afferma che la lettura a voce alta non è teatro, ma riscrittura. Occorre, quindi, avere il tempo di una pre-lettura del testo narrativo e, ancor più, poetico. Sono analizzati sotto il profilo di sintassi, ritmo, intonazione, registro e timbro tanti versi da "La Divina Commedia", come di poesie di Leopardi, Manzoni, Pascoli, Ungaretti. Vengono esaminati molti brani da "I promessi sposi", altri da "Moby Dick", "I Malavoglia", "Se una notte di inverno un viaggiatore". Quanto alla saggistica di riferimento, è centrale l'apporto della filosofia (Nietzsche e Gadamer) e degli studi delle neuroscienze (ruolo dei neuroni specchio). Poiché "l'empatia implica processi affettivi e cognitivi (pag. 55), Paolo Sessa conclude: "Le tracce delle emozioni dello scrittore sono lì, nelle lettere e fra le lettere, sopra e sotto il testo, in attesa che una voce le riporti in vita" (explicit, pag. 223). Saggio molto interessante.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato