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La giostra degli scambi

Camilleri, Andrea <1925-2019>

narrativa Sellerio <casa editrice> 2015

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Non abbagli la luce matta che, sugli schermi delle pagine, proietta comiche a rapidi scatti: una schermaglia rodomontesca con due mosche fastidiose; una rissa con attori che sbaccanano e come palla si involvono e rotolano, con braccia e gambe che si agitano, tra pugni e morsi, e lampi di lama; un commissario con un occhio pesto e un orecchio morsicato, che per "scangio" viene arrestato dai carabinieri; una servente che prende a padellate e fa prigioniero un intruso, che l'ha distolta dalle occupazioni culinarie; un signore ben curato e ben vestito, che più volte va a un appuntamento: a vuoto sempre, e deluso. E c'è anche il remake di una scenetta antica e surreale (dal "Libro mio" di Pontormo passata a "Il contesto" di Sciascia) di chi, con la mente scardinata, sta chiuso in casa, e a chi bussa risponde di non esserci. In così lunatica atmosfera sembra che i dettagli creino digressioni. Ma è negli interstizi che il mistero prospera, insondabile; e lento scivola, dilatatorio, deviando gli aghi di qualsivoglia bussola e decorando di apparenze ingannevoli le sue trame da brivido. Il romanzo è un pantanoso labirinto del malamore, di un tenebroso malessere: geloso oppure ossessivo. Nel dedalo di meandri, giravolte, gomiti d'ombra, nasconde una "camera della morte": l'ultima, la più segreta, come quella delle mattanze nelle tonnare. A Vigàta i notturni sono di leopardiana bellezza. Non assolvono però il fruscio di invisibili ali di tenebra. Montalbano si è svegliato con una premonizione.
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  • 1 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento
    11/02/2019
      

    Un femminicidio

    Grazie alla capacità di scavare dentro i sentimenti umani, Montalbano fa luce su questa intricata vicenda.
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  • 7 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento

    Francesca Ventura

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    13/11/2018
      

    una certezza

    Camilleri è sempre una certezza, Montalbano anche. Un giallo scritto benissimo, pieno di incastri perfetti e suspence. Due storie che partono divise e poi si intrecciano e anzi una serve a spiegare l’altra. Certo, con Montalbano c’è sempre questa sensazione di stare leggendo un copione e sempre, mentre si legge, il cervello intanto gira da solo le scene di un film che ancora non esiste, fa recitare le battute agli attori noti e inventa casting per quelli che non conosce, quasi salta a piè pari le battute scontate di Catarella, vede in faccia a Zingaretti il “nirbuso” che sale quando Fazio afferma “Già fatto”. Ma non credo che questo sia un difetto, credo che sia il motivo principale dell’enorme successo di Montalbano-Camilleri. Detto questo, questa storia, letta nella settimana dedicata alla festa della donna ci sta tutta. Perché Camilleri racconta un femminicidio perfetto, mostrandone tutta la violenta e insensata assurdità, mettendo a nudo l’orrido patriarcato che muove gli uomini che pensano di possedere le donne.
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