Al centro della trama il ritrovamento di Nico nella Valle dell'Inferno, un bambino di dodici anni scomparso da otto mesi insieme a sua madre Mira e ritrovato in un bosco, da solo, illeso, come se qualcuno si fosse occupato di lui per tutto quel tempo, ma catatonico e quindi incapace di raccontare l'accaduto. Viene interpellato il celebre ipnotista Gerber per cercare di ricostruire la storia del ragazzino. Gerber, l'addormentatore di bambini, s'imbatterà, attraverso lo stato di trance di Nico, in un'altra figura di ipnotista, l'affabulatore, in grado di manipolare tutti con estrema abilità pur di dar voce al se stesso bambino così simile a Nico . Finale un po' troppo veloce.

La casa senza ricordi è il secondo romanzo della serie dedicata all'ipnotista Pietro Gerber (il primo libro è "La casa delle voci"). In questo episodio l'ipnotista fiorentino, meglio noto come "l'addormentatore di bambini", viene chiamato per aiutare il dodicenne Nico. Il bambino era scomparso insieme alla madre e miracolosamente è stato ritrovato, in salute, in un bosco. La scrittura di Carrisi come sempre è scorrevole, coinvolge e cattura. Non è però il migliore dei suoi romanzi letti, ma solo per gusto personale. In particolare non ho apprezzato il finale che definirei un po' troppo "approssimativo".

Un romanzo che è anche quasi un saggio sulle tecniche di condizionamento della mente e su alcune patologie, tra cui la (vera) licantropia. Dalle strategie di controllo e sostituzione della coscienza a quelle per provarne il recupero, passando per l’ipnosi, i sogni, i condizionamenti subliminale. Il tutto incentrato sulle vicende di alcuni bambini, che vanno a innescarsi sulla storia personale del protagonista e sul suo passato. Come ho già avuto modo di dire, il Carrisi che prediligo (e che mi ha entusiasmato) non è quello che trasforma ill romanzo in un palcoscenico da grande illusionista. Confesso, quindi, che mi è costata un po’ di fatica giungere sino al termine e ancora non so se mi interesserà leggere il prossimo episodio, per conoscere il finale della vicenda (ammesso che vi si sia contenuto). Naturalmente, il giudizio ed il gradimento personale non possono inficiare la qualità intrinseca del libro, scritto con la consueta competenza e la solita prosa gradevole e «ipnotica».

Come ho già scritto, Carrisi è sempre Carrisi. Mi è molto piaciuto, decisamente più del prequel La casa delle voci. Per quanto mi riguarda è stato difficilissimo la sera riporre il libro sul comodino e spegnere la luce! Avendo anche questa volta tenuto il finale in sospeso, aspetto un nuovo libro in grado di fornire le risposte mancanti. Ma con Carrisi, si sa, mai dare nulla per scontato!

Io amo Donato Carrisi, quando ho letto, tanti anni fa Il suggeritore ho subito pensato che avrebbe sicuramente avuto successo. E così è stato e meritatamente! Ma forse il successo ha un contr'altare : Carrisi inizia a strafare....sembra Dan Brown che infarcisce i suoi libri di indizi, e non puoi interrompere la lettura ma poi alla fine rimani deluso! Quindi il mio è un ni. Lo letto in un fiato ma non sono soddisfatta!

L'ipnotista ha un un ruolo centrale nei libri di Carrisi. Non è stato per me molto soddisfacente leggere questo libro sia per la trama troppo confusionaria che per il finale.