In ultima di copertina si può leggere un breve commento del critico del Corriere della Sera, il quale definisce questo romanzo “un thriller avvincente, anomalo, costruito con micidiale precisione”. Ne condivido quasi interamente il giudizio, ma non sono riuscito a comprendere cosa ci sia di «anomalo». Si tratta davvero di un romanzo costruito con mirabile precisione, distribuendo sapientemente gli elementi, con un protagonista che qui viene presentato al pubblico per la prima volta e già cattura l’attenzione ed il consenso: riflessivo, metodico, brillante nelle sue deduzioni e con un notevole spessore umano. L’indagine che conduce è, dal mio punto di vista, quanto di più ortodosso e «tradizionale», con il pregio (ma questo è un complimento rivolto all’autore) di non dover far dipendere l’esito quasi esclusivamente dagli aspetti tecnico-scientifici (comunque, indispensabili). I capitoli scorrono velocemente, grazie ad un prosa forse non entusiasmante ma ordinata e precisa, mentre in maniera sempre più incisiva vengono delineati sia gli scenari sia i vari personaggi coinvolti. Volendo muovere un appunto, devo rilevare che poco spazio viene dedicato ai collaboratori del commissario Cataldo, il quale occupa integralmente e degnamente la scena sino al termine, sia come poliziotto sia come uomo.