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6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento22/03/2020
Un classico "romanzo di formazione" ambientato nell'Italia degli anni '90
Rileggere il primo romanzo di Brizzi, dopo 26 anni dalla sua prima uscita, suscita, oltre ad una certa tenerezza, anche una riflessione di fondo su come sia difficile essere felici. La forza del romanzo non è tanto nella trama, tutto sommato assai esile, quanto nella descrizione dei comportamenti e degli stato d'animo di una parte della gioventù italiana all'inizio anni `90, vale a dire dei figli adolescenti della medio-alta borghesia. Nessuno dei personaggi del romanzo, infatti, è in ristrettezze economiche, ma tutti, in misura diversa, vivono i drammi esistenziali connessi con il passaggio all'età adulta: il rapporto spesso conflittuale con la famiglia e la scuola, la scoperta della sessualità, i dubbi sulla religione o il rifiuto di vivere seguendo un copione già scritto. Lo stile della scrittura, venato di autoironia, è originale e divertente, specie per il ricorso ad esilaranti espressioni goliardiche. Il protagonista del romanzo, il vecchio Alex, si autodefinisce un "red catholic punk", chiama il padre "il Cancelliere", la madre "mutter" ed il fratello minore "frère de lait", mentre la nonna, sua confidente, viene indicata, molto più affettuosamente, come "nonna Pina". Alex frequenta il liceo "Caimani" dove le compagne sono distinte, con tipico egocentrismo adolescenziale, in "puttansuore" e "semprevergini", la maggior parte dei compagni di scuola sono degli "zombi" e quelli politicamente impegnati "pinocchi di partito". In questo contesto deprimente spiccano due eroi contrapposti. Da un lato c'è Adelaide, detta Aidi, una compagna di scuola di Alex, più matura di lui e sua "quasi" fidanzata, che frequenterà il successivo anno scolastico negli Stati Uniti. Dall'altro c'é Martino, il compagno di classe che Alex vede inizialmente come un modello, ma che, nonostante l'apparente solidità psicologica ed il benessere economico in cui vive, finisce per suicidarsi. Nell'immaginario di Alex e dei suoi compagni prevalgono i modelli cinematografici e musicali (rock e punk), la cultura orale (il diario di Alex è una registrazione audio), lo sport (la bicicletta di Alex) ed i modelli consumistici (abbigliamento ed oggetti firmati, gli alcolici ed, in parte, le droghe). La scrittura, invece, ha un ruolo marginale anche se emerge nei momenti importanti (il primo approccio di Aidi è il prestito ad Alex delle opere di poesia di Cummings, il carteggio tra Alex ed Aidi, la lettera di addio che Martino invia ad Alex prima del suicidio, il quaderno comune di Aidi ed Alex dove scrivono versi di canzoni, riflessioni, dialoghi e favolette). Con il distacco del tempo, le sofferenze di Alex e dei suoi amici, pur comprensibili sul piano psicologico, spingono ad una riflessione amara: queste non sono il frutto di problemi materiali, presenti o futuri, ma solo dell'esigenza di affrancarsi da un modello di vita prestabilito vissuto come una gabbia (il titolo di studio, il lavoro, la famiglia). In altre parole, nonostante gli sforzi organizzativi delle società moderne per assicurare un benessere diffuso, alla fine questo viene considerato come scontato e si resta infelici perché si punta l'attenzione su ciò che sembra mancare.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
17 / 17 utenti hanno trovato utile questo commento29/05/2018
un libro generazionale
Un libro che ha segnato una generazione, una storia adolescianzale scritta in maniera sincera. perché avere 18 anni non è affatto semplice, ma a volte può essere entusiasmante.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato