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Il treno dei bambini

Ardone, Viola

Romanzo storico Giulio Einaudi editore 2019

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È il 1946 quando Amerigo lascia rione di Napoli, dove vive, per salire su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà la penisola per trascorrere alcuni mesi in una famiglia del Nord. [...]
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento

    Dario Snaidero

    13/11/2023   

    Una madre e suo figlio

    Nel momento in cui Amerigo Speranza sfila il violino dalla custodia e suona alla madre lo Stabat Mater di Pergolesi, mi ha preso un groppo alla gola. Siamo alla fine del libro e Amerigo, violinista affermato, è ritornato a Napoli, la sua città natale, per il funerale della madre. In verità, il libro, inizia, nel 1946 con Amerigo Speranza, il protagonista di questo fantasmagorico romanzo, che, a sette anni, viene mandato dalla madre da Napoli in un paese vicino a Modena. I treni dei bambini sono stati una realtà storica nel primo dopo guerra con lo scopo di portare i bambini, appunto, in realtà economicamente più evolute. La maggior parte dell’organizzazione e della realizzazione era in mano a donne ex partigiane. La guerra è passata sia a Napoli che a Modena, senza, tuttavia, modificare il tessuto sociale dei due mondi. Napoli resta povera e stracciona. Modena, invece, e tutta l’Emilia-Romagna, è benestante. Eppure, agli occhi di Amerigo, la madre lo ha abbandonato. Anzi lo ha cacciato via. Mentre la famiglia che lo accoglie si tiene ben stretti i propri figli. Questo abbandono da parte della madre, il bambino Amerigo non può certo capire le buone intenzioni della mamma nel mandarlo su al Nord, attraversa tutto il libro e, per molti aspetti, ne costituisce la spina dorsale senza con questo renderlo un libro triste. Di certo è un libro malinconico, pervaso da una nostalgia che non impedisce ad Amerigo di crescere, amato come un figlio dalla nuova famiglia. Anche la scrittura si adegua, e accompagna la crescita del bambino. Fino al punto di svolta che costituisce il vero spartiacque del romanzo. Fino al momento, cioè, in cui Amerigo accusa la madre di essere una bugiarda. Di avere, in realtà, rubato il violino regalatogli dal padre del Nord che, inoltre, gli ha fatto sorgere la passione per lo strumento. Una madre bugiarda che non vuole tenere il proprio figlio. E che quindi non lo ama. Amerigo decide di ritornare su al Nord. L’autrice, adeguando ancora una volta la propria scrittura alla rabbia di un ragazzino, avvolge in una profonda pietas la terribile decisione. Come lettore non so se sia questo il momento più commovente del libro: il partire di Amerigo, di notte, verso il Nord, carico di rabbia e di nostalgia. Le ultime pagine del libro, oltre a imprimere una ulteriore svolta drammatica al racconto, ne costituiscono la chiave interpretativa. Il racconto di Amerigo, bambino prima e ragazzino poi, assume un significato molto più profondo. Si comprende il suo attaccamento viscerale alla madre, donna di poche parole, che ha perso il figlio maggiore e ne ha fatto un altro, Agostino, che adesso è in prigione. La mamma non lo ha mai dimenticato e quel violino sta sempre sotto il letto. Il cerchio si chiude con Amerigo che prende con sé Carmine, il nipote, e gli dona quel violino che è stato per lui, Amerigo, il trampolino di lancio per la sua carriera. Fa proprio bene all’anima leggere bei libri.
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  • 6 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento
    19/05/2023
      

    Non mi ha entusiasmato

    Mentre lo leggevo, già dalle prime pagine sentivo montare una lieve irritazione che nel prosieguo della lettura mi ha ricordato quello che avevo provato mentre leggevo "La vita davanti a sé" di Roman Gary (per altro un gran bel libro), che non ero riuscita a capire bene perché non mi avesse convinto. All'improvviso l'illuminazione: quando la voce narrante è quella di un bambino, alle mie orecchie quasi sempre finisce per risultare artificiosa. In aggiunta, questo libro non è certo un capolavoro. Ho notato un certo squilibrio tra la storia di Amerigo Speranza e quella di Amerigo Benvenuti, come se la conclusione volesse essere affrettata. E poi la narrativa italiana contemporanea mi ha davvero stancato con le storie sempre lacrimevoli, biografiche, autobiografiche, drammatiche, ecc. Sempre viva Griffi e le ferrovie messicane! E la letteratura, quella vera. [Emanuela BdRBa]
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  • 13 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento
    01/09/2022
      

    Coinvolgente e ben scritto

    Storia che si basa su fatti veri (la cui scoperta, per me, è stata davvero sorprendente, tuttavia già documentati da alcuni studiosi, seppure non in forma di romanzo) e soprattutto con personaggi ispirati a soggetti realmente esistiti, come l'autrice ha dichiarato in molte interviste. Anche Amerigo, pare sia addirittura ancora vivente, nella zona geografica dove appunto fu inviato a suo tempo (non Modena, a differenza del romanzo). Resta quindi da considerare il modo in cui Ardone ha narrato e intrecciato e di certo è stata molto brava, per il mio gusto, perché non è scaduta mai nel patetismo o nella commozione a tutti i costi, cosa facilissima con questa trama. In tal modo, il protagonista, Derna, la madre, tutti, si stagliano concreti e netti, con i loro pensieri e le loro scelte, non si dimenticano. Ottimo lavoro.
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  • 10 / 10 utenti hanno trovato utile questo commento
    09/08/2022
      

    Amerigo va al Nord

    Un altro bellissimo romanzo di Viola Ardone, scritto con una penna leggerissima che tocca però le anime di chi legge. La prima parte, nel 1946, racconta la storia di Amerigo e di tanti bambini che andarono "al Nord" grazie alla solidarietà di tante famiglie e dell'allora Partito Comunista. Molto interessante, tra le righe, il racconto di una attivista che, in quanto donna e in quanto non conformatasi alle regole, si becca un ceffone da un "compagno". La seconda parte, che narra di un Amerigo ormai grande, è un altro viaggio, introspettivo questa volta. Il protagonista si interroga sulla sua vita e sulle scelte che lo hanno portato ad essere chi e dove si trova. Peccato, solo, che ho trovato la seconda parte troppo frettolosa e priva di qualche particolare in più che avrebbe arricchito il romanzo.
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  • 5 / 12 utenti hanno trovato utile questo commento
    17/03/2022
      

    Bella storia

    Quanta emozione nelle pagine di questo libro! Mi ha catturato sin dalle prime pagine. Una lettura con le lacrime agli occhi ed i sorrisi sulle labbra seguendo la storia di Amerigo da Napoli a Modena. Una storia bellissima
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  • 13 / 18 utenti hanno trovato utile questo commento
    18/02/2022
      

    Si. Certo. Un pezzo di storia....

    ...italiana completamente sconosciuto. Anche per chi della politica ha fatto qualcosa di più di un passatempo. Ripeto frasi già scritte. Famiglie del Sud, letteralmente alla fame, che dopo la guerra cercavano faticosamente di sopravvivere,. Ed una forza politica, forte e penetrante, che organizza un'accoglienza per decine di migliaia di bambini per portarli per qualche tempo nel Nord. Si nel Nord Italia. Nel libro questa terminologia viene utilizzata varie volte. Il Nord Italia era l'Emilia Romagna dove altrettante famiglie erano disponibili ad accogliere, sfamare, rivestire i bambini. Quello che colpisce, che mi ha colpito (ma il libro non ne accenna) era le diversità sociale degli abitanti delle due parti d'Italia. Fame vera al Sud e, non certo benessere, ma una serenità economica in Emilia. Questa diversità mi ha colpito. Perché ? Come è possibile che nella stessa Nazione si possano essere modi di vita così differenti ? Vogliamo andare sugli stereotipi ? La ultra utilizzata voglia di lavorare ? Vogliamo andare sull'economia nazionale ? Il Sud depredato a favore del Nord ? Oppure vogliamo dire che qualche decina di anni prima si moriva di fame al Sud come al Nord. Ma la gente del Nord si è organizzata, ha lottato. Ha conquistato. E le ricchezze sono state, parzialmente, redistribuite. Bertolucci nei suoi "Novecento" ne accenna a qualcosa. Non conosco la risposta. Forse sono tutte e tre diversamente distribuite. Ma la Storia è la e non è negoziabile. Basta conoscerla.
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  • 12 / 14 utenti hanno trovato utile questo commento

    Maria Luisa Campana

    29/01/2022   

    A tutti i vari commenti, vorrei solo aggiungere che del libro mi è rimasta attaccata una domanda: la storia è legata alla solidarietà o alla carità? Più dei saggi, sono i romanzi che restano dentro di noi: attraverso le vite, i pensieri, i sentimenti, raccontano come siamo, come sentiamo, come affrontiamo tutto ciò che è dentro o fuori di noi. Viola Ardone, oltre a scrivere bene, senza fronzoli, senza sentimentalismi, ha lasciato questa domanda che mi si è conficcata in testa. La solidarietà e la carità non sono termini astratti o ad uso solo di governi o associazioni, sono il modo in cui si fa o si riceve un atto, un regalo, un semplice gesto, ed ognuno di noi nel proprio quotidiano si trova ad affrontare questo dilemma, così come lo hanno fatto i protagonisti del libro, ognuno a suo modo secondo il proprio vissuto e il proprio modo di essere.
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  • 4 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento

    Rafael Hidalgo De La Torre

    30/11/2021   

    Un bel libro

    Dopo tanti commenti, mi sembra quasi fuori posto aggiungere altro ma sento l'impulso a ribadire quanto sia bello il libro, quanto sia brava la scrittrice Viola Ardone ma soprattutto quanto sia utile è importante riportare alla memoria fatti come quello narrato!
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  • 16 / 16 utenti hanno trovato utile questo commento

    Michela Colalelli

    25/09/2021
      

    Il futuro viaggia in treno

    Amerigo Speranza è protagonista di un fenomeno sociale poco conosciuto della nostra storia italiana del secondo dopoguerra, ha sette anni ed è cresciuto tra i vicoli di Napoli. Il meriodione ha particolarmente sofferto le conseguenze della guerra, la povertà l ignoranza e l'indigenza non offrono alcun futuro per le nuove generazioni. Le famiglie del sud italia hanno dunque poco da offrire ai giovani costretti sin da piccoli alle fatiche del lavoro per poter mangiare e aiutare in casa.. Il fenomeno sociale poco conosciuto è il seguente: le famiglie del nord che hanno più possibilità economiche offrono ospitalità, benessere e maggiori possibilità di futuro a quei bambini meridionali. Attraverso gli occhi del giovane Amerigo viviamo il suo senso di "espatrio". Contro la sua volontà, insieme ad altri bambini, viene portato da Napoli a Bologna e accolto in una famiglia di Modena. La sua vita cambia, diventa Amerigo Benvenuti,si trova a vivere un' infanzia fatta di una famiglia completa, ricca di sogni da poter realizzare, di istruzione e giochi. Per gran parte del romanzo conosciamo i pensieri del giovane che vive prima nella Povertà e poi questo grande cambiamento, riconoscendo le possibilità e aspirazioni che gli vengono offerte ma la nostalgia di casa è forte. È un libro materno sul senso di famiglia nativa e adottiva, probabilmente non è un tema nuovo nel panorama letterario ma è scritto trasmettendo emozioni vere. Queste migrazioni di bambini sono organizzate da associazioni e dalla politica e fanno emergere il senso di unità e altruismo della nostra nazione nel dopoguerra. Tanti piccoli dettagli, tra cui il tema ricorrente delle scarpe che ci fanno sentire più reale e vicino il romanzo. Interessante e non casuale il cambio di cognome di Amerigo da Speranza a Benvenuti. Scrivere due punti di vista, due flussi diversi di pensiero del protagonista, prima da bambino di 7 anni e poi di adulto con problemtiche dei nostri giorni, non credo sia semplice e l'autrice è stata molto brava nel condurci nella storia grazie alle descrizioni dei profumi e delle emozioni percepite. Lo consiglio non solo perché è basato su un evento storico ma perché ne vale la pena.
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  • 15 / 17 utenti hanno trovato utile questo commento
    12/09/2021
      

    bellissimo

    Un pezzo di storia d'Italia per me assolutamente sconosciuta. Storie di 'adozione' anche nel dopoguerra in condizioni di degrado e povertà. La storia di Amerigo e del suo voler rimanere con la sua famiglia 'adottiva' che può dargli un futuro e una stabilità non passa senza lasciare un segno. Un libro ben scritto! Mi è piaciuto moltissimo
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