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2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento18/03/2025
Drammatico e attuale
Una drammatica fuga da Acapulco agli Stati Uniti per sfuggire a chi per vendetta ha fatto uccidere sedici membri della sua famiglia e per mettere in salvo se stessa e suo figlio, gli unici sopravvissuti. Un’odissea allucinante in cui paura, violenza, prevaricazione, sospetto nei confronti degli altri, ma anche atti di generosità disinteressata e solidarietà fanno da sfondo alla lotta per la sopravvivenza e alla speranza di un domani migliore dei migranti sudamericani costretti a fuggire dai loro paesi per cercare rifugio al Nord. Un romanzo molto attuale per capire la sofferenza e i rischi che corrono i migranti per cercare di sopravvivere e trovare un rifugio nel paese che li rifiuta.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
1 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento30/03/2023
un romanzo pieno di pathos
“Lydia si aspettava che sarebbe stato un momento indimenticabile. Che sarebbe successo in un attimo, che nello spazio di un passo avrebbe lasciato il Messico per entrare negli Stati Uniti. Si aspettava di potersi fermare, anche per poco, per guardarsi indietro - fisicamente e metaforicamente - e riflettere su ciò che si stava lasciando alle spalle: l'onnipresente paura di Javier e dei suoi tirapiedi. Dopo diciassette giorni e duemilacinquecento chilometri di sofferenze, vuole provare la concreta sensazione di sfuggire al Suo cappio. Ma vuole anche guardare più indietro di così, pensare alla sua vita prima del massacro, alla sua infanzia felice ad Acapulco. Il costumino da bagno arancione che si era messa tutti i giorni durante l'estate del suo sesto compleanno. I tuffi dalle scogliere di La Quebrada quando era adolescente. Le passeggiate sulla Barra Vieja con il padre quando era ancora abbastanza piccola da dargli la mano senza vergognarsi. Le mille raccomandazioni affettuose della madre. L'università, Sebastián, la libreria. La prima volta che aveva tenuto Luca in braccio. Lydia si aspettava che in un momento quei pensieri l'avrebbero sommersa, tutti insieme, come una piccola morte. Un portale. Come uno di quei serpenti a sonagli del deserto, sperava di cambiare pelle, di abbandonare l'angoscia sul suolo messicano. E invece il momento è già passato, e lei non se n'è nemmeno accorta. Non si è guardata indietro, non ha compiuto una piccola cerimonia per iniziare la sua nuova vita dall'altra parte. Quel che è fatto è fatto. Adelante.” Queste sono i pensieri di Lydia, la protagonista del romanzo “Il sale della terra” di Jeanine Cummins edito “Narratori Feltrinelli”. Lydia racconta in prima persona la sua storia, o meglio uno spaccato della sua esistenza, il momento più buio della sua vita, quando, dopo aver assistito senza essere vista, alla strage della sua famiglia (ben 16 familiari tra cui marito, madre, sorella, nipoti.. sono stati brutalmente uccisi dalla mafia messicana) si ritrova costretta a fuggire cercando di dare un futuro a suo figlio Luca, scampato anche lui alla ferocia di quegli uomini. Un momento di festa, la Quinceañerad di sua nipote, interrotto senza eguali da un complotto di uomini armati e pericolosi, solo lei e suo figlio per fortuite circostanze si salvano da quella carneficina. Da qui inizia il loro viaggio… un viaggio caratterizzato dalla paura e dall’angoscia di essere riconosciuti, trovati e uccisi. Devono in ogni modo cercare di sfuggire a quegli assassini..e Lydia sa bene che non può fidarsi di nulla e di nessuno, le uniche persone a cui avrebbe potuto chiedere aiuto sono tutte morte e riverse a terra nel giardino dell’Abuela, sono soli al mondo. Così inizia il loro viaggio da migranti, si se vogliono salvare la loro pelle non posso avere un’identità perché il pericoloso capo mafia Javier potrebbe trovarli ma anche perché nella fretta di partire non ha avuto il tempo di prendere i documenti del figlio… Un romanzo pieno di phatos, che fa vivere al lettore l’ansia e la paura vissuta dai protagonisti, che ti incolla alle pagine del libro e ti spinge a leggerlo tutto d’un fiato. Le vite di Lydia e Luca si intrecciano con quelle di altri migranti, come le sorelle, due bellissime ragazze dell’Honduras o Beto, un ragazzino solo al mondo con problemi di asma, e anche loro diventano i protagonisti con le loro storie strazianti. Solo la disperazione ti può far percorrere quel viaggio, a saltare su un treno in movimento, a guardarti sempre le spalle, non solo da chi ti sta cercando per ucciderti, ma anche da coloro che dovrebbero proteggerti: la migras, troppo corrotta in messico, ma anche dagli altri cartelli di narcos. Anche in questo libro c’è un tema fondamentale: la fortuna di nascere nel posto “giusto” del mondo ma anche la sfortuna di intrecciare le proprie vite con quelle di pericolosi criminali, e tutto cambia. L’autrice non ha vissuto in prima persona quello che racconta, ma il libro è il frutto dHai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento08/12/2022Cosa viene in mente pensando ad Acapulco? Sole, mare, vacanze. Un posto perfetto per trascorrere una rilassante vacanza. Ma, come molte volte accade, non tutto è come appare. Anche Acapulco può essere un luogo da cui fuggire, soprattutto se non sei un turista! La storia inizia con una festa di famiglia, una di quelle feste che riuniscono tutti familiari per festeggiare i 15 anni della nipote di Lydia, la protagonista principale. Ma all’improvviso lo scenario muta, da gioioso a drammatico, quello che era un ameno “party” diventa teatro di una carneficina. Improvvisamente una banda del cartello locale irrompe nel giardino, fulcro della festa, e falcidia l’intera famiglia. Per una casualità, soltanto Lydia e il figlio Luca di otto anni riescono a scampare alla strage, trovandosi in bagno, dove restano nascosti fino a che i sicari non abbandoneranno la scena. Da questo momento parte l’odissea di Lydia e Luca (ma non solo). Inizia il lungo esodo verso il “Norte”, un viaggio che si snoda da Acapulco fino a Los”Estados Unidos”, alla ricerca dell’affrancamento dalla vendetta del Capo del “Cartello”. Il lungo e tormentato viaggio non sarà in solitaria, ma molti personaggi “disperati” (nell’accezione più piena del termine) si affiancheranno a Lydia e Luca, condividendo il tragico destino che accomuna ogni migrante. La migrazione è sempre un viaggio doloroso, dove si parte lasciando una parte di sé stessi, della propria vita e “lacerando” tutti gli affetti che a quella vita hanno fin lì dato un senso. E allora inizia lil calvario, tra i continui pericoli, le angosce di essere scoperti e deportati, fattori climatici e geografici che rendono più che impervia la sopravvivenza (l’attraversamento del deserto), fino all’esaurimento di ogni risorsa fisica. Con tutto questo e molto di più si familiarizza durante la lettura. Ma, anche in un contesto così drammatico, il libro riesce a carezzarci l’anima con la stretta solidarietà si stabilisce tra i migranti, che si fanno gruppo, si fanno “famiglia"; nonostante tutte le drammatiche difficoltà riescono a sviluppare empatia, trovano la capacità di mettere in gioco la propria sopravvivenza pur di non lasciare indietro nessuno. Ormai l’obiettivo di raggiungere salvi il “Norte” è un obiettivo comune, ci si aiuta come si può, senza lasciare indietro nessuno, dove possibile. Sono due, a mio avviso, i temi centrali del libro. Sicuramente il principale è quello della migrazione, che non si limita a quella economica, ovvero rifuggire la povertà per una vita più degna, se dignità può esserci in una vita da vivere ai margini di società opulente, ostaggi della clandestinità, privati dei diritti minimi di sussistenza. Sono diversi i motivi che possono determinare la dolorosa scelta di lasciare il proprio Paese; per esempio la paura, come nel caso di Lydia e Luca, (terrore della vendetta del “jefe” del cartello locale); ma si emigra anche semplicemente per sopravvivere ai soprusi, alle violenze, agli stupri, ai fantasmi che popolano le vite delle vittime. Una molteplicità di ragioni, tutte rivolte a una vita più degna, più umana. Altro tema rilevante che emerge è quello della libertà di stampa negata e crudelmente osteggiata, tema questo di grande attualità oggi nel mondo e, più che mai in Messico, dove il numero dei giornalisti che pagano con la vita il diritto di esprimere le proprie idee è tra i più alti del pianeta. In questo testo ne è vittima diretta Sebastiàn, il marito di Lydia, il cui articolo di denuncia del “jefe” del cartello” è il motivo dell’eccidio. Il libro scorre con ritmo incalzante, con la giusta tensione, senza mai scadere nella noia o nella banalità; le drammatiche tematiche soggettive dei vari personaggi sono sempre affrontate con equilibrio e, a mio avviso, senza retorica. Lo stile narrativo è molto semplice, fatto per lo più di periodi brevi, senza fronzoli e mai pretenziosi, ma che rendono bene le descrizioni dettagliate dei personaggi e dei luoghi.Hai trovato utile questo commento?
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0 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento27/02/2021
MIGRANTI DI TERRA
L'uomo è sempre stato migrante. I primi erano cacciatori itineranti , poi sono diventati raccoglitori....... Ci siamo sempre spostati per il desiderio di soprovvivere e migliorare le condizioni di vita. Spagnoli e italiani.... hanno riempito il Sud America, i nord europei il nord di quel continente. In qualche momento i migranti sono stati graditi perchè erano utili: c'erano ampi territori da utilizzare. Ora i migranti non li vuole nessuno, ma, per quanto possano soffrire.....non si fermeranno mai.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato