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49 / 49 utenti hanno trovato utile questo commento12/08/2020
Ognuno di noi ha in sé l'inferno e il paradiso, Basil - esclamò Dorian con un folle gesto disperato.
Testo cardine del Decadentismo e in particolare dell'Estetismo, pubblicato nel 1891, descrive l'avventura straordinaria di Dorian Gray - per alcuni aspetti alter ego di Wilde - un giovane eccezionalmente bello, facoltoso, raffinato nonché amante dell'arte, dei piaceri e del lusso che vive nella Londra vittoriana di fine Ottocento. Suggestionato dalle teorie e dagli aforismi di Lord Wotton ( "Life imitates Art..." la vita imita l'arte... ad es. ), ossessionato dall'idea dell'inevitabile sfiorire della propria bellezza, schiavo del suo narcisismo, l'aristocratico protagonista riesce, con un "sortilegio" degno del Dottor Faust, a non invecchiare mai e, d'altra parte, a far comparire i segni del tempo e dei vizi sul suo ritratto ( la sua anima! ) precedentemente realizzato dal pittore Basil Hallward e tenuto accuratamente nascosto in soffitta. Pertanto, nonostante costui si abbandoni nel corso degli anni ad eccessi sfrenati, il suo viso rimane comunque perfetto, mentre il dipinto diviene sempre più ripugnante. Tra l'altro con il suo comportamento cinico determina, seppur indirettamente, il suicidio di una giovane attrice, dapprima sedotta poi ripudiata. Inoltre lo stravagante dandy precipita irreversibilmente nel baratro dell'abiezione quando osa persino uccidere l'amico Basil, reo di avergli ingenuamente chiesto le dovute spiegazioni circa i suoi scandalosi comportamenti. In una successiva occasione, in preda all'esasperazione derivata dai rimorsi, addirittura squarcia con una pugnalata la tela del ritratto e, in quel momento, come se si fosse suicidato, muore anch'egli pugnalato al cuore per una sorta di legge del contrappasso. Misteriosamente il dipinto riacquista il suo precedente splendore mentre il cadavere di un vecchio irriconoscibile giace ormai a terra (soluzione ripresa, con ovvie modifiche, dal racconto "Il ritratto ovale" di E.A.Poe). Da questa necessaria sintesi, propedeutica all'interpretazione, si può dedurre che l'anticonformista e geniale esteta Oscar Wilde nel corso di tutta la narrazione intende esaltare i valori assoluti ed imperituri dell'arte e della bellezza, autonomi rispetto alla morale comune ("art for art's sake", l'arte per l'arte), potenti antidoti contro la volgarità e la banalità della società industriale e borghese a lui contemporanea; per questo mette in particolare rilievo lo straordinario stile di vita dell'eccentrico protagonista, angelico nell'aspetto, spregiudicato ma, almeno inizialmente, innocente. Nella parte finale lo scrittore irlandese evidenzia poi il destino del famoso quadro: l'opera d'arte, carica di valori simbolici, nonostante le angherie subite nel tempo, non solo sopravvive al modello, all'essere umano rappresentato ma, quasi dotato di vita propria, si rigenera fino a riconquistare miracolosamente l'iniziale, vivida, meravigliosa bellezza. Contestualmente Wilde plasma e sperimenta un significativo, mostruoso esempio di sdoppiamento della personalità, una specie di stevensoniano dottor Jekyll-signor Hyde: Dorian infatti oltre ad essere elegante, oltre a distinguersi dalla massa, oltre a forgiare la sua vita come un'opera d'arte, si rivela progressivamente anche perverso, sciagurato, diabolico, quindi edonista disinibito capace di trasformarsi in dissoluto criminale. Il romanzo infatti, pur presentando i tipici tratti del genere giallo-horror con tanto di suspense, si caratterizza in modo peculiare per la sopraffina indagine psicologica/psicanalitica di cui Wilde dà prova soprattutto esplorando la contorta mentalità del personaggio principale, come si evince, con grande impatto emotivo, dall'episodio del delitto: assurdamente orgoglioso, Dorian arriva finanche a colpire alle spalle l'amico Basil non solo perché teme che egli possa rivelare il suo terribile segreto ma soprattutto perché, in preda ad un evidente delirio di onnipotenza, è convinto di poter compiere qualsiasi azione, anche l'eliminazione fisica di un uomo normale, mediocre, "colpevole" di aver tentato di censurarlo.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato