Un romanzo fantasy decisamente interessante, una rivisitazione (ribaltata) tutta al femminile del topos letterario del nostro che viene sconfitto dal cavaliere, salvando la fanciulla offerta come sacrificio. In un mondo in cui sono presenti gli ormai famosi e sdoganati draghi (con elementi che attingono al folklore classico medievale, come le coccatrici, viverne e basilischi ma con tocchi propri di originalità), un’antica creatura torna a minacciare l’umanità e l’ordine. Le nostre eroine (guerriere, regine e cavalieri) ribaltano un topos letterario da sempre maschile, come Perseo e Andromeda, San Giorgio e il drago e tanti altri miti minori. La fanciulla indifesa “spezza” le sue catene (qui figurate dal ruolo sociale e le convenzioni) e salva se stessa e il proprio popolo. Mi è piaciuto il tocco anticonvenzionale, l’unica pecca, a mio avviso, è la mancanza di un protagonista maschile “centrale” ben costruito che bilanci almeno una controparte femminile: coloro che appaiono risultano privi di nerbo e personalità (perdendo realismo nella descrizione umana, che è possibile in un fantasy, vedi “Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco”), che mi fa sempre pensare al Mamoru Chiba del manga Sailor Moon, relegato a ruolo di spalla, ma privo di una struttura definita e solida. Ps. Non so se l’autrice abbia volutamente cercato la somiglianza tra il nome della strega dei boschi (Kalyba) e il Calibano shakespeariano ma sicuramente ha azzeccato l’atmosfera!