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1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento04/12/2022Non conoscevo l'autrice, poi avendo vinto il Nobel per la letteratura, ho voluto leggere qualcosa. Ho trovato questo breve romanzo/racconto, l'ho trovato denso, la scrittrice ha la capacità di condensare una vita in poche pagine, ha raccontato la sua vita in modo magistrale, non so se considerala un'auto biografia, ma sicuramente merita una lettura.Hai trovato utile questo commento?
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5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento20/11/2022
Annie Ernaux non delude
Il posto è un romanzo autobiografico, in cui l’autrice racconta di suo padre, quando ormai lui non c’è più. Attraverso il suo stile di “scrittura piatta che le viene naturale” (cit.), lucida, priva di orpelli, ci narra la storia di un uomo, prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna. Ne emerge un ritratto puntuale, meticoloso, mai indulgente né retorico. Ancora una volta, l’autrice scava nel pozzo dei ricordi, sente la necessità di andare nel profondo per recuperare la memoria di quanto è stato rimosso, come lei stessa precisa in questo passaggio: “Decifrare questi dettagli per me è necessario, ora, mi si impone con necessità in quanto li ho rimossi sicura del fatto che non significassero nulla. Soltanto una memoria umiliata ha potuto far sì che ne serbassi le tracce. Mi sono piegata al volere del mondo in cui vivo, un mondo che si sforza di far dimenticare i ricordi di quello che sta più in basso come se fosse qualcosa di cattivo gusto.” Anche in questo romanzo, come in “Una donna”, scritto dopo la morte della madre, la Ernaux “usa” il lutto per far riemergere il suo vissuto attraverso un’analisi profonda dei ricordi. E ce ne fa partecipi, perché in fondo, ogni volta, anche la nostra memoria si fa “posto” da scandagliare.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento23/03/2021
La vita, come la si ricorda guardandola da fuori
Il giorno della morte del padre,un contadino/operaio /gestore di un bar drogheria, la figlia, voce narrante, si rende conto che il lutto che deve elaborare non è solo quello della sua scomparsa, ma anche, e soprattutto, la perdita di un linguaggio comune, che li aveva divisi ormai da molti anni. Lei, professoressa, ha una vita borghese, si è voluta lasciare alle spalle un'infanzia ed un'adolescenza fatta di sensi di colpa e di inadeguatezza. Ogni piccolo desiderio era stato trasformato in un senso di colpa rispetto alla sobrietà in cui la famiglia viveva, prima per necessità, poi per abitudine. Aveva vissuto lo studio con lo stigma della nullafacenza, in un paese dove tutti lavorano fin da giovani e tutti giudicano le scelte altrui. Le sue origini modeste erano state vissute con senso di inadeguatezza rispetto ai coetanei provenienti da famiglie più abbienti, che conoscevano la realtà con naturalezza. E finalmente l'ingresso in quella società tanto desiderata, avere un proprio ruolo. Al prezzo di perdere empatia e capacità di comprensione del mondo da cui proviene, che ora riesce a leggere solo attraverso un racconto fotografico di episodi significativi, descritti con parole asciutte e chirurgiche. Potente affresco familiare che assurge a storia di una generazione che ha fatto il salto di classe sociale.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
7 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento16/02/2019
felici nonostante i genitori
Si può essere felici, da figli, nonostante i genitori. È di questo che scrive Annie Ernaux ne Il posto, il libro che dedica al padre e al suo rapporto con lui. Questa consapevolezza, che la felicità nostra si può anche fondare su un tradimento nei "loro" confronti si fa crudele quando pensi che anche per "loro" (i tuoi figli) sarà lo stesso. Anche loro presto saranno felici, nonostante te. Con le sue parole semplici e schiette, quelle che chiamano pane il pane e dolore il dolore, Annie Ernaux ci racconta la storia di un uomo che per tutta la vita ha lavorato per fare la figlia "altra da sè" con fatica, con pazienza, senza esitazione, ha lavorato perché la figlia si allontanasse da lui. È così che va sempre? O c'è un'altra via per crescere i figli? Il libro di Annie Ernaux è brevissimo, poco più di un racconto e usa parole quotidiane, ma scava terribilmente a fondo nell'animo dei genitori e dei figli (sia che siamo anche genitori o che siamo "solo" figli).Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato