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Il popolo dell'abisso

London, Jack

Arnoldo Mondadori editore 2018

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A Londra nell'estate del 1902 Jack London condivide la vita di vagabondi, disoccupati e operaie, si veste da clochard e abita nel dedalo di vicoli dove, un quindicennio prima, si aggirava Jack lo Squartatore. [...]
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento

    Marco Ferri

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    01/01/2022
      

    Quello che una volta era miseria e che oggi si chiama precarietà.

    Friedrich Engels scrisse "La condizione della classe operaia in Inghilterra" nel 1845. Marx, in "Il capitale", pubblicato nel 1867, a un certo punto sembra avere un moto di rabbia, quando scrive scandalizzato di una sentenza di un giudice di Manchester con la quale si vietava il lavoro ai minori di 8 anni. Charles Dickens aveva pubblicato "Oliver Twist" nel 1837. È il 1902 quando London si reca a Londra per intraprendere la stesura di questo libro di inchiesta, più giornalistica che sociologica, sul East End, che a un certo punto descriverà come un Ghetto, in cui vivevano emarginati, affamati, in condizioni igienico-sanitarie abominevoli uomini, donne e bambini, sfruttati per pochi penny al giorno. Marx l'avrebbe definito "l'esercito salariato di riserva". "Un tempo, le nazioni d'Europa usavano confinare gli indesiderabili ebrei nei ghetti cittadini. Oggi, la classe che detiene il potere economico ha confinato, con metodi forse meno arbitrari ma non meno drastici, i lavoratori indesiderabili ma indispensabili in ghetti smisurati di squallore senza pari. I quartieri orientali di Londra sono questo ghetto, dove non abitano il ricco e il potente, dove non si avventura il viandante, dove brulicano, procreano, muoiono due milioni di lavoratori." (Cfr. pag. 183). London, si sa, ha idee socialiste, tuttavia più che dalle cause socio-economiche della condizione umana in cui si immerge, come un "infiltrato" nella miseria più nera e degradante, sembra colpito dagli effetti del capitalismo, parola che quasi non pronuncia mai. Anche se a un certo punto cita Engels, che il 23 maggio del 1980, scrive: "Verso l'inizio dell'anno scorso, il maggiore e più miserabile quartiere operaio del mondo, l'East End di Londra, si è messo gradualmente in movimento. il 1^ aprile 1889 venne fondato il Sindacato operaio del gas e lavoratori generici: oggi conta centomila membri. Fu essenzialmente grazie all'azione di questo sindacato a doppia partecipazione (molti lavoratori del gas in inverno sono scaricatori in estate) il grande sciopero portuale che scosse l'infimo stratto della classe operaia del East End sollevandola dalla degradazione. Ai primi del 1889, per evitare lo sciopero, le compagnie del gas concessero la giornata di otto ore: poco dopo, uno sciopero coinvolse per circa un mese i diecimila scaricatori dei 'docks' ottenendo un'eco mondiale e dando impulso a un nuovo movimento sindacale in tutto il paese." (Cfr. nota 2 a piè di pagina 139). Forse proprio questa eco portò London nel East End per immergersi dentro le drammatiche contraddizioni sociali che lì si dibattevano. Leggere "Il popolo dell'abisso" oggi significa riflettere con cognizione di causa sul capitalismo, che qui è nel pieno della sua prima rivoluzione industriale, per confrontarlo con l'era postindustriale che caratterizza la nostra epoca. Ivi compresi i nuovi perimetri dell'indigenza, dello sfruttamento, della disuguaglianza, delle nuove povertà, frutto cattivo della mancata promessa della ridistribuzione della ricchezza.
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