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Il mito di Sisifo

Camus, Albert

Bompiani <casa editrice> 2010

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Questo libro, pubblicato nei 1942, quando Camus non aveva ancora trent'anni, intende ripensare la filosofia dell'assurdo e si inserisce in una precisa tradizione che, da Kafka a Gide, da Kierkegaard a Nietzsche, offre una altissima testimonianza della crisi spirituale che caratterizza il Novecento. [...]
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  • 24/05/2018   

    Il 1942 è l’anno fondamentale, di svolta nell’iter filosofico letterario di Camus. Nel 1942 vedono la luce ‘il mito di Sisifo' e ‘Lo straniero’, studio e presa di coscienza dell’assurdo. “Succede che lo scenario si disgreghi. Ascensore, tram, quattro ore di ufficio o fabbrica, pasti, sonno e lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì e sabato con lo stesso ritmo, questo itinerario è facilmente seguito per la maggior parte del tempo. Un giorno il "perché" sorge e tutto inizia in questa stanchezza tinta di stupore” (Il mito di Sisifo). È il momento della presa di coscienza dell’alterità dell’individuo. L'uomo - l'individuo - e il mondo si scoprono estranei. L'assurdo "non è nell'uomo, né nel mondo. Ma nella loro presenza insieme. Questo è l'unico collegamento che li unisce " . Da una parte l’individuo, razionale, che aspira alla felicità, dall’altra il mondo, silenzioso, indifferente e neutrale, senza un Dio che dia ragioni per vivere. È la teorizzazione di ciò che molti critici hanno chiamato la filosofia dell’assurdo. Ma Camus ha sempre rifiutato di essere considerato un filosofo: "Perché sono un artista e non un filosofo? È perché penso secondo le parole e non le idee ". Camus non è un teorico puro, è un uomo appassionato che ha bisogno di esempi, parla attraverso altri uomini, anche quando scrive ciò che sente nel profondo di se stesso. "un romanzo non è mai una filosofia messa in immagini". ‘Il mito di Sisifo’ è il punto di maggiore vicinanza all’esistenzialismo e allo stesso tempo l’inizio del distacco e dell’autonomia da Sartre
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