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Il fuoco invisibile : storia umana di un disastro naturale

Rielli, Daniele

Rizzoli <casa editrice> 2023

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Si può raccontare un dramma ecologico e sociale come se fosse un incalzante romanzo a più voci? È quello che fa Daniele Rielli in questo libro in cui, cercando di capire cosa sta uccidendo gli ulivi della sua famiglia, ricostruisce le vicende legate all’arrivo in Puglia di Xylella, un batterio che ha causato la più grave epidemia delle piante al mondo. [...]
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento

    Laura Bazzoni

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    30/12/2024
      

    A metà tra saggio e racconto autobiografico, Rielli ci porta nel Salento durante l' epidemia di xylella che ha bruciato, come un fuoco invisibile, ettari di ulivi secolari, tra cui anche quelli di sua proprietà. Ricostruisce le battaglie degli scienziati che chiedevano azioni drastiche per il contenimento dell' epidemia, e il blocco di negazionisti che combattevano per non tagliare gli ulivi, con il risultato di aver permesso alla xylella di espandersi ben oltre i confini del Salento, uccidendo tutti gli ulivi e trasformando connotati ed economia di un intero territorio. Il meccanismo che descrive è simile a quello che poi si è verificato per il COVID, quando ovunque le norme impedivano di uscire di casa e i negazionisti facevano festini, tranne poi ammalarsi e qualcuno morire. Nella vicenda pugliese addirittura gli scienziati hanno finito per essere indagati dalla magistratura, anch'essa scettica di fronte alle loro affermazioni e propensa- senza alcuna prova certa- a credere a interessi affaristici dietro la storia di Xylella. L' ho letto come una dimostrazione sociologica sui danni dell' ignoranza, della mancanza di capacità critica, della tendenza a cercare conferma dei propri bias invece che riscontri oggettivi, che potrebbero metterli in discussione, della preferenza a cercare sempre un nemico esterno a cui dare la colpa, perché è più facile che rimboccarsi le maniche e cercare soluzioni (anche impopolari, da un punto di vista politico, ma efficaci per tutelare la collettività).
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  • 3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento

    Giorgio Grasso

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    07/06/2024   

    Ecodramma salentino

    Si legge come un romanzo, questo saggio che ripercorre dagli inizi fino al suo drammatico epilogo la storia della gravissima epidemia che ha colpito milioni di ulivi in Puglia, creando un danno enorme sia all'ecosistema che all'economia salentina. Ed è una lettura che prende, forse a tratti un po' prolissa e con qualche divagazione di troppo, ma è vincente l'approccio molto personale di Rielli, che possiede insieme al padre un terreno con un certo numero di olivi, tutti via via stroncati dalla Xylella. La storia di questa epidemia è anche quella dei soliti pasticci all'italiana, con da una parte degli scienziati rigorosi e dall'altra un'opinione pubblica distratta e soprattutto condizionata dalla politica. E poi ci sono gli agricoltori, che hanno sofferto maggiormente per l'epidemia, ma che, in parte, sono stati anche i primi a non voler attuare metodi drastici per debellarla. Il libro di Rielli, finito anche nella dozzina dello Strega in rappresentanza dei saggi, ha comunque il merito di raccontare in modo piuttosto equanime quanto è successo. Sperando che si faccia lezione degli errori fatti la prossima volta (perché le epidemie si ripetono, lo sappiamo).
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento
    15/05/2024
      

    Attraverso una narrazione che mescola cronaca, inchiesta e romanzo familiare, Daniele Rielli ricostruisce le vicende dell'arrivo in Puglia della Xylella fastidiosa, un batterio che ha devastato gli ulivi del Salento. La trama è popolata da una varietà di personaggi, tra cui agricoltori, scienziati, politici e cittadini comuni, ognuno dei quali offre una prospettiva unica sulla devastazione causata dalla Xylella. Il ritrovamento del batterio, il cosiddetto "paziente zero", risale all’autunno del 2013. Fino ad oggi, questa calamità ha provocato la morte di almeno 21 milioni di ulivi nel Salento, molti dei quali secolari o addirittura millenari, bruciati da un "fuoco invisibile". L'ipotesi più accreditata sull'origine del batterio suggerisce che sia stato introdotto da una pianta ornamentale proveniente dal Sud o Centro America, presumibilmente dal Costa Rica, destinata ai vivai dell'area di Gallipoli. Questo problema è una conseguenza della cattiva gestione del traffico globale di merci che si muovono tra ecosistemi diversi. Molte sono le analogie tra questa epidemia "vegetale" e quella sanitaria del Covid-19. Entrambe hanno messo in evidenza la fragilità dei sistemi economici e sociali e hanno suscitato reazioni contrastanti, dalle misure di contenimento alle teorie complottistiche. La scarsa preparazione iniziale e la sottovalutazione del rischio hanno aggravato gli effetti di entrambe le epidemie. L'autore torna spesso sull'approccio negazionista di fronte alla Xylella da parte di molti agricoltori e autorità, che si sono rifiutati di credere alla reale minaccia, sostenendo la tesi del complotto per favorire interessi economici o politici. Questo atteggiamento, aggravato da una campagna di disinformazione della stampa locale e dall'intromissione della magistratura, che ha ostacolato il lavoro dei ricercatori, ha ritardato l'adozione di misure efficaci per contenere il contagio, peggiorando la situazione. Rielli dedica ampio spazio alla storia degli ulivi nel Salento, dove queste piante hanno avuto un ruolo centrale fin dall’antichità. In epoca medievale, l'olio d'oliva prodotto era destinato principalmente ai nobili per uso alimentare e per alimentare le lampade nelle case, nei templi e nei luoghi pubblici. Gallipoli era un centro di produzione di olio lampante, che veniva poi esportato in tutta Europa, dando un forte impulso all'economia salentina fino all'arrivo dell'elettricità. Solo agli inizi del Novecento l'uso dell'olio di oliva in tavola ha iniziato ad affermarsi. La distruzione degli ulivi, simbolo e risorsa economica fondamentale del Salento, rappresenta non solo una catastrofe ecologica, ma anche un dramma umano e culturale. Mentre la malattia continua ad avanzare nell'indifferenza generale, il Salento si è ritrovato ricoperto di legna da ardere degli ulivi morti, inutilizzata perché in tutti questi anni le autorità locali non sono riuscite a costruire una centrale energetica a biomassa. Una beffa nella beffa. Il libro è sicuramente di grande interesse e rivela la passione di Rielli per la sua terra. Tuttavia, ho trovato la scrittura eccessivamente prolissa e ripetitiva, con troppi dettagli che non aggiungono valore ma, anzi, tendono a deconcentrare. Comunque, lettura consigliata.
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  • 5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento

    Morena Terraschi

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    01/05/2024
      

    L'epidemia di Xylella che ha provocato la morte di milioni di ulivi nel Salento, modificandone per sempre il paesaggio raccontata da chi l'ha seguita fin dagli inizi con reportage ed articoli ed ha visto gli ulivi della sua famiglia, curati in maniera maniacale dal padre, morire. A metà tra memoir e inchiesta giornalistica Daniele Rielli ricostruisce quello che è successo: la scoperta dei disseccamenti, l'intuizione di uno scienziato, la bravura di un gruppo di ricercatrici e ricercatori nell'individuare il batterio, l'insetto vettore e lanciare l'allarme, il primo avvio di un protocollo di contenimento; di contro l'incredulità di alcuni, l'onda negazionista e complottista, la disinformazione, le accuse, l'intromissione della magistratura che porteranno al disastro finale. In passato in Salento si produceva olio lampante, combustibile per lampade cioè, l'olio da tavola era solo per i ricchi, il consumo di massa è relativamente recente così come è recente lo sviluppo di una filiera di produzione di altissima qualità. Tradizioni (che si pensano centenarie) e filiera messe pesantemente in crisi dal batterio invasore. Tutta la storia è paradigmatica dei disastri della globalizzazione e della libera circolazione delle merci (mai degli esseri umani): il batterio è arrivato probabilmente in una pianta da caffè ornamentale proveniente dal Sud America, in Salento trova un insetto ospite e prolifera indisturbato, il suo arrivo provoca il cambiamento irreversibile del paesaggio salentino, muoiono alberi piantati per produrre inizialmente olio lampante, una industria che ai suoi albori aveva a sua volta modificato il paesaggio con la distruzione di interi boschi. L'unica azione veramente efficace (l'eradicamento non solo degli alberi infetti ma anche di quelli circostanti per un raggio di 100 metri) risulta incomprensibile e viene pesantemente boicottata, chi la rifiuta si rifugia in teorie del complotto e in speculazioni antiscientifiche. Il negazionismo trova una potente cassa di risonanza nei mass media, l'informazione è incapace di informare, la politica è incapace di prendere decisioni, l'ambientalismo diventa un boomerang, la magistratura nell'indagare rallenta ulteriormente l'azione di contenimento. Quello che dovrebbe essere positivo (la difesa del paesaggio, la conservazione della natura, una politica che ascolta, una magistratura che indaga, una informazione che scava) diventa negativo perché parte da prese di posizione a prescindere, non si ascoltano davvero le scienziate e gli scienziati che si occupano del batterio e non si sanno interpretare correttamente i dati che forniscono. Vi ricorda qualcosa vero?
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  • 7 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento

    Daniela Bertoglio

    09/04/2024
      

    La xylella

    Non è un romanzo, ma un saggio sotto forma di il racconto giornalistico su quanto successo in Salento dal 2013 in poi, con l'epidemia di xylella, le fake news, i complottisti, la sfiducia negli scienziati. Uso il termine "giornalistico" perché si tratta di un testo fruibile e comprensibile anche dai non addetti ai lavori, ma resta un saggio, dettagliato e documentato. Daniele Rielli è originario del Salento, la sua famiglia è proprietaria di oliveti, e in questo libro, molto interessante, prende in esame la storia della produzione olearia pugliese, e salentina nello specifico. Il Salento è una zona dove tradizionalmente la produzione di olio era di bassa qualità, era olio lampante, che dal porto di Gallipoli partiva verso il nord Europa, per alimentare le lampade ad olio. Un olio fatto con le olive raccolte a terra, molto mature, addirittura marce, e la produzione, con l'arrivo dell'elettricità subì un crollo. Gli ulivi salentini sono piante antiche, che producono poco, ma hanno una valenza simbolica molto forte, sono l'emblema del territorio, chi li coltiva li considera patrimonio della famiglia, un legame con il proprio passato. Di fatto, l'industria olearia salentina è arretrata, con costi tre volte più alti rispetto alle aziende spagnole, e persino le ricerche scientifiche volte a individuare cultivar più produttive, effettuate anni prima dell'insorgere dell'epidemia, sono state viste con sospetto sia dagli ambientalisti che dai magistrati che anziché studiare scientificamente la questione, hanno mandato avvisi di garanzia a chi stava cercando di trovare soluzioni scientifiche per combattere l'epidemia. E' un mondo alla rovescia, nel quale i fanfaroni, e chi crede a panzane gigantesche, ha la meglio. C'è l'europarlamentare che capisce fischi per fiaschi, ma viene citata come fonte attendibile dalla Procura di Lecce, ci sono le Iene che montano una campagna mediatica di successo basata su balle colossali, si è arrivati al punto in cui "più la malattia avanzava e uccideva, meno le persone sembravano credere alla sua esistenza." Un libro che non so come sia potuto finire nella dozzina del Premio Strega, ma lo ho letto con grande piacere.
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