Nell'aprile del 2001 milioni di italiani hanno ricevuto un fotoromanzo elettorale, Una storia italiana, dove Silvio Berlusconi presentava la storia della propria vita attraverso parole e immagini. Un album ricco di fotografie del Capo.
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Perché il creatore della neotelevisione ama così tanto le fotografie, perché ricorre alle immagini fisse per descrivere la propria persona? Questo libro racconta la vicenda del rapporto tra il tycoon televisivo e la fotografia a partire dagli anni Settanta, quando Berlusconi era un semisconosciuto imprenditore edile, sino ad arrivare alle sue ultime immagini: dalle pose al-l'Alain Delon degli anni Ottanta agli scatti che lo ritraggono nelle vesti di futuro capo di Stato del decennio successivo, dalle foto famigliari a quelle elettorali. 11 saggio descrive il modo in cui il magnate di Arcore ha usato, sia come imprenditore sia ai fini della sua strategia politica, il proprio corpo, e questo attraverso le foto ufficiali e non; ma ragiona anche sull'uso del corpo da parte dei politici postmoderni, e sulle similitudini tra il corpo di Mussolini e quello di Berlusconi. Dai trapianti di capelli alla bandana, dal ritocco fotografico alla chirurgia estetica, il corpo del Capo è diventato la metafora vivente della nostra stessa idea di corpo, della sua durata nel tempo, del suo valore e del suo sfruttamento economico. Nell'epoca in cui ciascuno, come disse Andy Warhol, ha diritto al suo quarto d'ora di celebrità, Silvio Berlusconi risulta essere il più warholiano dei politici, soggetto perfetto per un suo ritratto: l'eternità dell'istante presente.
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