"come fate a prestare servizio se non ci siete?" -"con la forza di volontà e la fede nella nostra santa causa"

Fine della trilogia, si chiude il sipario su questa avventura calviniana: anche in quest ultimo atto siamo stati al galoppo, in battaglia e al servizio di donzelle indifese. Romanzo (o racconto? O fiaba?) decisamente "impari", non democratico: ci sono personaggi che vengono travolti dagli eventi in poche pagine e altri piuttosto statici, incapaci di adattarsi ad una realtá sempre difficile da domare. Breve, rocambolesco, a tratti grottesco: anche qui, non lasciatevi ingannare dalla prima metá del racconto, piuttosto lenta...È un diesel. Finale a sorpresa, che non guasta mai. Consigliato a chi ha appena terminato un tomo difficile da digerire: questa piccola trama vi rinfrescherá.

Questo racconto è l'ultimo, in ordine cronologico, della trilogia 'I nostri antenati' che è un'ironica, fiabesca e profonda metafora dei limiti, dei condizionamenti e delle possibilità della ragione umana. L'ambientazione si trasferisce in un fantasioso Medioevo che non ha alcuna verosimiglianza storica o geografica. Il protagonista è Agilulfo, cavaliere del regno di Carlomagno che, nobile d'animo va per il suo accampamento a raddrizzare i torti e a proteggere i deboli. Il punto è che lui però non esiste, è un'essenza imprigionata nella sua armatura, senza la quale non avrebbe modo di 'vivere'. E poi c'è il suo fido scudiero Gurdulù che, al contrario, esiste fisicamente, ma non sa di esserci. Insomma una storia fantasiosa, arzigogolata, divertente e a tratti malinconica che manda un grande messaggio, tutto da scoprire...