La fama di Malaparte è legata soprattutto a "Kaputt" (1944) e a "La pelle" (1949): ma pochi conoscevano finora questo libro segreto, che potrebbe costituire il terzo pannello del grande affresco sulla decadenza dell'Europa.
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Germinato nel 1946 dal cantiere della "Pelle", divenuto romanzo autonomo, ceduto nel 1948 a Gallimard e poi abbandonato (verosimilmente nel 1950), "Il ballo al Kremlino" è un insolente ritratto della "nobiltà marxista" alla fine degli anni Venti, allorché comincia ad aleggiare l'odore di ferro e di carbone della prima Pjatiletka e l'arresto di Kamenev proietta la cupa ombra delle epurazioni: Stalin, che ogni sera dal suo palco all'Opera scruta l'indicibile grazia della Seménova e sembra contenderla all'enigmatico Karachan, "il più bell'uomo d'Europa"; e le beauties dell'alta società sovietica - come la frivola Madame Lunacarskij -, con i loro amori, i loro intrighi, i loro scandali, i loro volti "avidi e inquieti"; e il biondo e roseo Florinskij, Capo del Protocollo del Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri, che, imbellettato e incipriato, i piccoli occhi gialli cerchiati di nero e le ciglia indurite dal rimmel, percorre Mosca a bordo del suo tarlato landau; e Madame Kamenev, la sorella di Trockij, che con la sua paura e la sua rassegnazione già diffonde intorno a sé un odore di carne morta. Tutti i membri di questa corrotta oligarchia ci appaiono accomunati dal presagio di un tragico tramonto, non meno inesorabile di uno scioglimento romanzesco.