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27/02/2019Nel bel sole caldo di una mattina di febbraio, con curiosità e interesse ho preso in prestito "Testimoni muti" di Diego Zandel che mi era stato descritto come un "memoir". Ed è, infatti, un bel libro di ricordi di un bambino, e poi uomo, nato in un campo profughi italiano. Certo, tra le pagine troviamo tutto il dolore dei profughi istriani, la loro sofferta fuga dalle terre natie, la paura, il distacco dai parenti, l'angoscia di trovarsi, muti, tra gente nuova in terre nuove, eppure, nonostante il tragico distacco dalle radici, c'è, in questo libro - soprattutto nelle pagine in cui si racconta la vita verde dell'autore - come il magico tocco del fanciullino del Pascoli. I ricordi, vividi, del "picio" somigliano tanto a quelli di ogni bambino del mondo e per ciò stesso si sentono nell'anima come autentici. Al bambino Diego, a una festa di Natale, sotto le vesti scarlatte di Babbo Natale, pare di riconoscere gli occhi di suo padre... Durante una pesca ai gamberetti, oh meraviglia: un cavalluccio di mare! Buona lettura a tutti! EsterHai trovato utile questo commento?
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