"Quando Montalbano incornava su una cosa, non c'erano santi". Il narratore che da anni racconta le storie del commissario di Vigàta, lo sa bene. Una parola stonata, un gesto incontrollato, un dettaglio incongruo bastano a mettere in moto le sue indagini.
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Così da un'impercettibile crepa nella "normalità" prendono avvio anche queste nuove storie, in cui Montalbano si imbatte nei crimini e nei criminali più eterogenei e insoliti: vecchie coppie di attori che recitano, nel segreto della camera da letto, un funereo copione; insospettabili presidi in pensione che raggirano generose prostitute; mogli astutamente fedeli che ordiscono crudeli vendette ai danni dei loro tronfi mariti. Il titolo è dovuto all'ultimo racconto, in cui Montalbano, la notte di Capodanno, dopo essersi rifiutato di partire con la fidanzata Livia per la Francia e di passarlo a casa dei colleghi, rimane a Vigàta in compagnia della cammarera Adelina, pronto a gustarsi i suoi deliziosi arancini. I suoi figli sono entrambi pregiudicati, e la combinazione che entrambi siano fuori di prigione per quest'occasione, sembra quasi più rara di un evento celeste o del passaggio di una cometa. Montalbano è proprio felice di poter cenare a casa di Adelina, quando viene a sapere che proprio uno dei due suoi figli, Pasquale, è sospettato di furto in un supermercato di Montelusa. Gli inquirenti, infatti, sembrano aver trovato il suo portafoglio sul luogo del furto. Montalbano è amareggiato più per il fatto che non potrà gustare gli arancini, che per la cattura di Pasquale. Contattato il delinquente, Montalbano riesce a gettare luce, con i suoi soliti trucchi da commissario astuto, sulla vicenda. Il furto è stato compiuto in realtà da un'altra banda di malviventi, ed il povero Pasquale stavolta non c'entra davvero nulla. Una telefonata anonima agli inquirenti, risolverà la faccenda. E salverà la cena di Capodanno di Montalbano.