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4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento15/04/2021La storia è a tutti nota, ma l'edizione del 1818 edita da #neripozza ci restituisce la limpidezza del racconto uscito dalla penna di Mary prima che il marito ci mettesse mano anni dopo per dare slancio a un'opera che appena uscita non riscosse il successo sperato. Una scrittura limpida, dolce, secca, accondiscendente ma mai prevaricante o maniacale ci regala due attori di un unico dramma. La creatura o mostro (non è indifferente la scelta) è quasi una coscienza extra corporea per il dottore, ma dotata di un cinismo e rabbia che si auto alimenta sempre più, incapace di vedere l'altro nella sua incapacità di vedere se stesso. Mentre il dottor Frankenstein (l'unico ad avere il "diritto" di un nome) è l'arroganza di chi si crede dio senza volersi prendere gli oneri e diventra struzzo. Possibile patteggiare per l'uno o per l'altro, ma anche astenersi dal giudizio guardando come una stessa persona sdoppiata che si rimira due volte in uno specchio deformato. Quanto i ghiacci sono alla fine la metafora non solo della morte, ma anche della solitudine di se stessi?Hai trovato utile questo commento?
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