Un figlio, un padre, un redde rationem. Un figlio torna sui suoi passi lungo il percorso attraverso cui è divenuto figlio, lungo le svolte che l'hanno liberato dal padre, infine sul sentiero solitario in cui è tornato al padre.
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Non siamo davanti a un padre qualunque, nè un figlio qualunque: Dino Risi è il regista che ha arricchito di storie, emozioni e immagini la cosiddetta 'commedia all'italiana' e Marco Risi è il giovane che ha sfidato suo padre sul suo stesso terreno per aprire a sè una strada. Si può essere figlio e sentire il padre come maestro? Si accendono le luci in sala e torna quì il cinema, il gran cinema: le relazioni, le battute fulminanti, becere e folgoranti, le amicizie, le conversazioni, Mastroianni, Fellini, le donne, le tante donne leggendarie, l'eros ossessivo che si snoda per tutta la narrazione, luce e magia. Fra le pagine ecco un Vittorio Gassman inedito, e ne esce una storia che sta fra l'epica del cinema e la commedia: si coglie come la vitalità del cinema fra gli anni Cinquanta e Sessanta fosse dipendesse da un clima di intesa, di coesione di conflitto, ma come tutti sullo stesso palcoscenico. Nello scorrere di personaggi, di episodi memorabili, in mezzo a un'Italia che non c'è più, lo spirito guida è il rapporto padre-figlio e il venir meno dei padri: il morire, l'assenza. Qui c'è un padre che talora lascia la frase incisa nell'aria ("Non farlo, quel film") e con la frase si incide un personaggio indimenticabile, severo, infedele, disincantato, elegante, mordace , mentre, nel rifluire delle vicende, comunque emerge la verità dell'essere vivi.