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4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento01/12/2020
L'eco che risuona
Seppur breve, il saggio di Enrico Testa ci presenta un’interessante analisi sul romanzo novecentesco, in particolare sul personaggio, ‘io sperimentale’ tra essere e possibilità di essere (Kundera). L’autore ne individua due tipi: 1) il personaggio «assoluto» (figura convessa/intransitiva, solitamente si esprime nella forma del monologo): è contraddistinto da una sostanziale assenza di evoluzione/mutamento; aspira con passione alla verità a scapito di qualsiasi altro valore, in tragico e ostinato dissidio con la realtà nella sua esasperante soggettività, a volte veri e propri eroi dell'antivita (ne è un esempio il Joseph K. di Kafka) 2) il personaggio «relativo» (figura concava/transitiva, solitamente dialoga o s’immette in una partitura compositiva plurivocale, tuttavia non è necessariamente ‘buono'): si misura con la prosa del mondo (Hegel), partecipa del tempo che ha in sorte e si modifica (per il concetto di ‘metabolé' aristotelica) entrando in rapporto con gli altri, mettendosi nei panni altrui (ne è un esempio il Franz Biberkopf di Döblin o il Jacques Austerlitz di Sebald) Da qui è possibile individuare considerazioni che si allargano a macchia d’olio e vanno a toccare, ad esempio, il tipo di narrazione o innestano approfondimenti e relazioni sui concetti di tempo, linguaggio, genere e genealogia, oltre che punti di snodo per la definizione del concetto di identità. Al di là del loro essere eroi o figuranti, ‘sentiamo’ questi personaggi: li odiamo e li amiamo perché entrano in relazione dialogica con noi. Forse deriva anche da ciò il grande amore che proviamo per la letteratura.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato