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05/08/2022
Libro perfetto come sciacquacervello
Pur amando De Giovanni, avevo abbastanza sdegnato la serie Settembre, poi per caso ho visto qualche puntata della fiction e mi sono incuriosita perché ero certa che con i libri c'entrasse poco ("liberamente ispirata", ecc.). Una specie di giallo farsa. La storia gialla c'è, molto simile a un'altra che ho appena letto di un altro autore (non mi interessa capire chi ha copiato chi o se si tratti di mera coincidenza). Fatto sta che la Mina televisiva non ha le tette della Mina letteraria (e vabbe' che va in prima serata e non si può), Domenico "chiamami Mimmo" nel libro è bello ma imbranato, le amiche sono tutt'altro, pure il marito non è il fedifrago Pasotti (ma perché fa sempre il traditore nelle serie questo qui?) ma un bravo magistrato scaricato dalla moglie. La cosa curiosa, ripeto, è il tono a metà tra il giallo e la farsa, mentre la serie è nettamente più "romanticosa". MDG dice che si diverte molto a scrivere le storie di Mina e non ho difficoltà a crederlo. A me non fanno impazzire, a tratti sorrido (sui film di Robert Redford ad esempio), ma più spesso mi viene da pensare "e dovrei ridere?". Si legge leggero leggero, le storie che da casinista assistente sociale, Mina risolve genialmente, del tutto inverosimili, ma a me il cervello riescono a sciacquarlo. [Emanuela BdRBa]Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento28/07/2020
Prospettive
Gelsomina Settembre, detta Mina, è la nuova creazione dell’inesauribile Maurizio de Giovanni. La lettura del libro presenta almeno due punti di vista. Il primo è quello del maresciallo Gargiulo secondo il quale il suo superiore, il magistrato De Carolis, dà una sensazione di perenne presa per il culo. (cito dal libro). Se accogliamo questo punto di vista, che definirei goliardico, non per il maresciallo, tuttavia, allora protagoniste del libro sono le tette di Mina, come sostenuto, con autorevolezza, da Trapanese Giovanni, detto Rudy, portinaio dello stabile nel quale ha sede il consultorio presso il quale presta servizio la titolare delle suddette. Solo a metà del libro veniamo a conoscenza di un altro punto di vista, più drammatico. Quello, cioè, di Domenico Gammardella, chiamami Mimmo, il ginecologo del consultorio, bello come Robert Redford e per questo assediato da centinaia di donne che pretendono di essere visitate solo da lui, il quale si accorge, è vero, della femminilità prorompente di Mina, alla buonora verrebbe da dire, ma che rimane tramortito dagli occhi neri della ragazza. Questo attimo, brutalmente disintegrato dall'inopportuno ingresso del portinaio, resta l’elemento fondativo e rivoluzionario della nuova vita del dottor Gammardella, chiamami Mimmo. Il libro è un giallo, però, e ce lo ricorda a chiare note Flor che entra nel consultorio perché “mio padre ammazzerà mia madre”. E ce lo ricorda la sequenza di singolari omicidi, quasi dei quadri nella loro perfezione, preceduti dell’invio di dodici rose. Ciò non di meno, sempre per avvallare il primo punto di vista, la madre di Mina, Concetta, sorride mefistofelica. Il magistrato De Carolis entra in scena con una frazione di ritardo perché la serratura del bagno chiude al contrario. Una Napoli allegra, quindi, che si diverte a prenderti in giro. Ma la vera Napoli è un'altra. Le varie Deborah, Samantha, rigorosamente con la “h”, e perfino i Kevin, combattono una battaglia quotidiana, a mani nude, per riguadagnarsi una nuova possibilità. Queste donne, soprattutto le madri, e ancor di più le madri che devono portare a termine vendette antiche, quando ridono la loro risata è come la carta vetrata e il rumore che fanno è quello di unghie spezzate sulla lavagna. Alla fine il colpevole viene smascherato e assicurato alla giustizia, altrimenti che giallo è. Il vero finale, tuttavia, si compie quando Mina stravolge la peggiore delle GdM e riesce a salvare due vite che sembravano spezzate per sempre.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento14/07/2020Come tutti i romanzi di De Giovanni me lo sono gustato pagina per pagina, anche qui un bel lavoro sia nella scrittura, sempre attenta e particolareggiata soprattutto nello scegliere i termini da utilizzare, sia nella trama avvincente anche stavolta. Personaggi ben caratterizzati e linguaggio non alla portata di tutti, questo lo stile di Maurizio che ormai fa parte di me.. peccato troppo pochi i romanzi. Da leggere.Hai trovato utile questo commento?
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8 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento09/03/2020
Più spazio ad un bel personaggio
De Giovanni aveva introdotto il personaggio di Mina Settembre nei racconti brevi per le raccolte di racconti gialli della Sellerio. Finalmente Mina ha il suo romanzo!Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
7 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento12/02/2020
le tette di Mina
Le tette di Mina mi sono sembrate le protagoniste del libro: ammirate dagli uomini e odiate dalle donne. De Giovanni mi è sembrato ripetitivo nel ricordarci costantemente le grandi prerogative di Mina e anche i film di Robert Redford a cui sembra assomigliare il buon dottor Gammardella. La trama del romanzo è un pò inconsistente, casuale, comunque si legge scorrevolmente e l'autore rimane un grande narratore della Napoli che molto ama.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento19/01/2020
una nuova saga?
Inizia una nuova sfida per De Giovanni: farci innamorare di un nuovo personaggio, Mina Settembre. Stramba assistente sociale persa tra i meandri di una città magica e sotile come solo Napoli sa essere. Tanti personaggi minori, apparsi in precedenti racconti, ci accompagnano per le strade di una città contorta, alla scoperta di un nuovo colpevole. Con uno stile che non lascia spazio a ripensamenti e incede dalla prima all'ultima pagina senza respiro.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
14 / 14 utenti hanno trovato utile questo commento12/01/2020
UN NUOVO PERSONAGGIO PER DE GIOVANNI
Terminate le avventure ( indimenticabili) del Commissario Ricciardi, De Giovanni ci presenta un nuovo personaggio, in verità già presente in due precedenti racconti. Mina Settembre è assistente sociale presso i Quartieri Spagnoli, è assillata da una madre insopportabile e da un altro problema...In questo romanzo si intrecciano due vicende, una delle quali ci porterà a scoprire un killer vendicatore, come nel romanzo d'esordio dei bastardi. De Giovanni è un grande narratore, usa sapientemente le parole e ci accompagna nel mondo oscuro e difficoltoso dei Quartieri. E presenta una nuova galleria di personaggi davvero intriganti.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
11 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento08/01/2020
Settembre non è soltanto un mese...
È un De Giovanni diverso rispetto alle serie più note quello che leggiamo in questo racconto. Un racconto che, come esplicitato dalla stessa presentazione, vuol essere l’occasione per offrirci lo sguardo su “una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere”. E per farlo si serve di personaggi comparsi solo in occasione di brevi racconti, ma che qui assurgono al ruolo di protagonisti. E se la presentazione ce li dipinge come “maschere farsesche” non è per sminuire la tensione o dimidiare la personalità dei protagonisti, ma solo per spiegare quale sia l’anima del racconto; ben testimoniata anche dal linguaggio. Basti pensare allo stucchevole (ma non casuale) ripetersi di citazioni di film in cui il dottor Gammardella viene accostato a Robert Redford, a seconda delle circostanze e di ciò che prova Mina Settembre, ovvero la grande protagonista di questo romanzo nonché destinataria del ripetuto (e inquietante) omaggio floreale. Nemmeno è difficile cogliere la presenza di altre citazioni all’interno della narrazione. Quando De Giovanni descrive la portiera dello stabile è impossibile non rilevare il chiaro riferimento a Luciano De Crescenzo ed al suo “Così parlò Bellavista” nella figura del sostituto portiere Ferdinando Amodio “ figura mitologica avente la parte superiore umana e la parte inferiore costituita da una sedia”. Ma De Giovanni richiama anche sé stesso nel rappresentare la macabra ossessione del vendicatore; che tanto ricorda nelle atmosfere, sia pure nella totale diversità della storia e degli sviluppi (a cominciare dallo specifico rituale delle rose), il vendicatore de “Il metodo del coccodrillo”, ovvero il romanzo d’esordio del commissario Lojacono (da cui deriveranno i Bastardi di Pizzofalcone). Dico la verità: con questo romanzo non è stato amore «a prima riga», ma ho avuto fiducia nella capacità di questo straordinario affabulatore (termine che per lui uso sempre nella migliore accezione possibile) e, alla fine, mi sono sentito ripagato a sufficienza. Ultimata l’epopea dell’amato (da lui e da me) commissario Ricciardi, non mi stupirei di scoprire che questo è stato il primo (vero) appuntamento con una nuova serie.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato