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8 / 12 utenti hanno trovato utile questo commento17/01/2025
Vis Vim Vi Roboris.
Chi se la ricorda ? Una particolarità della terza declinazione latina. "La Forza con la Forza respinge la Forza". Un detto, anzi, un modo di pensare degli antichi romani. Che potremmo, forse, anche ricordare come guerrafondai ma sicuramente una grande, enorme civiltà. Un bel libro. Scritto bene. Con riferimenti abbastanza precisi e coraggiosi sulla sfera privata. Ma fulcro del libro è quanto accaduto ad Acca Larentia e l'uso che ne è stato fatto dalla destra. Destra non mi piace. La vera destra è etica, profonda, colta. Questi sono fascisti. Dovremmo avere di cominciare a chiamare le cose con il loro nome. La destra fascista si dichiara vittima. Ed ogni anno ripete il rito. Due morti più uno. Morti diverse ma sempre, questo sia chiaro sempre, da evitare, da condannare. Ma i morti non sono stati solamente tre. Se ne sono aggiunti altri, Dall'altra parte. Mario è morto in carcere. Si moriva spesso in carcere in quei tempi. Si cadeva dalla finestra. In Germania addirittura ci si suicidava con un colpa di pistola. Si. Un detenuto in massima sicurezza che si spara in testa. Rossella ha due coraggi. Diversi e in tempi diversi. Nel non cadere, subito, nel gorgo, nel vortice della disperazione e, dopo, di combattere, mai smettere di combattere con quelle pochissime armi contro un'enorme ingiustizia. Ingiustizia che conveniva a tutti, proprio a tutti, dimenticare. Ingiustizia di come un ragazzo di poco più di vent'anni si possa "essere suicidato" in una cella anti suicidio con il presidio continuo delle guardie carcerarie. Un libro che andrebbe divulgato, discusso. Certo discusso. Si può o no reagire con la violenza alla violenza ? Gli antichi romani dicevano di si.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento21/08/2024Ho divorato, questo libro che come la stessa autrice dice, non è un saggio nè una inchiesta, ma io lo definirei un romanzo di vita, uno spaccato di società che ci appartiene. a me ha fatto rivivere quegli anni, le lotte gli orrori le violenze, una italia divisa, spaccata, dove la politica ra anche sangue. La devo ringraziare perchè ha avuto il coraggio di squarciare un velo, il velo dell'oblio. Che poi non sia entrata in finale non mi stupisce, ormai lo Strega è diventato un premio di scarsa qualità. alla fine dico , grazie, c'è ancora qualcuno che ha coraggio e dalla stessa parte mi troverà.Hai trovato utile questo commento?
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4 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento30/06/2024Valentina Mira (di cui avevo già letto l'ottimo X) mescola biografia e cronaca nel raccontare la storia di Mario Scrocca e della sua famiglia. Una storia che comincia negli anni di piombo, dall'uccisione di due militanti del Fronte della Gioventù ad opera di militanti dell'estrema sinistra, a cui seguirono gli scontri che portarono alla morte di un terzo giovane per mano della polizia e che segnò la rottura di parte del movimento fascista con l'MSI. Una storia che prosegue nel 1987 quando Mario Scrocca viene fermato per quell'agguato, portato in carcere si suicida in una cella anti-suicidio. L'inchiesta si concluderà in niente e alla moglie Rossella Scarponi resterà il dolore e la fatica di crescere un figlio da sola. Diciotto anni dopo Valentina Mira conoscerà Rosella Scarponi e decideranno insieme di raccontare ancora una volta la storia di Mario, non limitandosi ai fatti ma anche scavando nelle conseguenze per Rosella, per suo figlio e per la sua famiglia e intrecciandoci elementi della propria biografia. Il più contestato della dozzina del Premio Strega riesce, intrecciando privato e pubblico, a dare il senso della pervasività del fascismo, della sua preoccupante recreduscenza, del fallimento della giustizia e delle responsabilità politiche che portarono alla morte di Mario Scrocca.Hai trovato utile questo commento?
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9 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento24/06/2024
Peccato
Un libro con un grande potenziale ma che si perde completamente a causa dell'autrice. La storia doveva essere quella dei Mario Scrocca morto a Regina Coeli negli anni Ottanta in circostanze da chiarire. Una morte politicizzata secondo la moglie. Il libro vorrebbe e dovrebbe essere la storia di questa morte e di questa coppia ma in realtà è inframezzata dalla storia d'amore dell'autrice con un ragazzo che segue idee politiche di destra e che ha sentimentalmente lasciato un segno nel cuore dell'autrice che quindi non fa che parlarne male e farlo passare per un 'mostro'. Questa parte del libro è un j'accuse verso una persona che quindi non avrà diritto di replica e che nulla porta alla storia di Mario Scrocca, diciamo che sembra quasi che la storia di Scrocca sia il pretesto per scrivere la storia sentimentale di Valentina Mira. Mi chiedo come sia stato possibile candidarlo al Premio Strega. Spero decisamente non vinca perchè non lo meriterebbe!Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
5 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento22/05/2024Bene cercare di fare luce su un caso irrisolto, ma male far passare il messaggio che la violenza a volte è necessaria, anzi giusta, visto che hanno cominciato gli altri. Cara autrice, la violenza è SEMPRE sbagliata.Hai trovato utile questo commento?
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8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento08/05/2024
Lasciate ogni speranza o voi che entrate (in carcere)
Il merito principale di Valentina Mira è quello di aver riportato agli onori della cronaca la tristissima storia di Mario Scrocca (e infatti l'autrice, dopo la nomina nella dozzina Strega, è finita nel mirino di una certa "critica" destrorsa e nei social le sta andando anche peggio), che era sì di estrema sinistra, ma con molta probabilità non c'entrava niente con gli omicidi di Acca Larentia, di cui fu accusato. Però finì morto in carcere, se suicida o ammazzato resta ancora oggi un mistero degli anni Ottanta. E la narrazione di Mira è forte e accurata nei particolari e nei sentimenti, seppur romanzata, come lei stessa afferma, ma comunque si nutre di una fonte primaria quale Rossella, allora moglie di Mario. Il problema di Mira consiste nell'inframmezzare la narrazione dei lontani eventi e la realtà quotidiana di Rossella con la sua biografia, che vede nel suo passato un fidanzato fascista, che ha lasciato in lei delle ferite che fa fatica a rimarginare. Ora, l'autrice ha tutta la mia comprensione, ma l'efficacia di questo romanzo/storia vera di Mario Scrocca sta nel parlare di una ingiustizia, perché morire come morì Mario non è da stato civile. E allora perché annacquarla con i propri problemi personali, che fanno sì che Mario sembri un martire di certa sinistra (e forse lo fu anche in un certo senso), a fronte di una destra fascista prevaricatrice. Se negli anni Settanta c'era il terrorismo nero ci fu però anche quello rosso, è bene non dimenticarlo. Romanzo comunque molto valido, perché affonda nella nostra memoria, e fa un po' male.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
7 / 10 utenti hanno trovato utile questo commento02/05/2024
Gli anticorpi della libertà
Dalla stessa parte mi troverai è un libro su tante cose: l'innamoramento di due ragazzi giovanissimi, la loro storia d'amore, le loro lotte sociali, le vicende che hanno attraversato (spezzato?) le loro vite, la società in cui sono nati e cresciuti, la lotta e la violenza politica...e tanto altro che non voglio svelare per non togliere nulla alla lettura. Un bel libro, anzi bellissimo, e necessario. Leggetelo e capirete.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
6 / 15 utenti hanno trovato utile questo commento24/04/2024
Un libro necessario
È stato difficile leggere questo libro perché io conoscevo Mario. Non eravamo particolarmente intimi, ma i genitori di Mario e i miei nonni si sono sempre apostrofati con i titoli di comma' e compa'. Eravamo mezzi parenti come tutti nei paesi. Per questo ho fatto molta fatica ad andare avanti. Questo però è un libro necessario, pur con tutti i suoi difetti, un libro che mette in luce certe trame che hanno avvelenato gli anni Settanta e soprattutto pone finalmente l'accento sul piagnisteo che ci ammorba da destra da parecchi decenni. "Il vittimismo dei carnefici mi gela le vene ogni volta [...]. È un meccanismo perverso, orrorifico. Se c’è qualcosa che davvero mi spaventa, è che questa terra sia calpestata da individui del genere. Finché ci forzeremo alla retorica del dialogo, del perdono in assenza di presa di responsabilità, e della pacificazione a tutti i costi, noi saremo in profondo, profondissimo pericolo. E di certo uno dei motivi per cui ho scritto questo libro è la necessità di stroncare quella retorica. Quella secondo cui se perdoni ti dimostri superiore. A me non interessa in alcun modo ottenere, o darmi da sola, attestati di superiorità. Mi interessa l’incolumità delle persone, e la loro salute mentale. Mi interessa vivere in situazioni in cui il negazionismo non ha spazio perché noi non glielo lasciamo più. Mi interessa, sì, che i fascisti non ottengano il perdono di nessuno."Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
17 / 18 utenti hanno trovato utile questo commento13/04/2024
Una storia irrisolta
Premesso che l’autrice nelle note per il lettore, avverte che “questo resta un romanzo e non un saggio, men che meno un verbale di polizia”, il libro è un ibrido tra romanzo e cronaca. Il tema verte su fatti realmente accaduti con qualche inserto di fantasia, che la Mira esplicita nelle note, comunque non sostanziali ai fini della vicenda. La storia è quella di Mario Scrocca, un militante di estrema sinistra. Quoto pari pari la sintesi della storia fatta dal figlio, come riportata nel libro, efficace nel descrivere i fatti: “Il 7 gennaio del 1978 dei ragazzi, dei militanti di destra, stanno uscendo dalla sede dell’Msi di via Acca Larentia, e vengono attaccati da un gruppo di cinque persone che a tutt’oggi rimane anonimo. Queste cinque persone armate di mitragliette sparano su questi cinque ragazzi, ne feriscono alcuni, e quel giorno muoiono due ragazzi che hanno all’incirca vent’anni. Si chiamano Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti. La sera stessa i militanti di destra, insomma, un po’ di tutta Roma decidono di indire un sit-in di protesta proprio lì, alla sede di via Acca Larentia. Durante questo sit-in scoppiano degli scontri con le forze dell’ordine e rimane ucciso un ragazzo di diciannove anni, un militante di destra di Colle Oppio. Si chiamava Stefano Recchioni. Ora, passano dieci anni, quasi dieci anni. È il 30 aprile 1987 e mio padre, Mario Scrocca, che all’epoca era un infermiere, e un sindacalista, viene arrestato e viene accusato insieme ad altri quattro, mi sembra, del duplice omicidio di via Acca Larentia. Poche ore dopo, neanche un giorno dopo, il 1° maggio del 1987, la sera, mio padre viene trovato impiccato in una cella di Regina Coeli. Non è solo una cella progettata come una cella anti-suicidio: è proprio progettata come una cella anti-impiccagione. E quindi capirai che la morte risulta... parecchio sospetta. Successivamente vengono assolti tutti gli imputati, tranne mio padre. Che muore a ventotto anni, lasciando soli mia madre, che all’epoca ce ne aveva venticinque, e un bambino di due, che ero io. Questa è in sintesi, diciamo, la storia”. Le mie sensazioni sul romanzo sono discordanti; buona parte del libro, ovvero fino alla ricostruzione delle vicende di Mario, mi ha coinvolta e interessata, scritto con uno stile leggero nonostante la tragicità dei fatti, ma troppe le asserzioni retoriche, talvolta stucchevoli. Non mi ha convinto per per niente la parte che tratta delle sue vicende personali per "spurgare anche qui, su queste pagine, le stille di quel veleno fascista che mi sono rimaste dentro.” I conti riguardano una relazione tossica, ormai alle spalle, con un fascista. In queste pagine, Mira esprime una visione manichea riguardo alla differenza tra terrorismo rosso e quello nero, giustificando il primo perché in risposta al secondo. E’ un assioma che non mi convince. Il terrorismo è sempre terrorismo. Va dato merito a Mira di aver riportato alla memoria di tutti la storia di Scrocca, una delle tante pagine oscure piene di domande irrisolte. Ad aiutare l’autrice nella ricostruzione del libro è stata la moglie di Mario, Rossella Scarponi, a cui si devono frequenti deviazioni autobiografiche.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
20 / 21 utenti hanno trovato utile questo commento06/04/2024Avevo letto da qualche parte che si trattava di un romanzo sui morti di via Acca Larentia, a Roma, nel 1978. Invece il libro è su una delle persone che, a distanza di una decina d'anni dal fatto, venne accusato di aver fatto parte del gruppo di fuoco, in base a indizi a dir poco campati per aria (essere un ragazzo, chiamarsi Mario, abitare a Roma est, e avere i capelli ricci e scuri, caratteristiche comuni a decine di migliaia di persone probabilmente). Venne arrestato, portato a Regina Coeli in cella di isolamento, e trovato impiccato poche ore dopo, in quella che viene definita "cella anti impiccagione". Si fa fatica a credere si sia trattato di suicidio, ma questa è la conclusione cui giungono sbrigative indagini. Mario Scrocca ha lasciato una giovane moglie e un figlio di due anni e mezzo, che a distanza di 37 anni ancora cercano risposte. Valentina Mira racconta anche un poco del suo passato, le sue relazioni tossiche con uomini di estrema destra, manipolatori, violenti, perché lei stessa ha un passato destrorso, che ora rinnega in maniera netta. Ma tutto il libro più che un romanzo sembra un instant book uscito con quasi 40 anni di ritardo, con tanti passaggi davvero pieni di retorica.Hai trovato utile questo commento?
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