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20/06/2019
Arrivederci o addio?
Come Costantini ci ha abituato, la narrazione è bipartita ma al suo interno è possibile cogliere vari aspetti duali (connotati da dualità). C’è un «prima» ed un «poi» nei tempi e negli esiti dell’inchiesta, come ben spiegato dalla presentazione, che si sviluppa nell’arco di ben ventotto anni, intersecandosi temporalmente con altre vicende di cui già abbiamo letto. Ma c’è un «prima» ed un «poi» da rilevare anche o soprattutto nella figura del nostro protagonista. Il Balistreri del 1990 è un personaggio ancor più cinico e disincantato, se possibile, del commissario che si era occupato del caso di Elisa Sordi (“Tu sei il male”); la cui unica vera (pre)occupazione è quella di trovare una donna sempre diversa per passare la notte. Il suo atteggiamento è ben spiegato (a posteriori) da questa risposta di Silvana a Linda: “A tuo padre non interessava quell’indagine. Né tutto il resto, in realtà. Era come se non fosse davvero lì”. Il Balistreri del 2018 è ormai in pensione ma, soprattutto, è un uomo che soffre di una sorta di amnesia selettiva; uno strumento di autodifesa, come spiega a Bianca la dottoressa che lo segue, perché “il dottor Balistreri temo sia il tipo di uomo per il quale la coscienza è più forte della memoria”. Bianca Benigni (“La moglie perfetta”) e Linda: le due attuali «donne della sua vita», “alleate nella vecchia illusione di ogni donna che aveva incrociato Michele Balistreri: salvarlo da se stesso”. Il rapporto con le donne rappresenta un altro tema importantissimo del romanzo, sia nello sviluppo generale sia nello specifico mondo di Balistreri. Un tema in cui è lecito parlare di dualismo, più che dualità. In via generale, lo scontro tra un mondo prettamente misogino e l’ansia di rivincita (a volte, di sopravvivenza) delle donne costituisce il motore sotterraneo del romanzo, la vena carsica che lo attraversa per poi manifestarsi clamorosamente. Di quel mondo maschilista Balistreri fa, a suo modo, parte ma in maniera assolutamente diversa: “Sei l’unico uomo davvero leale che ho conosciuto”, pensa Suor Francesca, e per questo “aveva supplicato Dio di salvare Michele Balistreri dalla morte”; ringraziando il Signore ogni giorno, anche mentre Gli chiede perdono “per avergli mentito anche oggi, ma l’ho fatto per lasciarlo vivere. Per lasciarlo libero”. Libero dalla sua rabbia ma, soprattutto, dai sensi di colpa. Quella terribile sensazione di esser stato, per sue negligenze, causa di un gravissimo ed irreparabile «male» muove il vecchio Balistreri all’azione ancor più degli incitamenti di Linda e della sua vecchia fedelissima squadra. Ma il Balistreri che in questo episodio indaga per suo conto è un uomo completamente diverso, perché Linda e Bianca “avevano tolto la rabbia dalla sua vita, ma la rabbia era anche il motore con cui dava la caccia agli assassini”. Questa volta per Balistreri non è importante la caccia: quello che vuole è la verità. Eppure, se la verità sulle sue colpe gli verrà nascosta per sempre anche da Linda, Balistreri riuscirà, alla fine, a comprendere il reale svolgimento degli eventi e le sue conseguenze; ma solo per lasciare immutata la situazione, come promette ad una spaventatissima Silvana. Fu allora che “Silvana lo guardò negli occhi. Erano sempre nerissimi, ma qualcosa era cambiato. Quella rabbia, quel disprezzo, quella terribile intensità, avevano lasciato il posto a qualcosa che non avrebbe mai immaginato di vedere nello sguardo di Michele Balistreri. La comprensione e la compassione”. Manca ancora qualcosa. Manca il degno finale, che arriva nel giorno del suo compleanno. Mentre Linda, Bianca e la sua squadra lo attendono a casa per festeggiarlo, un Balistreri sorridente e pacificato appare improvvisamente sul monitor del computer: alle spalle il suo amato deserto e al suo fianco Angelo Dioguardi. L’ultima immagine che, in un colpo solo, richiama sia le origini di Mike sia la prima pagina del primo romanzo. Come a voler racchiudere e forse concludere una lunghissima avventura.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
19/03/2019Roma 1990, estate, nel pieno dei Mondiali di calcio: il figlio di un costruttore scompare, i familiari minimizzano il fatto a cui però sembra collegata la scomparsa di una ragazza campana. Balistreri indaga, controvoglia e maldestramente, nonostante il supporto del bravo Corvu e il pungolo di un magistrato leghista assai ambizioso. Roma 2017, Balistreri è in pensione e ricorda poco e male di quella indagine a cui è costretto a ritornare, scoprendo dopo quasi 40 anni quello che allora non aveva saputo capire o vedere. Questa in breve la trama del sesto romanzo di Costantini con protagonista Michele Balistreri: poliziotto antipatico e sgradevole, con pochi pregi e molto difetti. Come gli altri romanzi Costantini utilizza due piani temporali, nel primo traccia una indagine poco riuscita, nel secondo ritorna sull'indagine e la risolve. In questo troviamo tre personaggi femminili che cercano di affermare se stesse in un clima violentemente misogino, a cui loro rispondono usando le stesse armi che usano gli uomini. Ma troviamo anche un Balistreri smemorato che nella perdita dei ricordi trova finalmente la serenità obliata di cui sentiva da tempo il bisogno. Non mi ha entusiasmato, nonostante l'accortezza dell'autore nel gestire i temi narrativi.Hai trovato utile questo commento?
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