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Corpo felice : storie di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va

Maraini, Dacia

narrativa Rizzoli <casa editrice> 2018

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Una madre che non ha avuto il tempo di esserlo. Un figlio mai cresciuto. Tra di loro, i giorni teneri e feroci, sognati eppure vividissimi che non hanno vissuto insieme. E un dialogo ininterrotto che racconta cosa significa diventare donne e uomini oggi. [...]
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    17/09/2019   

    IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

    Un corpo felice è un corpo fertile, “capace di partorire figli ma anche pensieri e desideri, progetti e sogni.”. Dacia Maraini, con il suo ultimo bellissimo libro, Corpo Felice, cerca di dare risposte a domande che ci poniamo da sempre, e lo fa in un dialogo immaginario con il bambino che perse al settimo mese di gravidanza, assistendo alla sua crescita immaginata e affettuosamente indirizzandolo lungo un percorso di onestà intellettuale. Racconta al bambino, chiamandolo Perduto, che una donna emancipata purtroppo non cambia il mondo e che il linguaggio utilizzato è tutto al maschile. La ricostruzione mitologica e psicologica della donna attraverso figure storiche, non lascia dubbi: la misoginia fa parte anche dei più grandi autori. La sua storia parte da Eva fino ai giorni nostri, incontrando figure femminili che si sono opposte all’ignoranza e all’inferiorità sancita da una chiesa che aveva interpretato il vangelo a suo comodo. Le donne non avendo accesso alle scuole crescevano ignoranti e ingenue, ma questo era il principio dei precetti imposti dall’alto, secondo i quali gli “angeli del focolare” dovevano servire figli e mariti nell’obbedienza totale. Il dialogo con Perduto cerca di ricostruire un linguaggio rispettoso nei confronti delle donne, parlando dei diritti acquisiti faticosamente e che ancora adesso stentano ad essere riconosciuti. Come posso non consigliare una doverosa lettura di questo libro, ai nostri adolescenti, che ancora non hanno le idee chiare sul fanatismo maschile e le religioni che lo supportano? Un esempio per tutti il caso di Malala Yousafzai, alla quale hanno sparato in testa ,“perché con la sua morte desse un esempio del pericolo che corre un cervello che pensa, peggio se femminile.”. Malala è sopravvissuta e oggi è il simbolo vivente del diritto all’istruzione delle ragazze. “L’autonomia di pensiero fa paura ai fanatici e intolleranti del mondo”, per questo motivo i nostri figli abbiamo il dovere di crescerli in un rapporto di armonia affettiva col mondo intero.
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