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1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento28/12/2021
Morire
<>. Nella civiltà occidentali l’idea di fondo non è cambiata, sono cambiati i contesti. Il senso della morte in Occidente è permanente, anche se all’interno di esso si possono scorgere alcune variazioni. La tecnica ha sostituito Dio come rimedio con cui l’uomo cerca di lenire l’angoscia provocata dalla morte. All’apparato metafisico-religioso-filosofico si sostituisce l’apparato scientifico-tecnologico, che però è fondato sulla concettualità scientifica, e quindi anche esso è un rimedio ipotetico. In questo libro sei grandi filosofi italiani (Bodei, De Monticelli, Mancuso, Reale, Schiavone, Severini) si interrogano sul più grande tabù del nostro tempo. Perché tutto finisce? Esiste una buona morte?Grazie alla filosofia, questo libro cerca di darci una chiave di lettura su un concetto particolarmente intricato come la morte e l’eutanasia. L’antitesi fra morte naturale e morte artificiale, diritto all’autodeterminazione, all’eutanasia appunto, intesa sia come il dare la morte al malato terminale, che come lasciare che la natura compia il suo corso, astenendosi da terapie di supporto. In questo frangente alcuni malati terminali potrebbero chiedere di essere sottratti a costrizioni tecnologiche affatto naturali, altri potrebbero richiedere invece alla tecnologia di sopravvivere il più a lungo possibile. Secondo gli autori del libro la decisione deve essere lasciata al diretto interessato, senza imposizioni né da una né dall’altra parte.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato