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Canne al vento

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Canne al vento è un libro potentemente sovversivo, perché mette in scena due rovesciamenti: il servo uccide il padrone, la figlia si ribella al padre, scrive Michela Murgia, e Grazia Deledda è prima di tutto una rivoluzionaria, perché fu una straniera che lottò per guadagnarsi una lingua che le permettesse di raccontare il suo mondo, e riuscì a gettare un ponte tra due culture, quella italiana e quella sarda, un ponte sul quale io oggi cammino.
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  • 2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento

    Michela Colalelli

    13/10/2021
      

    Esperienza evocativa ineguabile

    Con occhi diversi da quelli scolastici approccio a Grazia Deledda, la prima donna italiana ad aver vinto l'ambito premio nell'ottobre del 1926, quasi cento anni fa. Colmo così una grande lacuna. Il romanzo verte sulla saga familiare dei Pintor ed essendo un romanzo conosciuto non mi soffermo a spiegare la trama. Sin dal titolo "Canne al vento " si respira il profumo della terra dove è ambientato il romanzo, ci si immagina già panorami mozzafiato, imperlati di meraviglia. È la terra della Deledda, quella sarda. Per la maggior parte delle persone probabilmente quando si parla di Sardegna si pensa subito al mare, alle spiagge dalla sabbia bianca e dall'acqua cristallina, si pensa magari anche al Billionaionare e ai divertimenti estivi. La Sardegna descritta della Deledda è quella centrale, il cuore dell'isola dove è forte il senso della tradizione e dei prodotti tipici provenienti della madre terra: leggendo ho pensato al pane carasau, al vino cannonau, al pecorino sardo. Mi sono praticamente trasferita in un altro posto senza spostarmi da casa. La descrizione dei paesaggi è parte integrante della storia e impreziosisce questo testo, alcuni termini sono scritti in dialetto e altri in latino. Forte è l'influenza della fede, della preghiera. Si respira in l'atmosfera tipica della tradizione e della cultura sarda a cavallo del secolo e prossima alla guerra, tutto questo è possibile solo grazie alla grande capacità descrittiva e narrativa di una vera scrittrice. Negli ultimi capitoli viene spiegata la metafora del titolo: noi esseri umani siamo come canne al vento in cui il vento è la vita. Le canne si piegano o si spezzano secondo la sorte che capita. Questa immagine mi ha fatto riflettere sulla forza e la fragilità dell'uomo, nonostante lo scorrere del tempo resta un elemento costante degli esseri umani. Con i suoi scritti questa donna ha dato al mondo e alla letteratura italiana una grande eredità, dal romanzo emerge la sua essenza e penso che l'accademia svedese abbia fatto bene a darle il nobel. L'ha riscattata dallo snobismo popolare e lo ha meritato in pieno.
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  • 4 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento
    17/08/2021   

    Finale scontato e inaspettato insieme

    Malia, tradizioni, credenze, fedeltà, l'animo umano e il destino. Intensa l'interpretazione di Michela Murgia che da sarda, restituisce l'atmosfera di un paese, di una famiglia e della Sardegna tutta di fine Ottocento
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