Quando la poetessa americana Moira Egan si è innamorata, ha sposato il traduttore Damiano Abeni e si è trasferita in Italia, presto si è resa conto che non avrebbe più scritto i sonetti da cattiva ragazza, alla Sex and the City, che l'avevano resa nota, suscitando confronti con la poetessa Edna St. Vincent Millay.
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Ma allora, cosa scrivere? Mentre si acclimatava alla nuova vita, alla regione mediterranea, alla vita con un marito che è un appassionato botanico dilettante, le è venuta questa idea: seguire l'esempio di Marianne Moore (anche lei laureatasi all'alma mater di Moira Egan: il Bryn Mawr College in Pennsylvania), la grande poetessa che aveva innovato la poesia americana scrivendo in versi sillabici poesie che celebrano tutto ciò che di insolito e strano si trova nelle creature, nelle formazioni geologiche, oggetti d'arte, e che così facendo - "spiando da una porta socchiusa" - forniva anche un prezioso resoconto autobiografico. In "Botanica Arcana", ogni poesia ricava la propria metafora fondamentale da una pianta, un frutto o un fiore mediterraneo. In queste poesie Moira Egan celebra la sempre più profonda consuetudine con il giuramento nuziale come anche gli inusitati sapori e stimoli nuovi del paesaggio mediterraneo cha l'ha adottata.
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