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35 / 35 utenti hanno trovato utile questo commento06/10/2019
"All, all are sleeping on the hill".
Le poesie, pubblicate in parte già nel 1915, sono concepite come iscrizioni funebri, rapidi ritratti autobiografici di personaggi immaginari nel camposanto dell'altrettanto immaginaria comunità di Spoon River che è comunque ispirata a luoghi, fatti e persone reali del Midwest americano. Le rievocazioni, tramite episodi-chiave, sono delineate con tale intensità da risultare, a volte, spietate nel loro crudo realismo e nell'amara disillusione; infatti, poiché si concentrano sulle alterne sorti che la vita può riservare, lasciano un certo spazio alle azioni meritorie ma dichiarano più apertamente le intemperanze e le miserie morali, proprie o altrui, talora anche le circostanze violente che hanno determinato il decesso. Sono messaggi lasciati a futura memoria nel cimitero detto "The Hill", la Collina, situato presso il fiume Spoon che, pur esistendo veramente, (a differenza dell'omonima cittadina ! ) assume nell'opera un valore fortemente simbolico. Tutto il contesto paesaggistico è una scenografia finalizzata a testimoniare il legame invisibile eppure indissolubile tra defunti e viventi; il passato si riverbera nel presente attraverso confessioni che appagano il desiderio di riscatto e si connotano come estrema forma di liberazione dalle convenzioni proprio perché riescono a tramandare la nuda verità, affidandola ad una lapide impavida, capace persino di sfidare il tempo oltre gli ipocriti moralismi. Il monito è perciò destinato ad accompagnare noi lettori come fosse un viatico purché, interiorizzato, ci spinga alla riflessione tramite le vicissitudini di chi ci ha preceduto. Il ricco repertorio di situazioni umane non è solo un affresco su una verosimile località di provincia ma, ad una lettura più approfondita e attenta alle sfumature, si trasmuta in una sorta di paradigma dell'intera umanità in cui trovano posto individui diversi (ad esempio per età, condizione culturale o economico-sociale, carattere e abitudini), per ognuno dei quali il poeta fa rivivere oltreché la storia anche la condizione psicologica. Edgar Lee Masters, ben lungi dal condannare o dall'assolvere gli ipotetici protagonisti dell'antologia, ben lungi altresì dal considerare la loro condizione oltremondana, diventa nella finzione letteraria il metaforico traghettatore, l'interprete fedele e, nello stesso tempo, il sacerdote laico, l'aedo che vuole salvare dall'oblio un angolo della Terra grazie all'originalità poetica dei suoi duecentoquarantaquattro epigrammi in versi liberi. E allora, ecco susseguirsi ed intrecciarsi in una composta coreografia, le immagini di Emily Sparks l'insegnante, del farmacista Trainor, di Minerva Jones la poetessa del villaggio, del dottor Meyers, di Andy il guardiano notturno, dello sceriffo Logan, del giudice Arnett, di Sonia la russa, di Mrs. George Reece o di Schroeder il pescatore (tanto per citare qualche protagonista); ecco alcuni scampoli di vita riaffiorare e riprendere consistenza, ecco barlumi di esperienze che sembrano esigere almeno il rispetto se non una sincera comprensione, ecco uomini e donne di un tempo ormai andato che, se chiedono implicitamente di essere ricordati, certamente rifiutano qualsiasi forma di giudizio dei posteri.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato