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Accabadora

Murgia, Michela

Giulio Einaudi editore 2009

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Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. [...]
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  • 2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento
    04/12/2024
      

    Ultime madri

    La trama è costruita verticalmente, scarna e talmente profonda per i nodi che tocca della vita e della morte da essere viscerale. Consigliato sotto ogni rispetto. Meravigliose le figure femminili di Maria e di Bonaria Urrai, ultime madri.
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  • 4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento
    13/03/2024
      

    Grazie, Michela.

    - Me ne sono andata mai, Andrì? Un libro di una potenza inaudita, scritto benissimo, e che in più tratta di un tema delicato ed estremamente attuale nella nostra società. La Murgia lo affronta coraggiosamente, di petto, senza mai nascondersi. Le descrizioni sono meravigliose, sembra di sentire i profumi e gli odori della Sardegna. Da leggere assolutamente.
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento

    Morena Terraschi

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    25/10/2023
      

    Bel racconto di una Sardegna che probabilmente non esiste più o almeno è molto cambiata. L'Abbaccadora è una madre, una delle tante che ognuno di noi ha in uno dei tanti modi che le donne hanno di essere madri, la madre che ti accompagna nell'ultimo passo, che ti aiuta a mettere la parola fine alla tua vita. Questa ha una figlioccia, una figlia che alleva e ama e cha fatica ad accettare il suo "finire".
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  • 8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento
    27/02/2023   

    C’è un velo nero, come una specie d’ombra, che aleggia attorno al racconto del libro, e che a volte sembra voglia uscir fuori dalle pagine, quasi come un maleficio. La storia di Maria e Tzia Urrai ci parla di morte, di riti antichi, se vogliamo anche di superstizione – quando non c’è la fede a dare conforto. È dunque una storia che si legge con una certa trepidazione, per non dire con un’ansia di cui non è facile liberarsi finché si è dentro la narrazione. Quello della accabadora è un destino a cui non ci si può sottrarre perché ad esso si viene chiamati, come una vocazione, per portare il sollievo della morte, senza rimorsi e soprattutto senza colpe. Pur nella sua brevità, il libro lascia addosso l’inquietudine dei giorni tetri e piovosi, e quella delle notti buie attraversate dalle anime in cerca della pace eterna.
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  • 8 / 8 utenti hanno trovato utile questo commento

    Cesarina Evangelista

    25/01/2022
      

    Un romanzo aspro come la terra della Sardegna più profonda dove è ambientato e dove resistono riti arcaici in cui i simboli del sacro e del profano si mescolano nelle tradizioni millenarie. Come se la terra così impervia avesse conferito alle persone una scorza tanto dura da poter sopportare le afflizioni della vita, eppure è forte lo spirito di condivisione e di comunità. Maria, figlia di madre vedova, viene data alla zia Bonaria, divenendo “figlia dell’anima” di quest’ultima. La stessa definizione (figlia dell’anima) denota un atto di pietà e di solidarietà condiviso dalla comunità. La Tzia Bonaria (l’accabadora), che esce di notte per andare a dare la buona morte a coloro che sono alla fine della vita terrena, compie un’azione considerata dalla comunità del paese un atto pietoso. Ma è davvero così oppure è un atto di presunta giustizia terrena che pretende di arrogarsi il diritto di togliere la vita? L’autrice non giudica, e fa dire a Bonaria: ”Vuoi giudicare del come senza capire il perché?” La scrittura è asciutta, talvolta cruda, eppure penetrante. Mi ha messo addosso un certo malessere.
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  • 3 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento
    07/11/2021   

    -

    l'ho letto mentre andavo in università in metro, bellissimo
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  • 10 / 10 utenti hanno trovato utile questo commento

    Anna De Salvia

    20/07/2021   

    Da leggere? assolutamente SI :-)

    E' un libro appassionante; non è lungo, circa 160 pagine, e si legge in un fiato. Ti appassiona, ti conquista. La storia è conosciuta, non intendo ripetermi; vorrei attirare l'attenzione sulla capacità della scrittrice di calarci in un'atmosfera vivida e reale; il lettore è spettatore attivo di questa storia che sa togliere il fiato. E' importante leggere questo libro, si viene a conoscenza di una realtà - quella sarda degli anni 50 - dove sopravvive la figura dell'accabadora (non ci sono prove certe che questa figura sia realmente esistita). Il tema dell'eutanasia è trattato con grande dignità. La scrittura è densa e intensa, non una parola è sprecata.
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  • 10 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento

    Stefania Palombi

    25/12/2019   

    Emozionante

    Il libro è veramente un concentrato di emozioni.. Che vengono trasmesse al lettore in modo garbato e mai invadente, nonostante si tocchino temi affatto banali.. Dalla maternità.. Alla morte. Leggetelo.
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  • 14 / 14 utenti hanno trovato utile questo commento
    16/11/2019   

    da leggere! sicuramente da leggere

    Un libro molto intenso che affronta due argomenti spinosi, l'adozione e l'eutanasia. Li affronta raccontando una storia arcaica, ambientata in un paesino della Sardegna, di cultura contadina. Maria quarta (e indesiderata) figlia di madre vedova che stenta ad arrivare a fine mese, viene adottata come figlia dell'anima dalla sarta del paese, che è un accabadora, l'ultima madre che accompagna verso una morte dolce. Tutti lo sanno in paese meno Maria, che lo scoprirà in un modo improvviso e schoccante e ne resterà inorridita fuggendo via lontano per poi tornare sul letto di morte della sua madre dell'anima..... non vi svelo altro. Una scrittura emozionante quella della Murgia, che penetra nelle ossa con il suo essere essenziale e asciutta, arriva diritta ai sentimenti e alla verità profonda delle cose della vita. Ve lo consiglio caldamente.
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  • 13 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento
    02/08/2019
      

    Bellissimo romanzo che racconta la vita e la morte attraverso il rapporto che lega una madre e una figlia adottiva. La maternità è il vero cuore del libro: in "Accabadora" l'esistenza non è che una serie di nascite a nuova vita, e in ognuna di queste le donne sono guardiane della soglia, madri e levatrici che aiutano a passare, a trasformarsi. Consigliatissimo.
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