Un grande viaggio attraverso l’Europa dei monasteri, da Norcia e ritorno, alla riscoperta di valori fondanti. Ci furono uomini che salvarono l'Europa con la sola forza della fede e della formula a noi nota "ora et labora".
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Furono, quelli, anni di violenza e anarchia, dopo la caduta dell'Impero romano: le invasioni furono cosa seria, non la migrazione di diseredati, con ondate violente, spietate, pagane, di Unni, Vandali, Visigoti, Longobardi, Slavi e ferocissimi Ungari. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell'esempio, salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all'abbandono, costruirono i monasteri, formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i monaci benedettini, discepoli di Benedetto da Norcia, santo protettore dell'Europa. L'A. li ha cercati nelle loro abbazie dall'Atlantico fino al Danubio, nei luoghi più forti di invasioni e guerre. Vi si abita tuttora secondo quella 'regola', più che mai valida oggi in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l'utopia dei loro padri. I monaci dalle scure tonache ci dicono che l'Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni, e quella la terra 'lavorata' è una sorta di paradiso che è insensato blindare con reticolati. Ma dall'Appennino, mondo duro e abituato da millenni a risorgere da ogni terremoto, viene una formidabile spinta alla ricostruzione dell'Europa. "Cosa hanno fatto i monaci di Benedetto se non piantare presidi di preghiera e lavoro negli spazi più incolti d'Europa per poi tessere tra loro una salda rete di fili?". Ecco le abbazie del viaggio: Norcia, Praglia (Veneto) Sankt Ottilien (Germania), Muri Gries (sud-Tirolo), San Gallo (Svizzera), Citeaux (Francia), Saint-Wandrille (Francia), Orval (Belgio), Altotting (Germania), Niederalteich (Germania), Camerino (Marche), San Giorgio Maggiore (Veneto).