Tsumugi è una cantautrice poco nota, e lo ammette senza problemi. Dopo anni passati a rincorrere il successo senza risultati, anche il suo ultimo lavoro, un impiego senza stimoli in una TV locale, arriva al capolinea. Senza più un obiettivo, vaga per le strade tranquille di Kisarazu, quando, dietro un santuario shintoista, si imbatte in un piccolo vicolo.
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Lì scopre una locanda dal nome curioso: “Da Shippo: pasti caldi a menu fisso, locale con gatto”. Spinta dalla curiosità, entra. Il ristorante è minuscolo, intimo, con pochi tavoli e scaffali colmi di stoviglie colorate in ceramica, ognuna diversa dall’altra. In un angolo, dentro una pentola di terracotta, dorme placido un gatto tricolore dalla lunga coda: è lui la mascotte del locale, Shippo. È il primo di molti pranzi in quel posto accogliente, dove Tsumugi incontrerà persone speciali: una futura mamma che accudisce il marito malato, un’ex maestra nostalgica dei suoi alunni, un liceale innamorato che non riesce a confessarlo. A unirli è il bisogno di uno spazio dove fermarsi e sentirsi accolti. E il proprietario, un uomo rude ma profondamente umano, diventa il custode silenzioso delle loro storie. In quel luogo sospeso, dove ogni gesto ha un significato, Tsumugi ritroverà la forza per ricominciare e credere ancora nei propri sogni. “Da Shippo: pasti caldi e gatto ospitale” è una storia commovente che celebra il potere curativo del cibo, dell'amicizia e della riscoperta di sé