"Il bambino ostile" è un libro suddiviso in tre racconti, in apparenza scollegati, ma in realtà intrecciati tra loro. Ciascuno pretende che il mondo s'adatti a sé. Narra la società, vista dapprima da un bambino ostile che esprime la sua rabbia e avversione verso l'ingiustizia, l'indifferenza e l'ipocrisia dell'umanità.
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Dà sfogo alla sua ribellione con il suo minuscolo corpo scagliandosi contro la sua famiglia. Perché proprio da lì s'incomincia. Le tre storie sono collegate dallo stesso sentimento di sdegno verso il falso umanitarismo di cui gli uomini si avvalgono per soggiogare individui già di per sé oppressi e con ciò ricavano il consenso generale. L'autore ha scritto quest'opera in un momento di spregio della sua vita e tale amarezza si riflette sul testo. Cita "Lo straniero" di Albert Camus come punto di riferimento del secondo racconto: "Lo snodo", nel quale racconta l'antico amore e la relazione tra una madre e un figlio. Il terzo e ultimo racconto racconta la storia distopica di un migrante che strappa i documenti alla legge in modo cruento, dopo una lunga sottomissione al maltrattamento e allo sfruttamento del suo datore di lavoro.