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Romanzo senza umani

Di Paolo, Paolo <1983- >

narrativa Giangiacomo Feltrinelli Editore 2023

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Un uomo cammina lungo le rive di un grande lago tedesco. È partito all’improvviso, dopo avere provocato una serie di “incidenti emotivi”, come lui stesso li definisce. È ripiombato nella vita di persone che non vedeva da tempo. Ha risposto a email rimaste lì per quindici anni, facendo domande fuori luogo. Ha provato a riannodare fili spezzati. [...]
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  • 1 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento
    03/02/2025
      

    Riflessioni interessanti

    Non posso dire che non mi sia piaciuto ma nemmeno che lo abbia amato alla follia. Di base, il libro tratta in maniera meticolosa il tema della memoria collettiva e lo fa' davvero molto molto bene. Nel suo mischiare narrazione e riflessioni mi ha un po' ricordato "L'insostenibile Leggerezza dell'Essere", libro che ho amato. Il problema è che ho arrancato molto con la lettura, a volte si perdeva in inutili elucubrazioni che mi facevano perdere il filo del discorso. Curiosa la scelta di abbinare questo romanzo al riscaldamento globale e alla storia di un lago ghiacciato. Sicuramente è un romanzo originale ma mi aspettavo molto di più e, soprattutto, che fosse più scorrevole
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  • 4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento

    Laura Bazzoni

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    30/12/2024
      

    Le esperienze condivise viste dagli occhi degli altri

    Il tema di fondo del romanzo è interessante: cosa pensano gli altri di noi? Come ci vedono? Cosa ricordano delle esperienze che abbiamo condiviso? E anche: cosa crediamo che loro pensino di noi, e quanto le idee che ci facciamo, a volte errate, influenzano le nostre azioni e il nostro destino? Sono tutte domande che si fa Mauro Barbi, uno storico che ha studiato per tutta la vita il periodo legato ad una piccola glaciazione del lago di Costanza, ed alle conseguenze che essa ebbe sulla popolazione e sugli animali. La glaciazione è anche quella del suo cuore, dopo la fine di una giovanile storia d'amore e l' allontanamento da tante amicizie. L' immersione nello studio ha prevalso e sostituito le sue emozioni, fino a fare coincidere il gelo del lago con quello del suo animo. All' improvviso decide di ricucire questi rapporti. Riappare nelle vite di tante persone, talora rispondendo ad una mail inevasa da 15 anni, talora bussando senza preavviso alla porta di casa di un vecchio professore. Un viaggio verso il disgelo emotivo che gli farà scoprire che c'è sempre un punto da cui si può ripartire, ma anche che a volte ripartire è impossibile. Nello stesso momento il mondo affronta nuove minacce climatiche, non più la glaciazione, ma il caldo, che scioglie le emozioni, ma può anche inaridire la complessità, finendo per racchiuderla e banalizzarla nello spazio dei cinque minuti che un talk show può dedicare all' argomento. Ho avuto la sensazione che anche questo, (come "Cose che non si raccontano" della Lattanzi), sia stato un libro terapeutico per lo scrittore, che doveva fissare su carta e condividere pensieri che lo rincorrono da un po', e che fanno un po' parte di chiunque. Non ho però apprezzato gli inserti storici, i racconti dei personaggi, che per lo più muoiono nel lago gelato, e che il protagonista si era trovato a studiare per i suoi saggi. Credo siano stati inseriti per sostenere il tema del cambiamento climatico, e di come impatti in maniera devastante sulla vita delle persone. Il tema di per sé è importante, ma qui la glaciazione funziona solo finché è metaforica. Forzare oltre la metafora, in un testo prevalentemente introspettivo, lascia la sensazione di un argomento inserito a forza, come se il romanzo, per contratto, dovesse contenere un trend topic di cui si dibatte molto.
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  • 3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento
    16/07/2024
      

    Mi associo ai commenti negativi. E aggiungo che questo libro non meritava probabilmente di finire tra i finalisti del Premio Strega, perché è scritto in maniera volutamente ampollosa, per dare sfoggio di sé, e a tratti contorta. Di Paolo non riesce a costruire una storia non dico avvincente ma perlomeno coerente. Il protagonista è un uomo del tutto noioso e insulso, a volte persino arrogante nel suo irrompere nella vita degli altri. Un personaggio che gira a vuoto come tanti altri personaggi della triste e inutile narrativa contemporanea italiana.
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  • 4 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento

    Cesarina Evangelista

    26/05/2024
      

    Il titolo: è concepibile un romanzo che non preveda la presenza di umani? La risposta è NO. Il romanzo inizia con la desolazione del lago di Costanza ghiacciato alla metà del “500, quando quell’area della Germania era stata colpita da una forte glaciazione: il paesaggio è deserto, e se non c’è nessuno che possa osservare e raccontare quel che accade, non è possibile neanche imbastire un romanzo. Il protagonista Mauro Barbi, uno storico che si è soffermato sullo studio della glaciazione di questo lago, prende come metafora il gelo del lago per riflettere sulla sua vita passata congelata a studiare il passato, non concedendosi di vivere il presente, non aprendosi al mondo, per timidezza, per paura di deludere gli altri e sé stesso. Eppure ci sono state tante persone, compagni e compagne di scuola e di università, fidanzate, professori con cui ha avuto a che fare ma che si sono persi nell’oblio del tempo. E’ stato sempre difficile per lui affidarsi più che fidarsi, creandosi così un deserto intorno. In un viaggio lungo il lago, il protagonista ripercorre con la memoria le varie persone che ha incontrato nella sua vita, alcune piacevoli, altre meno; decide di ricontattarle, rispondendo a mail dopo 15 anni o chiamando numeri telefonici quasi dimenticati. I ricordi però non sono uguali, ognuno ricorda le cose in modo diverso, ognuno pensa che le proprie posizioni su quei ricordi siano quelle giuste. E comunque scongelarsi e riattivare i contatti lo fa sentire vivo, non esiste nessuna macchina del tempo che possa riportarlo indietro, ma esiste il presente da vivere. Il romanzo si sviluppa su due livelli, quello scientifico e quello esistenziale del protagonista: ci sono capitoli storico-scientifici che riguardano le influenze del clima sul carattere delle persone, piuttosto che l’influenza dell’inquinamento sui fenomeni atmosferici, o ancora sulla descrizione del lago ghiacciato e la vita dei suoi abitanti nel ‘500; e poi c’è la rievocazione del ricordo di sé in relazione alla memoria che hanno gli altri sugli stessi momenti vissuti. La prosa è elegante con guizzi di autoironia che vogliono rendere la narrazione leggera, però a tratti questa perde il ritmo, diventando noiosa. Il romanzo comunque è apprezzabile per l'originalità del contenuto e dell'impaginazione: alla fine di ogni capitolo non c’è il punto ma una frase che lo collega al successivo per creare continuità anche fra argomenti differenti. Trovo interessante anche il titolo, evoca forse il rischio che l’umanità corre con l’intelligenza artificiale?
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  • 6 / 7 utenti hanno trovato utile questo commento

    Giorgio Grasso

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    17/05/2024
      

    Un'occasione perduta

    Sono approdato a questo ultimo romanzo di Di Paolo con molte aspettative, perché avevo apprezzato abbastanza le sue opere precedenti. E invece devo confessare che sono rimasto deluso, perché, se l'idea di un viaggio alla ricerca del tempo perduto poteva essere vincente, il risultato è un insieme di fatti presenti e passati, inframezzati da spezzoni di un romanzo sull'era glaciale che il protagonista sta scrivendo, ma senza una vera coerenza. E poi c'è il problema del protagonista, lo storico (ma di cosa? delle glaciazioni soltanto?) Mauro Barbi, un personaggio di cui ci importa poco o nulla tanto ci appare insulso. Ma forse, lo ammetto, sono io che non ho capito il gioco intellettuale di Di Paolo, che peraltro dimostra anche di saper scrivere, qualche mezza pagina lascia il segno, ma, ripeto, sono brandelli, non si costruisce così un romanzo. Le ultime venti pagine sono le più interessanti, prima il talk show cui partecipa Barbi e poi il suo dialogo con la figlia della sua ex: tre pagine di grande bellezza. Un po' poco, ma fra l'altro bastano per ribadire quello che, in barba a Barbi (mi si perdonerà questo gioco di parole), io sapevo già dall'inizio: "Esiste solo il presente".
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  • 11 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento

    Luca Cianfichi

    13/05/2024
      

    Un verboso e ampolloso cocktail di niente nonche' fallimentare

    Romanzo senza umani è un concentrato stupefacente di frasi circonvolute che non hanno un senso d'insieme. Quale fosse lo scopo del libro pare si sia perso per strada, nei contenuti, a favore di una scrittura il più possibile aulica e a tratti faziosa. Sconsiglio la lettura, in ogni caso dati i temi trattati poteva essere veramente un buon libro. Ahimè non è questo il caso.
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  • 3 / 10 utenti hanno trovato utile questo commento
    11/05/2024
      

    Noi e gli altri

    In questo Romanzo senza umani si parla di natura -il freddo- e il giro del lago Costanza è l'occasione per recuperare vecchi rapporti alla ricerca di sé stessi e degli altri, o per meglio dire di come gli altri ci vedono e ci hanno visti. Si cerca l'umano perduto o non avuto?
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  • 3 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento

    Morena Terraschi

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    20/04/2024
      

    Uno storico specializzato su quanto accaduto intorno al Lago di Costanza tra il 1572 e il 1573 (durante la piccola era glaciale) entra in crisi, si rende conto della sua solitudine (sociopatia?) e decide di contattare persone che non vedeva da anni e di partire verso il lago oggetto e soggetto dei suoi studi, vorrebbe rivedere soprattutto Anna. Scritto in prima persona non mi ha convinta del tutto, Mauro Barbi si interroga sull'idea che di lui ha chi lo conosce ed ha paura di non riconoscersi nello sguardo altrui, o meglio di scoprirsi peggio di quel che pensa ma mi sembra un po' troppo compiaciuto di sé. Mi sembra poi che il vero nodo del romanzo sia nell'ultimo capitolo e nel rapporto mancato con Sofia la figlia di Anna.
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  • 10 / 11 utenti hanno trovato utile questo commento
    28/03/2024
      

    Come ci ricordano gli altri?

    Non avevo mai letto nulla di questo autore e ho approcciato il libro con curiosità, anche ispirata dal titolo, che mi lasciava presagire un romanzo dispotico. Mi sbagliavo, è l’esatto contrario. Parte da un passato molto remoto, risalente alla metà del 1500. Il romanzo ha a che vedere con la memoria, o meglio con la riparazione dei ricordi. Il protagonista, Mauro Barbi, è uno storico di mezz’età, studioso in particolare della glaciazione avvenuta in Europa, che ha lasciato il lago di Costanza congelato dall’autunno 1572 alla primavera del 1573. Dopo aver trascorso buona parte della sua vita sui libri, un giorno all’improvviso si sveglia dal torpore emotivo in cui è caduto, ovvero dalla sua glaciazione interiore, realizza che la sua vita si è spopolata: è passato il tempo e molta gente non c’è più, seppure ancora in vita, ma non nella sua esistenza. Che fine fine hanno fatto le persone con cui ha condiviso parte della sua vita? E, soprattutto, come essi lo ricordano? Al viaggio fisico che si appresta a verso il lago di Costanza, Barbi inizia anche un viaggio virtuale di ricerca, di disgelo emotivo, che lo porta alla ricerca delle persone ormai uscite dalla sua vita. Eccolo allora cercare di ristabilire i legami con gli amici, ex compagni di classe, ex fidanzate, rispondere a e-mail ricevute quindici anni prima. Il suo intento è rigovernare la memoria e i ricordi della sua vita attraverso il filtro degli altri, convinto che essi conservino un'immagine distorta di lui che vada corretta e aggiustata. "Romanzo senza umani", nonostante il titolo, si concentra soprattutto sugli esseri umani, offrendo una riflessione sui disastri emotivi e climatici che colpiscono le nostre vite. L'immagine della glaciazione personale di Barbi rappresenta il suo isolamento emotivo e la distanza dalle persone che un tempo amava. Il disgelo che segue, invece, simboleggia il processo di riavvicinamento e di riconnessione con il presente e con gli altri. In questo modo, l'autore stimola a interrogarsi su ciò che gli altri ricordano di noi e sulla possibilità di riscrivere la nostra storia personale. La lettura non è sempre risultata avvincente, a tratti ha rasentato la noia, in altri l’autore ha saputo compensare esprimendo una buona dose di ironia. Insomma, leggibile, se non altro per l’originalità. Sul frontespizio c'è un originale timbro che dice: «Questo romanzo non è prodotto da una intelligenza artificiale». L’autore ha spiegato così il motivo della sua scelta: “Solo per chiarire che queste pagine sono frutto di una intelligenza umana. Per marcare una differenza, per ammettere anche le imprecisioni e le incertezze come esito del lavorio del sistema nervoso di una certa specie vivente, in grado di trafficare con lessico e sintassi e di produrre, fra l’altro, strane forme di racconto scritto che chiamiamo romanzi; per rivendicare i frutti di una natura intellettuale ed emotiva fallibile. Fallibile, ma per l’appunto umana. "
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  • 14 / 15 utenti hanno trovato utile questo commento

    Daniela Bertoglio

    05/03/2024
      

    E' il primo romanzo che leggo di Paolo Di Paolo, e devo dire che mi ha lasciata un po' perplessa (e probabilmente sarà anche l'ultimo). Racconta di Mauro Balbi, uno storico che ha studiato approfonditamente la piccola era glaciale che ha caratterizzato il periodo tra il quindicesimo ed il sedicesimo secolo, con inverni lunghissimi, luce scarsa, tanta nebbia e i laghi che per il freddo si ghiacciavano. Il protagonista si trova in un momento della sua vita nel quale cerca di capire come è fatto, andando a chiederlo a persone con cui da anni aveva interrotto i rapporti. Vecchie fidanzate, amici persi per strada, conoscenti. Risponde ad email rimaste nel computer per decenni, li va a trovare. In passato più di una persona lo ha accusato di essere troppo distaccato, freddo, e in effetti la freddezza è una sua caratteristica, e, devo dire, anche la noia. E' strana anche l'impaginazione: ogni capitolo è diviso in "paragrafi" che hanno come titolo la frase finale del paragrafo precedente.
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