Secondo l’Institut français de la mode, dal 2007 il giro d’affari legato all’abbigliamento è diminuito in Francia del 15%. Non solo: il 51% delle francesi ha dichiarato di aver acquistato nel 2018 meno capi di quanto ha fatto nei 12 mesi precedenti, dimostrando un desiderio di ridimensionamento del proprio guardaroba.
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Fra le donne che consumano meno, il 40% ha motivato le proprie scelte adducendo motivazioni di natura ecologica ed etica. Nel frattempo, in Francia come in Italia e nel resto d’Europa, grazie alla diffusione capillare di mercatini, negozi di seconda mano e applicazioni scaricabili da qualsiasi cellulare, il mercato dell’usato è letteralmente esploso. Alla base di questi comportamenti c’è un movimento globale che ha sempre più a cuore la questione ambientale. Ne sono testimoni il successo di marchi come l’americano Reformation e di stiliste come Stella McCartney e Vivienne Westwood, ma anche gli investimenti realizzati in ambito merceologico: la Germania sta sviluppando filati di origine artificiale sostenibili, mentre in Italia trasformiamo le bottiglie di plastica in nylon. La rivoluzione della moda sostenibile è già cominciata e tutti dobbiamo farne parte.
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