Racconto breve di Madeline Miller incentrato sulla figura di Galatea, mitologica statua trasformata in essere umano dalla dea Afrodite per compiacere il suo creatore, lo scultore Pigmalione. La storia è un pretesto per raccontare una relazione fatta di abusi psicologici e fisici, a cui la donna cerca di ribellarsi e fuggire, anche per amore della figlia. La versione italiana è corredata dalle splendide illustrazioni di Ambra Garlaschelli, intense, crude e che ben catturano gli stati d'animo della voce protagonista.

Più che di un romanzo vero e proprio, come le sue precedenti opere, si tratta di una storia illustrata che riprende la figura mitologica di Galatea. Onestamente ho preferito gli altri romanzi della autrice quali Circe e La Canzone di Achille, ma può rivelarsi una buona lettura per chi è incuriosito dal mito.

Madeline Miller prende spunto dal mito di Pigmalione, lo scultore (secondo alcuni re) cipriota che si innamorò di una statua di avorio da lui scolpita, e che chiese alla dea Afrodite di trasformarla nella sua sposa. Afrodite lo accontentò, e dalla loro unione nacque una bambina, Pafo, che diede il nome alla città dedicata proprio ad Afrodite, che, detto per inciso, era nata dalla spuma del mare proprio da quelle parti. Nel romanzo, la statua si chiama Galatea, come la ninfa nereide di un altro mito, ed è ricoverata in una clinica, prigioniera di un marito ottuso e tirannico che le ha sì dato vita, ma solo come oggetto del suo desiderio. Ma quando Galatea si rende conto che la vita di sua figlia è in pericolo, fugge e la sua vendetta è spietata. Il libro, che si legge molto velocemente, è illustrato splendidamente da Ambra Garlaschelli. Carino, ma lontano anni luce dagli altri libri di Madeline Miller.

Pigmalione era uno scultore che si innamorò della statua di fanciulla che aveva prodotto. M.adeline Miller da voce a colei che trasformata da statua a vera donna ci rivela come l'amore spesso diventa possesso e "violenza".